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venerdì 17 giugno 2011

1854: A TIRANO LA PRIMA COMPAGNIA DI POMPIERI ZAPPATORI

Da quel lontano 1854, i pompieri o Vigili del Fuoco, di strada ne hanno fatta tanta, storie di uomini addestrati, sempre pronti a sfidare le insidie, a salvare vite umane, e di mezzi sempre più all’avanguardia... (Di Ivan Bormolini)

La loro oggi, in quel di Tirano, è una presenza importante come lo è stata in passato; una sicurezza per la cittadinanza è sapere che nella caserma di viale Garibaldi ci sono persone che spesso di una passione hanno fatto un lavoro, una professione di grande importanza.
Ma in questa circostanza è doveroso ricordare pure chi non c’è più tra quei “pompieri” ed il ricordo va a Salvatore Di Stefano, un uomo e un professionista nel suo lavoro, purtroppo prematuramente scomparso qualche anno fa, ed ancora è altrettanto importante ricordare la figura di Cabassi Pierluigi “Pumpier” che recentemente ci ha lasciati, possiamo dire senza ombra di dubbio che quella di Cabassi è stata una delle grandi figure storiche dei Vigili del Fuoco a Tirano assieme ad altri uomini e professionisti altrettanto importanti nella storia passata e recente dei Pompieri a Tirano. A tutti loro, figure modeste e silenziose, a tutti loro uomini di grande valore umano e professionale, dedichiamo questo breve articolo, una piccola ma importante pagina di storia tiranese.

“Tra i miei esercizi ginnici di quel tempo ce ne fu uno abbastanza bizzarro,e fu quello di imparare le manovre dei pompieri. Nell’autunno precedente mi ero inteso col mio amico Giovanni Salis ,fratello di Ulisse,per istituire delle compagnie di pompieri a Tirano e in qualche altra borgata dell’alta Valtellina…”.

Con queste parole, tratte dal libro di Giovanni Visconti Venosta “Ricordi di Gioventù”, nacque l’idea di fondare un corpo di pompieri zappatori in quel di Tirano nell’anno 1854.
Tutto ebbe inizio quando l’ingegnere Ulisse Salis ebbe l’incarico di studiare il sistema antincendio estinte nella città di Londra per poter poi trasferire quell’esperienza prima a Milano poi a successivamente a Tirano.
Viste le proporzioni sempre più ampie che assumevano gli incendi, i due giovani tiranesidecisero di dar vita a questo importante corpo; all’istruzione delle leve ci pensò direttamente il Visconti Venosta che, inviato precedentemente a Milano presso una caserma, ebbe modo di imparare le tecniche del mestiere.

Di lì a poco, nel1854, dodici volontari dotati di una macchina diedero vita alla prima Compagnia di Pompieri Zappatori di Tirano: questi dodici uomini erano quasi tutti ex soldati della guerra d’indipendenza del 1848-49.
Subito Ulisse Salis si mise all’opera con passione, inoltrando immediate richieste al Comune per ottenere un adeguato equipaggiamento atto a consentire a i volontari di poter affrontare ogni tipo di incendio qual’ora fossero allertati dal suono delle campane che allora fungevano da richiamo.

Ma quali erano le cause degli incendi nella zona del tiranese?
In quel tempo Tirano era un paese agricolo e la maggior parte degli edifici era adibita a stalle, con annessi fienili dove vi erano stipati paglia e fieno, da sempre facili esche per gli incendi; inoltre, la grande maggioranza delle abitazioni erano edificate in legno ed annesse appunto a fabbricati rurali diviene quindi facilmente intuibile che le fiamme trovavano nel loro cammino materiali facilmente infiammabili e quindi in poco tempo un incendio poteva assumerne proporzioni enormi se si calcola anche il fatto che i fabbricati erano tutti attaccati tra di loro.

Il Salis era molto puntuale nel segnalare alla Guinta comunale tali situazioni di pericolo e nello stesso tempo non perdeva occasione di far ottenere ai Pompieri pubbliche gratificazioni e riconoscimenti; nella relazione circa l’incendio verificatosi in data 6 ottobre 1874 nell’abitazione di Beranrdo Merizzi detto “Bernagia”, dovuto alla non felice ubicazione del camino proprio sotto il tetto, pose in risalto come la responsabilità non fosse da attribuire agli affittuari, ma al proprietario, richiamandolo all’osservanza degli obblighi che la legge prevedeva in proposito.
Allo spegnimento di quell’incendio parteciparono il sergente Antonio Bonacossa, il caporale Angelo Shiantarelli ed i pompieri: Pio Divitini, Antonio Pola, Andrea Tognolini, Pio Omodei, Bernardo Armanasco, Giacomo De Campo e Antonio Rusconi. La somma percepita variava dalle lire 3,40 per il sergente alle lire 1,40 percepiti dai pompieri semplici.

