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lunedì 27 dicembre 2010

CONCESSIONI IDROELETTRICHE: “ALCUNE DOMANDE CONTROCORRENTE”

27 dicembre 2010 - Alcune considerazioni sotto forma di domande elaborate dalla Federazione della Sinistra di Sondrio che, con alcuni compagni della sinistra di alternativa, hanno deciso di dire " qualcosa di Sinistra" sul "tema acque " a fronte di un appiattimetno sulle posizioni delle destre e di larga parte del centro-sinistra.

L’approvazione in Regione dell’art. 53 bis sulle grandi concessioni è stato presentato come una vittoria storica del territorio, si aprirebbe una nuova pagina nel rapporto tra provincia e aziende idroelettriche, finalmentesaremmo “padroni a casa nostra”. Ma è proprio così? Una serie di considerazioni ci porta a respingere la retorica con cui, con poche eccezioni, si è voluto commentare il voto di lunedì scorso. Anche perché si tratta di una retorica che occulta alcuni dati di cui l’opinione pubblica provinciale dovrebbe invece essere informata. Rivolgiamo pertanto le seguenti domande sperando che qualcuno dei protagonisti della trattativa si senta in dovere di rispondere pubblicamente.

Federalismo idroelettrico: una strada tutta in discesa?

Il 53 bis viene presentato come una corazzata inaffondabile, nella realtà presta il fianco a tutta una serie di contestazioni. L’affidamento diretto delle concessioni ad una società mista pubblico-privato partecipata dalla Provincia è o non è una palese violazione dei principi comunitari in tema di libera concorrenza? Sono da escludere l’intervento del garante e l’apertura di procedure di infrazione da parte della Commissione europea? Alcuni passaggi della legge, quelli relativi alle procedure per le gare, vanno o non vanno ad incidere su materie di competenza esclusiva dello Stato? Se queste debolezze dal punto di vista giuridico ci sono, è possibile che aprano la strada a ricorsi, come del resto si è visto in questi anni tutte le volte in cui il legislatore ha introdotte delle clausole finalizzate alla creazione di corsie preferenziali per i concessionari uscenti? L’art. 53 bis prefigura o no un percorso preferenziale per gli attuali gestori? Perché si offre all’opinione pubblica la certezza di un risultato sicuro, perché si vende la pelle dell’orso prima ancora di averlo preso? Perché non si è scelto un approccio meno propagandistico e non ci si è mossi con una maggiore cautela? Forse perché si è furbamente pensato che valeva la pena di giocare sull’effetto annuncio?


C’è un effetto annuncio anche sul versante delle risorse economiche? Siamo veramente all’inizio dell’età dell’oro?

Per quanto riguarda i benefici economici che deriverebbero dalla partecipazione della Provincia alla società mista, sono stati dati in pasto all’opinione pubblica provinciale cifre contradditorie. Prima si è puntato alto e si è detto che la partecipazione della Provincia alla società mista avrebbe portato nelle casse degli enti locali qualcosa come 100 milioni di euro, poi l’utile è stato ridimensionato. Si è comunque creata tra la popolazione l’idea che di soldi ne arriveranno e molti. E che di ciò va ringraziata la Lega. Perché oggi nessuno più si azzarda a sparare numeri? Forse perché si sono fatti i conti senza pensare che la distribuzione degli utili sarà decisa non dalla Provincia ma dalle multinazionali dell’energia in maggioranza nel consiglio di amministrazione? Che ne sarà degli utili nel caso la governance dell’azienda dovesse per esempio decidere un impegnativo piano di investimenti per l’ammodernamento degli impianti?

Perché un condono tombale sul pregresso?

Tutti ricordano le polemiche degli anni passati sull’utilizzo improprio delle risorse idriche da parte delle aziende in violazione delle concessioni e dei disciplinari. Qualcuno ha anche provato a calcolare i sovrapprofitti che sono derivati alle società idroelettriche da queste pratiche scorrette. Come mai questa questione non è entrata nel dibattito politico sul rinnovo delle concessioni? Si pensa male o ci si azzecca se si considera l’art. 53 bis il condono tombale di tutta questa materia?

