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venerdì 18 giugno 2010

IL VALZER DEL TRENINO ROSSO DEL BERNINA (di Ezio Maifrè)

19 giugno 2010 - Omaggio di Ezio Maifrè alla festa per il centenario del trenino rosso del Bernina che si tiene oggi presso il viadotto di Brusio.


Il valzer del Trenino Rosso del Bernina

Tanti e tanti anni fa, giunse a Tirano un Principe arabo con il trenino a vapore della FAV .
Sceso dalla carrozza si accorse che il suo bianchissimo abito era tutto macchiato di fuliggine uscita dalla ciminiera della locomotiva, la stessa sorte toccò alle sue tredici consorti e a tutta la delegazione, ma non disse nulla.
Amava troppo la Valtellina per lamentarsi e ogni anno, dopo aver soggiornato per tre giorni al Gran Hotel Tirano e aver assaggiato i pizzocheri e il chisciöl cucinati divinamente dal cuoco Méngu, il facoltoso Emiro proseguiva il suo viaggio verso S. Morìtz con la diligenza.
Ponendo fede al racconto del Méngu, il Principe arabo in questione amava molto il valzer ed era uno dei motivi per cui si recava in Svizzera e in Austria, dove passava notti intere a volteggiare con sue leggiadre mogli.
Il Principe era eccentrico nei modi di fare e aveva una stranezza; quando era seduto, non desiderava girare il capo per guardarsi intorno e se occorreva farlo bisognava girare le cose intorno a lui, fosse magari anche il mondo intero.
Inoltre era di una sensibilità eccezionale e se un luogo gli piaceva, provava immenso dolore a lasciarlo e quando lo lasciava doveva salutarlo con la manina come fanno i bambini, inoltre amava gli abiti bianchissimi e detestava la fuliggine delle locomotive.
Nel 1907 quando i tecnici svizzeri progettarono la Ferrovia Retica del Bernina tennero in considerazione, ovviamente per non perdere un facoltoso cliente, tutte le eccentricità del Principe arabo.
Tennero in considerazione che il principe amava il valzer, tennero in massima considerazione la sua sensibilità, il suo dolore nel lasciare l’Italia quando si recava a S. Moritz, infine decisero che l’abito del Principe e delle sue mogli dovevano rimanere bianco e immacolato per tutto il viaggio.
Passarono notti intere a tavolino per risolvere questi quesiti e alla fine ci riuscirono. I bravi tecnici svizzeri progettarono, a pochi chilometri dal confine e a distanza tale che si potesse vedere ancora la vallata italiana, un ponte in pietra, su esili arcate, di forma elicoidale in modo che il treno potesse girare nel suo percorso con un angolo di 360 °e desse la sensazione di volteggiarsi in cielo danzando il valzer. Decisero che la locomotiva dovesse essere a trazione elettrica e non a vapore.
Quando nell’estate del 1910 il Principe ritornò in Valtellina, il Méngu lo accompagnò con il suono della fisarmonica fino a S. Morìtz .
Raccontò che il Principe seduto sulla prima carrozza, quando giunse a Campocologno pianse nell’abbandonare l’amata Italia ma, come sua consuetudine, non si girò mai verso la frontiera.
Pianse a dirotto fino a Brusio, ma quando il treno girò ad anello sul ponte ed ebbe modo di vedere ancora l’Italia e il bel Santuario della Madonna di Tirano sorrise e con la manina ingioiellata salutò felice l’Italia.
Il Principe domandò al Méngu cosa fosse successo al treno per aver volteggiato in aria silenzioso coma una libellula e lui gli rispose : “Maestà il treno ha fatto un giro di valzer per voi, per farvi felice e perché Sua Grazia potesse dare l’ultimo saluto all’Italia sporgendo la mano con abito immacolato”.
Fu un delirio di gioia per il Principe e il suo seguito ! Da quel momento il treno del Bernina fu famoso nel mondo e lo fu per quel giro di valzer, per il suo incedere quieto e silenzioso tra la bellezza della natura.

Ezio Maifrè

(questa storiella è a memoria della gioiosa festa del 19 giugno 2010 per il Centenario del Trenino Rosso del Bernina a Brusio)

trenino rosso del bernina

Il ponte del giro di Valzer del Trenino Rosso a Brusio

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