Due serate, al di là di ogni giudizio critico-artistico, di successo pieno per i protagonisti e per gli organizzatori (la Proloco di Aprica e quanti stanno dietro alla Cosa turistica pubblica) che hanno visto ripagati con entusiastico consenso gli sforzi compiuti per assicurare un buon livello di spettacolo e d'intrattenimento anche in questa stagione estiva.
Nel primo caso, quello della musica, un ruolo importante ha recitato il protagonista principale, il violino Stradivari 1726 suonato da Matteo Fedeli con l'accompagnamento al pianoforte di Andrea Carcano. Il pregiato strumento, un po' più potente di uno Stradivari classico perchè di dimensioni leggermente superiori, assicurato per alcuni milioni di euro e scortato fin sul palco da due "angeli custodi" armati, ha deliziato il pubblico per lo splendido suono. A quasi 300 anni dalla sua realizzazione, tra le mani del giovane maestro ha mostrato tutta la sua freschezza su musiche di Ciaikovski, Saint Saëns, Bizet, Pente, Massenet, Bartok, Paganini e altri.
La serata, dedicata all'AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), ha riservato momenti di commozione quando è stato ricordato Giovanni Pomina, il giovane animatore del fan club di Aprica su Facebook, da poco tragicamente scomparso, che aveva contribuito proprio a portare il concerto nella località a beneficio dell'AISM. Un omaggio floreale è stato offerto ai genitori del compianto ragazzo.
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Anche la serata successiva, quella di venerdì 20, aveva al fondo uno scopo benefico, questa volta per "Save the children". Lo ha ricordato al termine della sua lunga performance il mattatore Roberto Fera, autore e attore principale della commedia dialettale "La me tusa la spusa un terun", che narra le esilaranti vicende di una ragazza milanese innamorata di un siciliano. Esilaranti da quando entra in scena il padre, il quale attraverso una serie interminabile di equivoci, doppi sensi e soprattutto una vis comica eccezionale, porta gli spettatori a ridere quasi ininterrottamente.
Dopo la commedia, che consta di un atto, è seguito un altrettanto simpatico monologo di Fera a ricordare in foggia comica, con qualche venatura malinconica, le parole e la vita delle vecchie case di ringhiera. Applausi scroscianti.
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