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venerdì 26 luglio 2013

IL COMUNE DEL MORTIROLO SI DEVE FARE: ECCO TUTTI I DETTAGLI

25 luglio 2013 - [GUARDA SLIDE E FOTO] Ieri sera, presso il Municipio di Mazzo di Valtellina si è tenuto un acceso dibattito pubblico intorno alla proposta di fusione tra i Comuni di Tovo, Vervio, Mazzo, Lovero e Grosotto.
A introdurre la serata, presso la sala consiliare del Comune di Mazzo, il Sindaco Clotildo Parigi che ha subito promesso che a questa assemblea pubblica ne seguiranno delle altre. "La fusione - ha detto Parigi - rafforza l'amministrazione dei piccoli Comuni che allo stato attuale hanno poca forza contrattuale e di personale... Oltretutto, dal 1° gennaio 2014 ci sarà comunque l'obbligo della gestione associata dei servizi da parte di questi Comuni (la legge riguarda quelli sotto i 3.000 abitanti), con la differenza che il mantenimento dello stato attuale vedrebbe la presenza di 5 Comuni differenti che usufruirebbero di un solo ufficio: si creerebbero inevitabilmente conflitti e problematiche".
"Sarebbe stato più semplice - ha detto il Sindaco di Grosotto Patelli - far finta di niente e lasciare le cose come stanno; ma se non si comincia a cambiare, le cose rimangono uguali e i problemi rimangono". I Sindaci di Lovero, Tovo e Vervio hanno convenuto sulla convenienza della fusione che, oltretutto, porta una deroga del patto di stabilità fino al 2017 e dei probabili, ma incerti, incentivi economici da parte di Regione e Stato. I rischi della fusione, secondo le analisi dei Sindaci, sarebbero le relazioni tra le comunità e i problemi di aspettative creati.
Alcuni spunti interessanti, oltre che alcuni attacchi da parte di alcune opposizioni comunali, sono arrivati dal pubblico che ha ampiamente condiviso la scelta della fusione con l'augurio, oltre che di un allargamento agli altri Comuni facenti parte della Comunità Montana di Tirano (in primis Sernio, che si è autoesclusa dal patto, ma poi anche Grosio e Tirano) di un generale contenimento dei costi e di un aumento dei servizi in un ottica di lungo periodo. Gli elementi di criticità emersi più chiaramente sono stati tre:
  • i tempi di maturazione della scelta. Infatti, entro il 31 luglio, i Consigli Comunali dovranno deliberare l'adesione alla proposta da presentare a Regione Lombardia. Entro il 31 dicembre, invece, dovranno avvenire i referendum per la condivisione del progetto da parte della popolazione e la scelta del nome (Borghi del Mortirolo o Pieve del Mortirolo)
  • la possibilità (remota) che Regione Lombardia possa approvare la fusione nonostante il referendum abbia dato parere contrario
  • il superamento del campanilismo da parte della popolazione unito al timore che Grosotto, la frazione più popolosa, possa eleggere sempre come Sindaco un proprio candidato.
Il nuovo Comune, se nascerà, conterà 4.159 abitanti: a rappresentarlo ci saranno 1 Sindaco, 3 assessori e 7 consiglieri. I cinque Sindaci promotori della fusione propongono, oltre a dover assimilare una serie di impostazioni preordinate dagli schemi regionali, l'istituzione, in ogni frazione, di un ProSindaco scelto dal Sindaco e di alcuni Consultori (entrambi senza poteri, ma non si sa ancora se senza stipendio), che avranno il compito di interfacciarsi con i bisogni locali.
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Da quanto emerso, è stato chiaro che la fusione è stata adottata solo per un'imposizione calata dall'alto: a mali estremi estremi rimedi. Si è discusso, infatti, come sia già dagli anni '70 che si parli di questa possibilità. Ringraziamo quindi lo Stato che ha imposto questa unificazione costringendo, giocoforza, a superare degli inutili campanilismi, campanilismi che hanno sempre caratterizzato tutta la Valtellina e che l'hanno sempre relegata in un secondo piano, sia dal punto di vista politico che turistico. Il prossimo passo, mi auspico, sarà l'imposizione dell'accorpamento dei Comuni sotto i 10.000 abitanti.
Marco Travaglia
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