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martedì 28 settembre 2010

ATTREZZI DA LAVORO: LA FUM

Più che attrezzo la fune è definita un "organo" nei dizionari: in realtà si tratta semplicemente di una corda robusta, usata nella maggior parte dei casi in agricoltura per legare sopratutto il carico dei carri... (Di Giac)

Per la verità in Valtellina, Valcamonica e Trentino la fum o anche fun ha delle caratteristiche molto locali nel senso che viene fabbricata con pelle bovina intrecciata; l'artigiano che la confeziona si chiama "funadru" o "funadro".

Una fune può essere di varia lunghezza: le più lunghe sono tra i 15 e i 20 metri. Ad un'estremità è fissata la spola, un dispositivo di legno con un buco nel mezzo, nel quale si infila il capo opposto della fune. Sulla spola è sistemato, legato ad essa, anche il "ral", un cilindro di legno che serve a fissare la fune. Al capo opposto la fune finisce con un striscia di cuoio che serve a rendere più facili le ultime operazioni di legatura.

Fino agli anni '70 del secolo scorso la fune veniva usata per la legatura dei carri di fieno o carri che trasportavano altri materiali. Di solito la legatura del carro di fieno coinvolgeva due o tre persone: una sopra il carro già caricato sistemava due funi dalla parte anteriore del carro fino a quella posteriore parallelamente a più o meno un metro di distanza l'una dall'altra, in modo che le spole si trovassero sul retro del carro. Una fune predisposta doppia veniva infilata nella scanalatura della spola e bloccata dal "ral" che però permetteva alla fune, una volta tirata "di peso" da una persona, di scivolare e comprimere il fieno. La legatura si concludeva con la "fasciatura" del caro sui due lati laterali. All'estremità di una fune si faceva il cappio, "cabbià" e si infilava l'altra fune e quel che rimaneva si tirava forte all'indietro per completare la legatura laterale. Quest'ultima operazione si concludeva facendo un nodo che doveva impedire alle due funi di allentarsi durante il viaggio verso il fienile col carico di fieno.

Certamente la descrizione è un po' sommaria; dovrebbe comunque permettere al lettore di farsi un'idea generale di come si svolgevano le operazioni finali dopo la caricatura del caro. Una curiosità: erano considerati bravi "funadri" quelli di Incudine, un paese a pochi chilometri a Est di Edolo. Da notare che una famiglia tiranese, i CAMADINI, hanno come soprannome "funadro" e sono originari proprio di Incudine.

Peraltro, nel resto della Lombardia, coloro che fabbricano funi e corde erano molto spesso chiamati "cordé" o "cordér. Non è da escludere che la fabbricazione di corde con pelli di animali sia una tra le più antiche. L'uso della canapa o di altri prodotti naturali potrebbe essere più recenti. Attualmente la fabbricazione delle corde prevede l'uso di materiali sinteteci prodotti industrialmente.

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