6 ottobre 2011 - “Con l'abito di nozze” - Matteo 22,1-14 - XXVIII domenica del tempo ordinario. (Di don Roberto Seregni)
In quel tempo, rispondendo Gesù riprese a parlare in parabole ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo e disse: "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".
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Non c'è il due senza il tre, dice il proverbio. Eccoci infatti davanti alla terza parabola di quel trittico che Matteo ha abilmente disposto nel suo racconto, pochi versetti dopo l'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme. Il tema è lo stesso delle due parabole precedenti: l'accoglienza o il rifiuto di Gesù.
Il testo di questa domenica si presenta ricco di particolari e di colpi di scena. Al centro di tutto c'è il re. L'occasione del banchetto è il matrimonio del figlio, di cui però non si dice nulla. E’ il re che parla, ordina, giudica.
Il primo colpo di scena sta nel rifiuto degli invitati alle nozze.
Ma come? S'è mai visto qualcuno rifiutare un invito a un banchetto regale?
E la cosa che lascia ancora più stupiti sono le motivazioni: uno va nel campo e quell'altro a badare ai propri affari. E se non bastasse, qualcuno se la prende pure con i servi, li bastona e li uccide.
E' chiaro che, come la scorsa settimana, Gesù sta rileggendo la storia di rifiuto e di violenza toccata ai profeti e a Giovanni Battista, questa forse è la ragione del ricorrente doppio invio dei servi. Ma questo rifiuto appare provvidenziale perchè apre all'accoglienza di quelli che non erano preparati e che vengono raccattati per le strade.
Buoni o cattivi, belli o brutti non fa problema.
E la sala si riempie di invitati.
Evvai con la festa!
Fino a qui tutto sembra chiaro e lineare: c'è chi rifiuta e chi accoglie l'invito.
Ma d’improvviso scatta un nuovo colpo di scena: il re passa tra gli invitati, ne trova uno senza abito nuziale, lo fa legare e dopo averlo rimproverato, lo fa buttare fuori dalla festa.
Ma come? Certo che non ha l'abito nuziale – verrebbe da dire - è stato raccattato per strada!
Ovviamente la parabola non vuole mettere in luce la folle pretesa del re, quanto piuttosto sottolineare il rischio dei commensali di sentirsi “garantiti” per il semplice fatto di trovarsi lì.
Ancora una volta il Rabbì di Nazareth ci scuote e ci obbliga a guardarci allo specchio per dirci la verità sulla nostra vita e sulla nostra fede. Nessuno può credersi garantito e arrivato. Nessuno può dirsi certificato per il Regno.
La Sua Parola ci vuole svestire da quella religiosità fatta di abitudini vuote, di riti che non celebrano più nulla, di quella religiosità triste e moralistica di cui spesso – troppo spesso! - siamo imbevuti.
La Sua Parola ci vuole mettere a nudo, o forse farci capire che nudi già lo siamo e che lo Spirito è pronto a rivestirci dell'abito di nozze.
E penso a te, amico che non trovi più una ragione per ricominciare.
A te che per un errore sei stato allontanato dalla famiglia.
A te che non sai più sperare.
A te che la malattia sta portando via tutto.
A te che per amore stai dicendo un “sì” importante.
A te che cerchi di fare del tuo quotidiano un canto di lode a Dio.
A te che dopo tanti sacrifici ti ritrovi a mani vuote.
Per tutti risuoni ancora l’invito al banchetto del Figlio e il Signore ci trovi rivestiti con l'abito di nozze!
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Buona settimana
dR
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