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giovedì 30 settembre 2010

PIOGGIA D'AUTUNNO... PIOGGIA DI RICORDI

Piove in questa mattina di inizio autunno, le nostre montagne sono coperte di nubi che sembran quasi cotone appoggiato sui secolari alberi... (Di Ivan Bormolini)

Il Massuccio, che domina su Tirano, sarà coperto da un soffice manto di neve e alla prima schiarita si presenterà come una bella cartolina. Piove, il giorno tarda ad arrivare; persino i lampioni sembrano non volersi spegnere. Piove, l’autunno è arrivato, tra pochi giorni vedremo queste nostre austere montagne colorarsi di colori tipici della stagione. Piove e i primi camini che fumano sembrano volerci dire che la brutta stagione è alle porte. Piove e io mi ricordo i racconti dei nostri avi davanti al quel fuoco accesso in quella storica “fornella economica”.

Spesso, nelle domeniche pomeriggio, quando l’autunno concedeva un po’ di riposo dalle fatiche della vita contadina, davanti a quello scoppiettare del fuoco riemergevano quasi per magia i ricordi di quei diari mai scritti ma che la mente conservava con estrema lucidità.
Eccoli i nostri avi che ci narravano storie d’altri tempi di quando la tanta miseria non consentiva di mettere d’accordo il pranzo con la cena, oppure di quando si conviveva con la paura in epoche segnate dalle orribili guerre.

Tanti i ricordi di quelle sere d’inverno passate nelle stalle a raccontare e a raccontarsi coccolati dal calore inconfondibile che il lento e ritmico ruminare delle mucche sapeva dare.
Lì, dietro quella porta con un grande catenaccio, vi era la bisnonna che aveva fatto di quel consumato Rosario il bastone della sua vecchia; accanto a lei il bisnonno con la pipa ascoltava con mesta rassegnazione i malesseri dovuti ad una vita di duro lavoro e di tanto in tanto si appisolava appoggiato ad un letto di paglia.

I bambini giocavano, le mamme facevano piccoli lavori di sartoria e i padri parlavano dell’andamento della stagione agricola che si avviava a conclusione sperando in un po’ più di ricchezza oppure misurandosi con una ancor maggior povertà. Eccole le famiglie di un tempo.

A Sera inoltrata si lasciava quel caldo giaciglio e si ritornava in casa; la luce fioca di una candela guidava tutti lungo la corte che dava accesso alla casa e alle camere. Era freddo e sotto le coperte a volte il soffitto pareva perlato di stelle d’acqua ghiacciata; le guardavano i bambini infreddoliti e a oggi goccia che si staccava pensavano magari ad una piccola favola da raccontarsi prima di dormire.

Oggi di quel piccolo mondo antico fatto di cose semplici non rimane più nulla: le corti suono vuote, le stalle non esistono ormai più, le grandi famiglie simbolo di quello storico focolare domestico e sedute intorno ad un’unica grande tavola sono solo un ricordo a volte triste, perché il tempo, questa ostentata, affannosa ricerca di progresso e di civilizzazione ha cancellato quegli stili di vita e forse anche quegli affetti e quei legami un tempo così consolidati e forti.

Oggi piove come in quelle tante domeniche in cui i nonni raccontavano. Oggi piove ed è bello fermarsi a ricordare.

Ivan Bormolini

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