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venerdì 16 luglio 2010

LUGLIO 1987: PER NON DIMENTICARE

17 luglio 2010 - Il cielo si rese ancora più plumbeo in valle. La pioggia incominciò a cadere a scrosci, il barometro precipitò segnando tempesta... (Di Ezio Maifrè)


Ecco! Dopo la gran calura era arrivata la pioggia; fu un susseguirsi di violentissimi rovesci sul terreno arso dal sole. L’acqua batteva sui tetti delle case e sull’asfalto torrido con violenza.
Leggere nuvole di vapore si alzavano dalla terra arsa mentre l’acqua incominciava a scorrere in mille rivoli.
Nel caldo e nell’afa i forti temporali continuarono per tutto il giorno seguente.
Giunse il giorno 17.
“Quel giorno era di tristi presagi” dicevano i vecchi e avevano ragione. Era l’inizio della sventura che avrebbe messo in ginocchio per mesi l’intera valle.
I nostri avi dicevano: ” l’acqua è una buona serva quando riesci a dominarla “ e non avevano torto.
Fuoco, vento e acqua sono le forze potenti della natura, sono le forze che scatenate portano danno e morte, ma la più temibile è la forza dell’acqua.
Irruente essa avanza inesorabile in ogni luogo e lo invade, l’inghiotte per poi riprendere la sua corsa trascinando ogni cosa che incontra. Essa poi si quieta in pozze, ma, subito dopo averle riempite, inizia di nuovo la sua corsa e di nuovo invade, inghiotte e trascina. Sembra trovar pace solo quando incontra una piana che la contiene e solo lì restituisce il suo fardello di morte, solo lì appare domata e senza forze; la sua corsa verso quel luogo di pace ritrovata è però luogo di devastazione; il suo percorso è segnato dalla sventura; la sua furia lascia dietro di sé vittime, case distrutte, frane, smottamenti, detriti d’ogni genere. Lascia l’angoscia nei cuori, porta la rassegnazione e lo sconforto nei vecchi; fa esplodere la rabbia nei giovani e fa emergere il senso d’impotenza nell’animo dell’uomo di fronte alla forza della natura. Infine lascia un cupo e profondo dolore in tutti nel vedere i beni e i valori più cari della vita distrutti senza un significato.

Alluvione Tirano 1987

Nuvole come macigni

Macigni!
Come macigni le nuvole scure,
dense di pioggia,
adombrano la valle.
Risalgono e inghiottono ogni cosa
in un tetro paesaggio
da Purgatorio.
Ecco, la pioggia è arrivata!
Il furioso scrosciare d’acqua
dalle gronde dei tetti,
tra il bagliore dei lampi
e il rimbombo dei tuoni,
ammutolisce i vecchi
e inquieta le bestie.

( da “ Le calamità del 1987 in Valtellina” di ezio maifrè )

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