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venerdì 22 aprile 2011

LA STORIA DEL PODESTA’ GAUDENZIO MISANI

Una storia del 1700 che racconta delle malefatte del Podestà di Tirano Gaudenzio Misani: una piccola tangentopoli locale.

Come si è già avuto modo di verificare su numerosi scritti storici l’imposizione fiscale del Governo Grigione in Valtellina non poteva considerarsi gravosa; tuttavia spesso i cittadini si trovavano a dover pagare delle imposizioni, che definiremo indirette, dovute al fatto che i rappresentanti dei Grigioni in Valtellina miravano, durante la loro carica biennale, a trarre in modo illecito i maggiori profitti possibili.

Per comprovare quanto detto ci rifacciamo ad una vicenda tiranese che ebbe luogo tra il 1771 ed il 1773 quando come Podestà di Tirano per il biennio citato venne nominato un tal Gaudenzio Misani o meglio De Misani, in quanto il casato di cui faceva parte appare come particella nobiliare nell’elenco delle 130 famiglie grigioni di confessione evangelica i cui beni furono confiscati dalla Cisalpina con il decreto del 28 ottobre 1797.

Ma veniamo ai fatti, o forse è meglio dire ai misfatti, commessi da questo personaggio: il 6 gennaio 1770, ovvero con largo anticipo rispetto alla sua data di insediamento, il Misani concluse con un altro grigione, Pietro Von Planta, destinato nello stesso periodo a ricoprire importanti cariche giuridiche in valle, un accordo o per meglio definirlo un contratto segreto con il quale i due avrebbero ottenuto sempre maggiori profitti dal loro lavoro in valle; profitti, ben inteso, maggiori rispetto a quelli conferiti loro in modo lecito così come prevedeva la legislazione.

Ma da dove derivavano questi profitti “in nero”?
Il meccanismo era semplice: bastava procurarsi a vicenda tante delegazioni loco dominorum*, tanti compromessi, tante rimesse e infine tante altre occasioni di guadagno senza mai rivelare a terzi l’esistenza di questa illecita società.
Ma c’e di più; sempre al fine di aumentare gli introiti il più possibile, i due compari attuarono altri accordi: costoro fingevano reciproca inimicizia e quando imputati o litiganti sia in materia civile che penale si recavano dal Misani, presso la pretura di Tirano, per chiedere un componimento o sollecitare l’arbitrato; il Podestà si diceva disponibile, ma per intervenire chiedeva compensi sbalorditivi.
Costoro, bisognosi che la giustizia facesse il suo corso, si rivolgevano sbigottiti e meravigliati al Planta, il quale a sua volta mostrandosi sdegnato per la cifra chiesta dal Misani si proponeva come arbitro per la soluzione dei problemi giudiziari degli interlocutori. Il Misani, grazie alla sua carica di Podestà si mostrava inizialmente riluttante alla soluzione, ma poi cedeva e così dava al Planta mano libera; quest’ultimo, però, ritoccava solo lievemente la cifra proposta inizialmente dal Misani e così un lauto guadagno era comunque garantito.

Questi però sono solo alcuni degli episodi che videro il Misani protagonista. Infatti, nel 1772,questo Podestà fu al centro di un altro eclatante caso: esattamente l’8 ottobre dell’anno 1772, nella piazza della Basilica, si teneva la grande fiera di San Michele che durava in quei tempi per più giorni. Il caso volle che in quella data giunse in visita a Madonna il Governatore di Valle Pietro Salis, appartenente al ramo di Soglio. Costui aveva la fama di integerrimo e celebre magistrato e di lì a poco scorse tra le persone due loschi figuriprovenienti dalla Val Camonica, ossia i due fratelli Della Torre.
I due erano stati in precedenza banditi dal territorio delle Leghe in quanto avevano commesso vari reati ed addirittura si era promessa l’impunità a chi li avesse uccisi; oltre a questo, il Governatore sapeva che su di loro pendeva anche un’incriminazione per un omicidio commesso in Val Camonica ai danni di un cittadino valtellinese.

Immediatamente il Salis forte del suo potere di Governatore di Valle ne ordinò l’arresto per mezzo di alcuni gendarmi fatti giungere immediatamente da Sondrio.
Ora viene spontanea la domanda: ma chi permetteva a queste due pericolose figure di aggirarsi per la fiera e per le vie della città armati ostentando spavalderia?
Naturalmente il Misani che dava ai due sicuro asilo traendo laute ricompense dalle loro ribalderie; quest’ultimo poi, saputo dell’arresto e della reclusione in una casa di Madonna, grazie anche alle grida a agli schiamazzi che i Della Torre emettevano in quella galera provvisoria ,inviò sul posto sei Fanti del Pretorio di Tirano i quali vennero scortati da più di venti “sgherri”segreti che disarmarono i gendarmi e liberarono i due malfattori.

Davanti al Governatore, rimasto con un pugno di guardie disarmate, il Misani si mostrò anche molto spavaldo e non smentì di essere solidale con quelle persone definite marmaglia.
Il fatto era destinato ad avere un seguito; infatti, immediatamente, il Governatore riferì dell’episodio alle Leghe ed in poco tempo venne istituito un tribunale “Loco Dominorum” inviando a Tirano tre censori che avrebbero dovuto, secondo le leggi in vigore, processare edimpiccare i due Della Torre.
Ma non andò così poiché, per l’ennesima volta, intervenne il Misani che perorò nuovamente la causa dei suoi due protetti con il metodo a lui più congeniale, ovvero la corruzione. Regalò ai censori un cofanetto colmo d’oro, ma tra i tre vi fu una persona che non accettò, ovvero il Conte Antonio Salis, congiunto del Governatore di Valle Conte Pietro: costui era un uomo di grande onestà e respinse con indignazione il dono al mittente.

Per farla breve, in sede di processo, il Salis si trovò in minoranza e quindi non si riuscì a far giustizia nei confronti dei due fratelli; lo stesso Conte andò a riferire dell’accaduto ai Governanti di Coira, ma purtroppo, ancora una volta, il Misani, grazie alle sue regalie, ebbe ragione, alimentando per l’ennesima volta un sistema giudiziario corrotto mirato a favorire pochi ricchi e potenti e togliendo spesso la ragione al popolo, che non aveva i mezzi per poter far valere le proprie ragioni e quindi una giustizia più veritiera.

Alcuni anni fa ci siamo scandalizzati di fronte al ciclone di Tangentopoli; recentemente abbiamo assistito alle malefatte di Calciopoli e, perché no, un sorriso beffardo ci è scappato anche per Vallettopoli; ma che dire di fronte alla “Podestopoli” attuata dal Misani durante la sua permanenza come Podestà a Tirano?
Forse, per fermare nell’immediato il Misani, che comunque dovette successivamente rispondere delle sue malefatte davanti a tribunali che non riuscì a corrompere, ci sarebbe voluto un moderno Pubblico Ministero!

Ivan Bormolini

* “Loco Dominorum”: locuzione latina che significa “in vece” e “in luogo”; al tempo dei Grigioni molte leggi o revisioni dei Capitoli venivano sottoposte dal Podestà in carica ai Signori Governati delle Tre Leghe di Coira le quali ne davano benestare oppure no. Molto spesso le Tre Leghe delegavano i loro poteri agli stessi Podestà che decidevano facendo le veci dei governanti direttamente dalle sedi in valle. Vennero anche istituiti tribunali Loco Dominorum per risolvere alcune tipologie di controversie giudiziarie
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