6 maggio 2010 - L'alpinista Marco Confortola verso il tentativo di vetta: “L'acclimatamento sul Lhotse è concluso. Aspetto solo il bel tempo”.
“L'acclimatamento è concluso. Tentare di salire ancora verso i campi alti per poi ridiscendere sarebbe uno spreco di energie, che invece in questo momento devo conservare con cura. La prossima salita sarà quella per il tentativo di vetta: aspetto solo che arrivi il bel tempo. E so che la prima finestra è prevista per la prossima settimana”. Sono le parole di Marco Confortola, l'alpinista di Valfurva protagonista in queste settimane di una spedizione al Lhotse, quarto Ottomila della Terra (8.516 mt) e primo della sua carriera alpinistica dopo la difficile esperienza sul K2 dell'agosto 2008.
A ventinove giorni dalla partenza e a venti giorni dall'arrivo al campo base, l'accampamento a 5.400 metri d'altitudine che oggi conta qualcosa come 400 momentanei “abitanti”, Confortola si sente dunque
pronto. “Le gambe “girano bene” - spiega in collegamento telefonico satellitare – e sento che è arrivato
il momento di tentare. Ho fatto alcune salite di acclimatamento ai campi intermedi, ho avuto modo
di testare l'impatto con l'aria sottile, e ho superato piuttosto bene alcune difficili giornate in cui ho
avuto mal di gola e un abbassamento di voce. Inoltre, grazie al nostro bravo cuoco Kusang devo dire
che mangio bene, per lo più le buone cose che mi sono portato dietro dalla mia Valtellina. E con
Pasang, il mio forte compagno di avventura, l'intesa è ottima”.
Confortola al campo base
Potrebbero dunque concludersi verso la metà della prossima settimana, se sarà confermata la finestra di bel tempo prevista dai meteorologi internazionali, le lunghe e spesso noiose giornate di attesa al campo base. “Giornate nelle quali trascorro il mio tempo per lo più a leggere, ascoltare musica e dormire – racconta l'alpinista valtellinese, che con il Lhotse tenta il suo settimo Ottomila -.
A conti fatti, per Confortola resta una sola incognita: i piedi, che come noto hanno subito
l'amputazione delle dita dopo la scalata al K2 di un paio di anni fa. Il ritorno alle quote himalayane
sembra non aver provocato problemi, ma la salita al Lhotse, che sfugge per buona parte all'esposizione
del sole, è nota per le fredde temperature che impone. “Se avrò freddo non esiterò a tornare indietro –
ammette Confortola -. I lunghi mesi di sedia a rotelle hanno lasciato il segno in me e non intendo
forzare oltre il limite”.
Per l'alpinista, in ogni caso, la spedizione al Lhotse ha un significato che va ben oltre il semplice fatto
sportivo: al ritorno metterà infatti all'asta la sua piccozza a favore di Cancro Primo Aiuto
(www.cancroprimoaiuto.it), onlus che da quindici anni opera in Lombardia a favore dei malati
oncologici. Lo scopo sarà quello di raccogliere più fondi possibili per sostenere la nobile causa del
conforto a chi nella vita è stato meno fortunato.
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