Siamo ormai in una terra di turismo, pertanto i prati non sfalciati, andati a” zerbo “
( incolti ) stonano e suonano come una campana rotta per il nostro territorio.
Se non è possibile prescindere dal mantenimento dei prati e dei pascoli dei nostri maggenghi, se il tutto è troppo oneroso, o chi lo fa ormai è diventato una mosca bianca,non conviene forse chiedere aiuto alle mucche, alle pecore e agli asini?
Un esercito di questi amici, condotti da pastori itineranti, nei nostri maggenghi abbandonati può essere la soluzione giusta. Anni fa ho visto pastori bresciani con il pascolo della loro mandria pulire i prati meglio di una falciatrice e i quadrupedi per ringraziamento ingrassano anche il prato. Suvvia chiamiamo in valle quell’esercito salvatore!
La bocca di questi amici quadrupedi è un buon tagliaerba e oltretutto il loro fisico rende buon latte e buona carne. Ma dove sta il problema?
Il graduale abbandono delle zone di montagna o, per meglio dire, la ristrutturazione e le nuove costruzioni delle case in montagna hanno trascurato in molti casi il contorno. Un contorno fatto di prati e di boschi, dove gli avi traevano il loro sostentamento allevando bestiame. La gestione del territorio è mutata ed è mutata la conformazione del paesaggio. Ora la casa di montagna, per molti, è diventata “ la cenerentola “ del sabato e domenica per la “polenta taragna” con gli amici o la “giornata per funghi “. Il territorio che circonda la casa, la strada, i muri di sostegno a molti, poco o nulla interessa.
Una strada invasa dalla vegetazione
La montagna di Trivigno
Ora abbiamo spazi meno liberi, meno aperti con umidità maggiore, insetti “cattivi“ e perfino zanzare.
L’avanzare della sterpaglia causa la graduale distruzione della flora e degli alberi da frutto che i nostri avi hanno coltivato nel corso dei secoli. Questa vegetazione incontrollata ci ha tolto panorami stupendi.
I nostri avi non avevano moderne falciatrici, decespugliatori, trattori, imballatrici che riducono di molto il tempo per il raccolto; erano muniti solo di falce, rastrello e forca e paradossalmente i maggenghi erano tenuti meglio d’ora. Nonostante la tecnologia attuale e questi interventi i prati sfalciati calano e aumentano le boscaglie.
Allora forse converrebbe organizzare, tra le innumerevoli feste paesane anche la “festa dello sfalcio“ e come attori far intervenire mandrie di mucche, pecore e asini.
Chi lo sa! Forse loro faranno “comunella“ e ci aiuteranno a tenere in ordine i nostri prati e i nostri maggenghi.
e.m.
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