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giovedì 28 luglio 2011

28 LUGLIO '87 : LA FRANA DI VALPOLA UNA NUOVA PAGINA DELL’APOCALISSE VALTELLINESE

Dopo i drammatici eventi del 17, 18 e 19 luglio, la Valtellina, aiutata da esercito e forze dell’ordine stavano cercando di ripartire: occorreva ridare forza all’economia, all’agricoltura e al turismo... (Di Ivan Bormolini)


In pochi avrebbero immaginato che una nuova sciagura avrebbe addirittura cambiato per sempre la geografia della valle. Da giorni geologi ed esperti monitoravano l’evolversi della situazione sul monte Zandila: dopo le piogge e lo scioglimento dei ghiacciai si temeva che la situazione di quella montagna potesse creare dei problemi.
Quel monte già da tempo manifestava preoccupazioni; le sue crepe erano lì, quasi a voler dire che la montagna era malata.

La situazione del 1987, dunque, non fece altro che aggravare la stabilità di quella montagna che diveniva una minaccia quanto mai reale tanto che il 26 luglio, 1200 persone vennero fatte evacuare.
La mattina del 28 luglio alle ore 7.20, la natura ebbe di nuovo il sopravvento. Un altro tragico copione in quella maledetta estate venne scritto: in pochi secondi 40 milioni di metri cubi di terra, sassi, fango ed alberi scesero a valle con una velocità spaventosa, 200 km orari, in meno di trenta secondi, un tempo infinitesimamente ridotto, una tragedia di dimensioni catastrofiche per la valle e per gli uomini.
I paesi e le frazioni di Morignone, S. Antonio Morignone, Tirindrè, Poz e S. Martino Serravalle vennero cancellati dalle cartine geografiche, la grande frana aveva travolto tutto sino al ponte del Diavolo.
Un fatto impressionante è che il materiale franoso riuscì a risalire la montagna dal lato opposto e lo spostamento d’aria distrusse l’abitato di Aquilone, una tragedia nella tragedia.
In quegli istanti persero la vita ben 29 persone tra cui sette operai che lavoravano per liberare dall’acqua e dal fango quei paesi che scomparvero in pochi secondi.

La montagna mostrò al mondo la sua ferita: per un po’ caddero ancora sassi e detriti e lo sbarramento formatosi bloccava il corso del fiume Adda.
Un nuovo lago, non voluto, si formava; l’incolumità della valle era di nuovo minacciata. Avrebbe retto lo sbarramento creato dalla frana? Nell’immediato esperti e commissioni si attivarono per calcolare il grado di stabilità dello sbarramento non perdendo di vista il livello del lago che continuava ad aumentare.
Le priorità erano quelle di aumentare la solidità dello sbarramento e provvedere a far defluire le acque riportandole nel loro percorso originale più a valle. Nell’immediato si pensò di vuotare il lago con delle pompe speciali ideando pure un by-pass, ma occorreva tempo e il tempo non c’era visto che una nuova e violenta perturbazione era attesa; nuove piogge caddero abbondanti rendendo ulteriormente difficile e pericolosa la situazione. Da qui la decisione di provvedere adevacuare di nuovo gran parte della popolazione e trovare una soluzione idonea per svuotare il lago.

Questa in breve è la storia di quella drammatica giornata e dei successivi concitati giorni, ancora vittime, volti e nomi da ricordare, ancora una volta la natura ebbe il sopravvento in modo violento e incalcolabile, quel 28 luglio 1987 rimarrà negli annali della storia valtellinese così come rimarranno vivi i ricordi dell’evacuazione del 25 agosto e della tracimazione controllata del 30. In queste date ricorderemo anche quegli eventi.

Di Ivan Bormolin
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