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domenica 2 ottobre 2011

VANGELO VIA MAIL: "OSTINATA FEDELTA'"

1 ottobre 2011 - “Ostinata fedeltà” – Matteo 21,33-43 - XXVII domenica del tempo ordinario. (Di don Roberto Seregni)

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: “Ascoltate un’altra parabola: C’era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l’affidò a dei vignaioli e se ne andò.
Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l’altro lo uccisero, l’altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l’eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero.
Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?”. Gli rispondono: “Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo”.
E Gesù disse loro: “Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare”.
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Dopo il sorpasso delle prostitute e dei pubblicani, i sacerdoti e gli anziani devono mandar giù un altro boccone amaro. Con questa nuova parabola – la seconda di un trittico che Matteo ha abilmente composto – Gesù svela la chiave di lettura della storia della salvezza, cavalcando le onde dell’allegoria della vigna del grande Isaia, che troviamo nella prima lettura di oggi. La vigna è il popolo di Israele, il padrone è Dio, i contadini sono i capi del popolo, i servi i profeti e il Figlio è Gesù.

Il racconto della parabola narra l’intreccio della nostra infedeltà con la passione ostinata di Dio. Gesù anticipa ciò che sta per accadere: come i profeti e il cugino asceta Giovanni, anche Lui verrà rifiutato. Gli ascoltatori vengono raggiunti nelle loro chiusure e presunzioni: sanno rispondere correttamente alla domanda del Rabbì di Nazareth, ma non ne traggono le conseguenze, non si lasciano aprire gli occhi.
Sono convinti che Gesù parli con loro. In realtà, il Maestro, parla di loro.

E’ bellissimo questo padrone attento e appassionato per la sua vigna. La pianta con cura, le fa una siepe attorno che possa custodirla come il suo abbraccio, scava un frantoio perché è certo che porterà frutto abbondante e costruisce una torre perché dall’alto la si possa sorvegliare. Ma questa tenerezza contrasta con la furia omicida dei vignaioli che fanno piazza pulita dei servi e nemmeno si arrestano davanti al figlio. Questo contrasto è l’eterno intreccio tra l’amore di Dio e il nostro rifiuto. Quanti messaggeri Dio manda nella nostra vita e quante chiusure, mediocrità e falsità ancora segnano il nostro rapporto con Lui.
Quando ci apriremo per davvero alla sua visita? Quando smetteremo di pretendere che Dio ci ascolti, senza aver nemmeno provato a sentire se Lui ha qualcosa da dirci? Quando concederemo a Lui il primato sulla nostra vita?

Forse anche noi avremmo saputo rispondere correttamente alla domanda di Gesù, così come hanno fatto gli interlocutori del tempo.
Forse anche noi siamo convinti che Gesù parla con noi e non di noi; siamo certi di essere a posto, sereni e tranquilli con la tessera aggiornata e fedele del buon cristiano.
Forse mentre ascoltiamo questa parola ci vengono in mente altri (vicini di casa, parenti, colleghi, conoscenti…) che dovrebbero proprio farsi un bell’esame di coscienza a partire da queste parabole che stiamo ascoltando…
Ecco: se è scattato anche uno solo di questi ragionamenti, allora questa parabola è proprio per noi e parla di noi.

Coraggio, cari amici! Lasciamoci ferire dalla parola di Dio, facciamoci mettere in crisi, permettiamo allo Spirito di provocare ripensamenti sulle nostre scelte e farci intravedere il cammino della conversione. La crisi – se è opera dello Spirito – non deve inquietare, perché la Sua azione scava nel profondo del nostro cuore per purificarlo e renderlo più trasparente e saldo.

Buona settimana a tutti
e grazie a Patrizia di Rimini che mi ha segnalato il mancato invio della mail!

don Roberto

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