Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
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«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino», diceva Gesù sulle rive del mare di Galilea. E ora, dall’altura di un monte innominato, annuncia qual è la nuova e sovversiva logica di questo regno che Egli stesso è venuto ad inaugurare.
I discepoli hanno ancora sulla pelle il morso del sale e Gesù, senza troppe premesse, come il nuovo Mosè, sale sul monte per dare compimento alle attese. Le folle lo seguono. Lui si siede e insegna.
Il brano delle beatitudini che troviamo in Matteo, non intende assolutamente beatificare alcune situazione, ma suggerire nuove prospettive di giudizio, logiche di lettura sovversive rispetto a quelle stagnanti proposte dagli scribi e dai farisei.
Le beatitudini di Gesù sono una promessa che si compie nel momento in cui non ti metti a gareggiare con le presunte felicità del mondo, ma scegli il Vangelo e la sua logica. Fino in fondo. Senza sconti.
Beatitudine non è far guerra per una promozione che gonfia il tuo ego e il tuo conto in banca, ma costruire pace.
Beatitudine non è essere rispettato e temuto da tutti nel tuo quartiere, ma vivere nella mitezza.
Beatitudine non è furbizia per trasgredire senza pagarne le conseguenze, ma vivere nella giustizia.
Beatitudine non è tappare la bocca a furia di insulti e menzogne, ma costruire legami sani e aperti al dialogo.
Beatitudine non è conquistarsi un posto di spicco a furia di gomitate, ma ricercare e valorizzare il bene comune.
Questa è la logica del Regno, questa è la conversione annunciata da Gesù, questo è il progetto dell’uomo nuovo che vive nella beatitudine del Risorto.
Buona settimana
don Roberto
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