A chi il demanio idrico? Alla Provincia o alla Regione?

Si fa un gran parlare di federalismo idroelettrico. Grazie alla Lega i valtellinesi e i valchiavennaschi sarebbero diventati padroni delle dighe, ma non si dice che quello che veramente conta è il potere concessorio e cioè il potere di rilasciare le concessioni. Questo potere rimane tutto nelle mani della Regione. Perché qualcuno non spiega all’opinione pubblica come mai su una questione così importante la provincia non ha alcuna voce in capitolo?

Perché Belluno sì e Sondrio no?

La Provincia di Belluno va al confronto con le imprese idroelettriche avendo la titolarità del demanio idrico e perciò delle concessioni. Perché Sondrio che ha le stesse caratteristiche di provincia prevalentemente montana si presenta allo stesso appuntamento senza questo potere contrattuale? Perché il centrodestra della nostra provincia tace su questa questione? Perché nel 2003 l’allora presidente della provincia Provera non colse l’opportunità offerta dalla legge di chiedere alla Regione il trasferimento delle competenze in materia di demanio idrico? Se le chiese, da chi gli furono rifiutate?

Chi comanderà nella partecipata? La Provincia o le multinazionali?

Come previsto dall’art. 53 bis la futura società energetica nasce con una partecipazione minoritaria della Provincia. E’ credibile uno scenario nel quale le scelte decisive relative agli investimenti e alla distribuzione degli utili non saranno nelle mani di spa potentissime, tutte dentro le logiche di valorizzazione del capitale e di massimizzazione dei profitti dei grandi gruppi energetici?

Non è che si potranno creare conflitti di interesse?

Nella presentazione al grande pubblico della norma che dovrà regolamentare l’idroelettrico è stata posta molta enfasi sul tema delle risorse economiche che arriveranno, mentre poca o nessuna attenzione è stata posta ai temi di ordine ambientale e paesaggistico che ruotano attorno alla questione acque, quasi che questi temi fossero tutto sommato un argomento di secondaria importanza. Non un cenno ad esempio al ruolo di controllo che gli enti locali dovrebbero esercitare sui prelievi ecc. Se la sensibilità ambientale del ceto politico al governo in provincia è questa, cosa ci si potrà aspettare dagli uomini che saranno nominati dalle istituzioni dentro il consiglio di amministrazione della società mista? Non è che si creerà una complicità tra management delle multinazionali e uomini di nomina politica, il primo interessato a fare profitti turbinando la maggior quantità possibile di acqua e i secondi altrettanto interessati a fare altrettanto per riempire le casse degli enti locali svuotate dalle politiche di rigore del governo Berlusconi?

A chi giova il partenariato?

La scelta di andare ad una società mista di tipo cogestivo può essere vista sia come un accomodamento compromissorio tra interessi diversi (quelli del territorio, quelli delle istituzioni, quelli delle società idroelettriche ecc.) sia come una soluzione nella quale si afferma la prevalenza di uno dei portatori di interessi. Nel caso delle acque della provincia di Sondrio, il modello di società proposto fotografa una situazione di equilibrio oppure c’è uno sbilanciamento a favore dell’uno o dell’altro degli stakeholders in campo?

Perché non un’altra scelta?

Altre province alle prese con lo stesso problema nostro hanno seguito percorsi diversi. C’è chi, come Trento, ha optato per soluzioni di partenariato ma dentro la cornice di una spa a capitale prevalentemente pubblico, c’è chi è andato semplicemente a trattativa cercando di ottenere il massimo sia in termini di risorse sia in termini di tutela ambientale. Nel caso della provincia di Sondrio quali sono le convenienze che stanno dietro alla scelta che è stata fatta? Si è pensato ad altre soluzioni che meno ci esponessero al rischio connesso alla partecipazione ad una spa? Dal punto di vista di evitare situazioni di conflitti di interesse non sarebbe stata preferibile una formula meno aleatoria che assegnasse alla Provincia funzioni di controllo e di vigilanza evitando di imbarcarla nella gestione?

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