Oltre a questo intervento si hanno notizie di altri incendi avvenuti in luogo come quello dell’anno 1871 sviluppatosi in casa di Giorgio e Domenico Spada dei Visoli. A fianco di questa importante e pericolosa attività i pompieri si occupavano assieme ai sorveglianti municipalidi compiere sopraluoghi ed evidenziare situazioni particolari che avrebbero potuto essere fonte di incendi o di altri pericoli. Ne è esempio il sopraluogo effettuato nel maggio del 1872 dal caporale Giovanni Divitini accompagnato dal trombettiere Luigi Franchina nell’abitazione di Pietro Nazzari detto “Pù”.
In quell’occasione i pompieri accertarono che il fuoco, per effettuare lavori interni alla casa, veniva acceso a ridosso di pareti in legno e altri materiali combustibili presenti: vennero prescritti alcuni lavori a scopo precauzionale che immediatamente il Nazzari mise in opera permettendo ai pompieri di comunicare alle autorità comunali l’avvenuta messa in sicurezza degli ambienti posti sotto controllo.

Il 22 luglio 1872 fu una data importante per i nostri pompieri in quanto davanti al notaio Benedetto Andres fu stipulato un rogito di locazione con il quale Tommaso Ricetti, fu Lorenzo di Tirano, affittava al comune una bottega con annessa fontana, facente parte di una casa di via di Mezzo N°2 (probabilmente la via di Mezzo si trovava nella zona dell’attuale piazza Parravicini). Tale bottega doveva servire da magazzino per le macchine spegni incendio.

Nell’anno 1973, nell’adunanza comunale del 25 marzo, il caporale Giovanni Divitini venne promosso sergente, il pompiere Giovanni Omodei venne nominato caporale, mentre rimasero pompieri effettivi: Luigi Franchina, Giovanni De Luis, Andrea Cattaneo, Domenico De Campo, Martino Della Vedova, Bernardo Armanasco e Cesare Giudice. In quella seduta Pietro Divitini venne inserito come supplente mentre il direttore rimase Giovanni Salis.

Per il corpo dei pompieri zappatori di Tirano gli ultimi mesi del 1874 furono molto importanti in quanto Giovanni Salis ritenne di dover ampliare l’attività dei suoi uomini e per far ciò, dietro un relativo adeguamento dei compensi, ideò una serie di servizi che immediatamente il Comune approvò per alzata di mano:

  1. Il compenso annuo dovrà essere elevato da £ 20 ad almeno £ 30.
  2. Il corpo si obbliga a prestare sorveglianza ai frutti pendenti in campagna mediande corresponsione di £ 2,25 per ciascun uomo che presta il servizio per 24 ore.
  3. Il corpo si obbliga, parimenti, a prestare servizio nel caso di piene di fiumi o straripamenti di valli per conto del comune sia di giorno che di notte, contro una corresponsione relativa al servizio prestato.
  4. Si assoggetta ogni pompiere ad una ritenuta sul soldo qual’ora per sua mala volontà o negligenza non presti i servizi suddetti, essendovi chiamato o non si faccia surrogare in tempo e quindi sempre che non vi sia preciso impedimento.

Si venne così a creare un apparato, del quale ne era divenuto vice direttore Attilio Saragozza, che guardava oltre la sola estinzione degli incendi, un organo di controllo e di ulteriore intervento in occasione dei frequenti pericoli costituiti da frane e inondazioni.

Nell’aprile del 1875, al gruppo dei pompieri si aggiunsero Antonio De Luis, Giovanni Marchesi, Domenico Della Franca e Pietro Divitini che nel frattempo era divenuto pompiere effettivo.
Il Saragozza fece acquistare dal Comune accessori per la divisa da fatica degli uomini ed alcuni attrezzi utili; venne inoltre chiesto al Comune che venissero assunti in pianta stabile, dopo quattro anni di supplenza, Giovanni Bonazzi e Giuseppe Tognolini, ma su tal richiesta non si ha la documentazione che certifichi l’avvenuto accorpamento.

Nel novembre del 1878 Attilio Saragozza rimetteva il nuovo incarico nelle mani del Sindaco consegnando, oltre ad una lettera, le chiavi del magazzino ed alcuni altri documenti avuti dal successore del Salis Ing. Antonio Pievani che già da qualche tempo aveva rassegnato le dimissioni.

Ivan Bormolini

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