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venerdì 24 dicembre 2010

QUANDO UN POVERO BUSSA ALLA PORTA

Era la vigilia di Natale. Le cime dei monti e le valli erano senza neve; da giorni una polvere sottile avvolgeva ogni cosa, la campagna arida sembrava invocasse la neve o almeno la pioggia... (Di Ezio Maifré)

In quel giorno, tra le montagne, era calata una fitta coltre di nubi e una quiete si diffondeva nella valle. Prima di mezzogiorno la coltre grigia di nubi era scesa dalle cime dei monti lentamente avvolgendo anche le vigne. A mezzogiorno, quasi impercettibili, alcuni leggeri fiocchi di neve volteggiavano leggeri nell’aria umida di pioggia. Erano le prime avvisaglie della neve che stava per cadere.

Poi, alcuni minuti più tardi, al grido gioioso dei bambini, quei fiocchi prendevano corpo calando sempre più intensi e pesanti imbiancando ogni cosa. Felice vigilia di Natale; la neve tanto attesa era arrivata; in contrada S. Maria tutti i ragazzi erano felici.

Nel cortile di casa si udivano colpi secchi d’accetta. Era il vecchio Tunaia che spaccava la legna da ardere. Il Tunaia era un vecchio che non chiedeva mai la carità e, se non aveva da mangiare, chiedeva alle varie famiglie della contrada se avessero bisogno del suo lavoro o della legna da spaccare. In compenso chiedeva un piatto di minestra.

'L vèciu Tunàia

Era un uomo forte, alto, buono e dagli occhi da bambino. In gioventù era stato un bell’uomo, ma non aveva preso moglie. La nonna lo conosceva bene e mai gli avrebbe negato un piatto di minestra. Quel pomeriggio, terminato il lavoro, la nonna le aveva dato tre pani di segale; poi il vecchio, sorridendo, mi aveva dato una carezza dicendomi “questa notte aspetta Gesù Bambino!“. Prima di andarsene posò lo sguardo sul presepe che mia nonna aveva preparato accanto al focolare presso la grande panca.

Accanto al presepe, in bella mostra, la nonna aveva colmato una grande cesta con mandarini, fichi secchi e noci e diceva che la cesta colma di cose buone era il dono che i suoi avi facevano al Bambin Gesù, poverello e nudo, nella notte di Natale. Quella cesta colma di cose buone doveva essere il dono di chi, bussando alla porta nella notte di Natale, chiedeva la carità. Diceva che Gesù Bambino è soprattutto nei cuori dei poveri e, dove trova amore, quella è la sua casa.

Nel pomeriggio la neve ormai aveva coperto il selciato e finché il buio non sopraggiunse giocai con lo slittino lungo la strada di contrada con i miei amici. Giunse la sera. La nonna aveva acceso il camino e stava preparando la minestra. D’un tratto mi disse: “Non ho più latte; vado dalla Rina a prenderne una scodella. Tu controlla il fuoco e mescola bene la minestra perché bolle già. Esco, chiudi bene il portone di casa, quando arrivo batterò due colpi, così saprai che sono io“.

Si mise lo scialle sulle spalle e se ne andò con la scodella. Io chiusi il portone. Con l’attizzatoio sistemai ben bene la legna nel camino, poi presi il cucchiaio di legno e iniziai a mescolare la minestra. Il silenzio della casa mi rattristò; mi sentii solo senza la nonna. Guardai il presepio; il Bambin Gesù mi parve troppo serio, i Magi troppo silenziosi e il bue e l’asinello troppo quieti. Aspettando la nonna mi consolai mangiando un mandarino ma subito mi pentii poiché pensai che quel cibo era per i poveri.

A un tratto sentii bussare al portone. I colpi erano due. L’androne era buio. Aprii e intravidi la sagoma di un uomo alto con barba e mantello. Disse che non aveva nulla da mangiare e aveva fame. Corsi vicino al presepe, presi la grande cesta e gliela porsi. Lui se ne andò con un sorriso. Chiusi subito il portone e ritornai a mescolare la minestra. Ricordai quello che disse mia nonna quando stava preparando il presepio: “Il povero che bussa alla porta nel giorno di Natale è Gesù Bambino calato dal cielo, la cesta colma di doni è per Lui.“

Sentii ancora due colpi nel portone. Gridai con batticuore, ”Sei tu nonna?”, Lei mi rispose “Certo che sono io, chi aspettavi? Forse Babbo Natale ?”. Di corsa aprii il portone e raccontai il fatto del vecchio. Con trepidazione dissi alla nonna che avevo donato al vecchio la cesta piena di mandarini, fichi secchi e noci. Lei sorrise, mi accarezzò dicendomi: “Bravo! Forse quel vecchio era il Bambin Gesù infreddolito e povero; sei un birichino, ma anche un bambino di cuore. Ora però entra in casa che beviamo una scodella di latte caldo.“

Non nevicava più, il chiarore tenue della luna avvolgeva ogni cosa. Guardai il presepe. Gesù Bambino sembrava sorridere tra i Magi. La nonna era felice per il mio gesto d’amore. Da allora sono passati tanti anni, ma ripensandoci bene, forse quel povero era davvero Gesù Bambino.

Ezio Maifr
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