Si è in superficie, la baia di Suda si presenta in tutta la sua lunghezza; si scorge il relitto dell'incrociatore inglese York e vediamo alcune boe di segnalazione sparpagliate qua e là. Si sa che l'ingresso della baia è minato e che l'accesso è determinato da un corridoio, determinato dalle boe. Ma la tempesta dei giorni scorsi ha scompigliato l'allineamento, per cui il canale di accesso non è più ben determinato. Dalle boe che si vedono, l'accesso navigabile è a destra o a sinistra? Ecco il problema! In plancia il Comandante passa dai motori termici agli elettrici, il sommergibile rallenta in modo sensibile la velocità, e proprio a passo d'uomo lascia sfilare le boe sul lato sinistro.
Lentamente, molto lentamente si avanza, altre boe sul lato sinistro, uno sfregamento metallico sullo scafo ci fa trattenere il fiato per alcuni interminabili minuti. Si sente chiaramente lo strofinio di una parte metallica sullo scafo, l'interno del sommergibile ne fa da cassa di risonanza, e lentamente lo strofinio scorre da prora verso la poppa, per poi finalmente cessare. Il pericolo è cessato, vi era il timore che fosse il cavo di ancoraggio di una mina e che il cavo si incastrasse in una qualsiasi sporgenza dello scafo con conseguenze che vi lascio immaginare.
La baia di Suda è molto lunga, quindi il suo percorso ha richiesto parecchie ore. In fondo alla baia vi è un posto della Marina Militare retto, se ben ricordo, da un guardiamarina coadiuvato da un paio di nostromi e da un gruppo di marinai. Quando siamo vicini, si getta l'ancora ed a bordo di una pilotina il responsabile del posto si avvicina. Sale a bordo e dopo i saluti di ordinanza, la prima cosa che dice è:
Ora il pensiero è cosa si può fare. Dalla stazione R.T. di terra il Comandante entra in comunicazione con Roma e discute degli ordini. Intanto sappiamo che vi è la possibilità di avere rifornimenti perché il piccolo posto è dotato di una bettolina che ci può fornire della nafta. Di altre riparazioni neanche a parlarne. Un paio di buoni nuotatori scendono in acqua per osservare le eliche ed il timone di poppa. Le previsioni si sono avverate: abbiamo le pale delle eliche che sono piegate, il timone di profondità che ha preso un brutto colpo e così la capacità di navigare è compromessa. Nel frattempo il cambusiere parte alla ricerca di viveri freschi, tutti ne sentiamo la necessità e ci auguriamo che la ricerca sia fruttuosa.
Intanto anche il D.M. è a terra per riferire sui danni riscontrati. Assieme al cambusiere è sceso a terra anche il nostromo, che rientra solo e mi dice che vi è la possibilità di buoni scambi. A terra hanno chiesto se abbiamo tabacco. Noi abbiamo una buona scorta di sigarette Macedonia; non se ne fumano tante, perché solo in torretta si può fumare e solo in emersione. Ma la maggior parte della nostra navigazione avviene in immersione, e pochi in superficie possono accedere alla plancia, così la scorta di Macedonie è assai rilevante.
Mi chiede se può tentare degli scambi, e dato che sono di guardia a me compete la decisione.
Dico di sì ed allora mi chiede di lasciarlo scendere a terra, ma chiede anche che con lui vada il nostro "sfacimme" e anche a questo dico di sì, ma con l'impegno che entro tre ore devono essere di nuovo a bordo.
In tutta fretta caricano sul canotto due grossi sacchi pieni di pacchetti di sigarette Macedonia e con grande slancio vogano verso terra. Nel frattempo la bettolina viene riempita di nafta, ci raggiunge sotto bordo e cominciamo a riempire i nostri serbatoi. Non basta un viaggio, e così il tempo scorre. Il Comandante ed il D.M. sono sempre a terra e dopo le classiche tre ore ecco che si stacca da terra il canotto con i nostri due emissari. Vediamo che il canotto è carico, non distinguiamo di cosa, ma vediamo una bella pila di scatole o cassette o lattine. Sotto bordo la nostra curiosità e grande:
A cura di Ezio Maifrè
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