L'archivio del portale di informazione e commercio INTORNO TIRANO (www.intornotirano.it)

Etichette

martedì 24 maggio 2011

PUBBLICA UTILITÀ E PROGRESSO

24 maggio 2011 - Sei anni fa era un sogno, ora non più. Al risveglio, la prima cosa che facevo allora era quella d’ aprire la finestra che dà sulle montagne del Caronella per vedere la Valle con la corona seghettata di vette scintillanti di neve... (Di Ezio Maifrè)

Mi dava gioia, mi scuoteva l’animo d’energia, insomma era per me il primo caffè della giornata. Ora non più. Al risveglio, non apro più la finesta che dà sulle cime del Caronella, nemmeno la finestra che dà sul monte dove c’è la chiesetta di S. Perpetua, nemmeno quella che dà sulla montagna di Trivigno. Apro la finestra che guarda il Monte Masuccio. Qual’è il motivo?
Quando apro la finestra che dà sulla Valle e i monti del Caronella vedo un enorme traliccio colorato unito ad un arcobaleno di fili argentati. Quell’arcolbaleno si affloscia come una ragnatela spezzata dalla montagna sopra S. Perpetua su un pilone colorato e posto in mezzo alla Valle. E’ un arcobaleno metallico, ingegneristico, fatto di cavi d’alluminio il cui riflesso mozza il fiato e ammoscia lo spirito nel ricordo della visone della Valle “ pulita e graziosa “ di sei anni fa. Apro la finestra e la chiudo con stizza.

Quando apro la finestra che dà sull’antica chiesetta di S. Perpetua vedo quella corona di fili che unisce i due tralicci mastodontici, ne scorgo appena sotto altri due più piccoli che al pari di guardiani dei colossi luccicano con i loro dischi argentati. Apro la finestra e subito la chiudo stizzito.
Quando apro la finestra verso la montagna di Trivigno mi assale lo sconforto. Vedo la sequenza di alti tralicci colorati emergere dal verde cupo della foresta. L’angoscia mi assale quando ricordo la visione da Ronco. Da lassù uno dei più grossi tralicci fa da scudo alla visione di Tirano, Villa di Tirano e dell’intera Val Poschiavo. Apro la finestra e in un baleno la chiudo borbottando una litania dialettale.

Allora apro la finestra che dà sul monte Masuccio. La apro e la lascio aperta. Quella finestra è la mia finestra preferita, quella che mi consola. La visione da quella finestra dà la visione su un paesaggio “ non violato “ o quantomeno memore da tempo. Da quella finestra vedo il Cràp del Düch, la bella e luminosa Roncaiola, Piazzo, la quieta Baruffini, Case Alte, Pra Barüz , Pra Campo e più su il massiccio pietroso del Masuccio.
Questa è la finestra che apro e lascio aperta al mattino appena mi alzo. Il mio pensiero però va anche alle altre finestre, ai panorami violati ma non da me dimenticati, il mio pensiero va al ricordo delle visioni del tempo passato, alle memorie e alle odissee delle nostre scelte.

Ho confidato il tutto a un mio amico che mi ha risposto laconico: “ Non pensarci più, dimentica i panorami dei tempo che furono, làsali bùi li bèli vedüdi. La pubblica utilità e il progresso sono come la carità che tutto copre e tutto sopporta. Abbiamo voluto la bicicletta, ora occorre pedalare.”
Ho pensato tra me: ogni testa ha un’ idea e un sentimento.

e.m.

Nessun commento:

Posta un commento