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lunedì 7 marzo 2011

NOI, DROGATI!

Anni ’50 . Noi ragazzi della contrada di S. Maria eravamo dei duri. Si! Anche le nostre ragazze erano delle dure e avevano gli occhi d’ aquila. Proprio così, ci drogavamo e la nostra lingua, un giorno sì e un giorno no, era nera.

NOI, DROGATI!

Putànega! Ci drogavamo con furore! Il nostro covo era al “Castelàsc“. Luciano ci portava la droga. Era lui lo spacciatore; la comperava dalla “Biancòta“ in Porta Milanesa con i nostri soldi risparmiati durante la settimana. Una scatola costava 10 lire.

Quando vedevamo quella scatola verde, tonda come il fondo di un bicchiere, piatta e lucente il cervello ci andava in pappa. Lui sbatteva la scatola tra le mani per far risuonare le pasticche e noi a quel suono ci mettevamo a cavalcioni sul muro che guarda la chiesa di S. Martino ad aspettare come i passerotti aspettano il loro cibo.

Proprio così ! Ognuno aspettava la propria dose! Luciano, lo spacciatore, girava lentamente il coperchio della scatola di alluminio sino a far coincidere i fori laterali della scatola , poi si avvicinava a noi con fare altezzoso e con colpetti decisi distribuiva tre pasticche, al massimo quattro nelle nostre mani. Noi le aspettavamo con le mani raccolte a tazza, silenziosi e rispettosi come quando si riceve l’ostia.

Com’ erano deliziosi quei tabù! Come era bella quella scatolina verde di alluminio con il coperchio che ruotava sino a far scorgere il foro laterale da dove sgorgava la nostra delizia.

La Piera era insaziabile! Era proprio la Piera la prima a finirli e ad aver la crisi di astinenza.

Dovevamo trattenerla a forza quando, con la lingua fuori nera come uno scorpione, invocava a Luciano altre pasticche. Tra di loro doveva esserci qualcosa poiché con gli occhi dolci gliene versava un’altra dose. Noi eravamo gelosi ma tacevamo.

Purtroppo il contenuto di quella scatolina durava poco. Dopo un po’ le nostre lingue erano nere e lucenti! La liquirizia ci aveva resi felici!

Terminato il delizioso rito giungevamo alle nostre case per fare i compiti. Appena aprivamo bocca i nostri genitori sapevano tutto! Lingua nera? Tée amò maiàa tabù!!!“

Rispondevamo fieri: “Chi ‘l maiàa tabù ‘l vìv de pü!!" e ci mettevamo di lena a studiare.

Anno 2011
Altri tabù! Altra droga! Ora la droga non ti fa la lingua nera, ora ti annebbia il cervello.

I nostri vecchi vedevano le nostre lingue sporche di liquirizia, sapevano il nostro vizio.

Adesso a malapena, i genitori d’oggi, sanno scorgere il disagio, la stanchezza e gli occhi assenti dei loro ragazzi poiché questa droga non sporca la lingua ma corrode il corpo e l’anima.

Ragazzi, dimostrate d’essere dei duri. Voi siete più duri di noi. Tenetevi in tasca la scatola dei tabù; sedete sui muretti con le vostre ragazze con la lingua nera e lucida. La liquirizia vi renderà più contenti e vi farà vedere il mondo ancora dolce.

Méngu

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