Sappiamo dalla storia passata e recente che su aree a massima protezione ambientale e con regole certe e scritte da parecchi anni come Livigno, Santa Caterina, Bormio, Ponte di Legno, Tonale (nel Parco Nazionale dello Stelvio e nel Parco Regionale dell’Adamello) sono stati fatti e vengono ancora portati a termine numerosi interventi in deroga alle norme già definitive o condizionando quelle in itinere; cosi facendo le amministrazioni hanno portato, chi più chi meno, chi in un modo chi nell’altro, il turismo e lo sviluppo sia in alta valle che in alta bresciana.
Senza una ferma volontà politica cosa sarebbero oggi Livigno o Santa Caterina?Sicuramente gli amministratori del posto avranno avuto ed hanno come prima risposta da parte le istituzioni, per gran parte degli interventi richiesti su aree così protette, un no tecnico; così che, se gli amministratori non avessero portato avanti i loro progetti con tenacia e caparbietà, quelle che oggi sono stazioni sciistiche sarebbero rimaste dei villaggi marginali ed isolati.
Noi, da questo punto di vista, siamo più avvantaggiati: sull’area interessata dal nostro progetto non esistono ancora leggi e vincoli così definitivi ma solo indirizzi provvisori, forti limitazioni certo, ma che ancora potranno e dovranno necessariamente subire variazioni e cambiamenti anche in base alla volontà politica dei cittadini dell’area. Ci vogliono trattare come i figli minori della Valtellina? No, non ci va bene e tantomeno vogliamo essere una succursale dell’alta Valtellina, vogliamo invece diventare protagonisti del nostro futuro per la nostra gente e per le sue future generazioni.
Non ci basta una semplice constatazione dei tecnici fatta su “indirizzi”, vogliamo un tavolo istituzionale che analizzi e ove occorra modifichi il progetto, dove si possa alla fine arrivare ad una decisione condivisa, dove ci siano i Comuni, le Province, le CM dell’area interessata oltre alla Regione, dove poter portare avanti le nostre richieste nel rispetto di norme certe e definitive, magari scritte tenendo conto anche della volontà dei Tiranesi e di tutti gli altri abitanti dell’area.
Vogliamo portare avanti un progetto che rispetti la natura, i nostri boschi e le nostre vallate senza rinunciare a quel forte impulso socio-economico che il progetto ci garantirebbe: dal punto di vista occupazionale almeno 200 posti di lavoro assicurati più quelli creati dell’indotto, 10.000.000 di Euro all’anno spalmati sul territorio, i nostri figli potrebbero godere della nuova Tirano che finalmente assurgerebbe al ruolo che gli spetta: una stazione sciistica e montana naturale. No, nessuno ci toglierà tanto facilmente questo importante futuro.
Ci chiediamo come mai il progetto coaster incontri tante difficoltà anche solo ad essere esaminato da un tavolo dove siano rappresentate tutte le forze in campo e, visti i numerosissimi ed inconsueti ostacoli, ci viene il dubbio (dopo tanto tempo) che forse fra i detrattori del progetto, oltre a chi in buona fede è contrario (normale dissenso peraltro auspicabile in democrazia), ci sia anche chi porta avanti interessi o la volontà contraria di “poteri forti” che non vogliono questo sviluppo turistico di Tirano.
E non ci vengano a dire che vogliono esaminare la fattibilità del solo mezzo di trasporto senza il progetto turistico, non serve un esperto per capire che senza i passaggi sicuri ed “obbligati” dei turisti che soggiornerebbero in altura, la società (pubblica o privata) che gestirebbe il coaster non potrebbe mai avere certezze sulle entrate che servirebbero a pagare i costi d’uso e di manutenzione del mezzo. Il progetto coaster non dice di certo no al pubblico (visto che nella società potrà entrare qualsiasi ente o soggetto pubblico o privato) ma non parliamo però di fantasie turistiche che avrebbero solo la funzione di far perdere tempo.
Aspettiamo ancora con pazienza nei prossimi mesi i passi della politica locale, è un attendere fiduciosi ma non certo una resa, non ci faremo rubare il futuro, siamo determinati (se costretti) a richiedere con decisione un referendum per fare uscire la vera volontà dei tiranesi.
Dario Morellini (amìs della nuova area turistica)
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