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domenica 29 gennaio 2012

VANGELO VIA MAIL: "TACI"

27 gennaio 2012 - “Taci” – Marco 1,21-28 - Quarta domenica del Tempo Ordinario. (Di don Roberto Seregni)

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
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La guarigione dell’indemoniato è il primo esorcismo raccontato nel Vangelo di Marco. Mi colpisce che questa scena avvenga nella sinagoga e non in una viottola della periferia di Cafarnao... La prima liberazione, cioè, avviene dentro la comunità, nel luogo della preghiera e dell’incontro. La scelta che ha guidato i primi passi della vita pubblica del Rabbì invita ciascuno di noi a partire da “dentro”, da quell’impasto meraviglioso di santità e di peccato, di slanci e di fatiche, di eroismi e di mediocrità che sono le nostre comunità.

Prima di puntare il dito fuori, siamo interpellati a scrutare la nostra vita comunitaria, a smuovere i macigni che impediscono di percorrere le strade della fraternità, a ritrovare sentieri di speranza, a far circolare aria fresca, a sbarrare i vicoli senza uscita della superficialità e a non impantanarci nei fanghi del formalismo.

Ricordiamo sempre che la Chiesa non è una comunità di perfetti ma di peccatori perdonati e redenti che invitano alla conversione e testimoniano che cambiare si può.
Basta sceglierlo.
Basta mettersi nelle sue mani.
I discepoli di Gesù che hanno sperimentato sulla loro pelle la potenza trasformante del perdono, annunciano che stare con Gesù è più bello di quanto si possa immaginare e più straordinario di quanto si osi sperare.

No, non serve essere perfetti.
Il Rabbì non se ne fa nulla di una combriccola dei superman della fede.
Gesù vuole discepoli che si lascino perdonare, amare, trasformare; uomini e donne che abbiamo il coraggio e la follia di camminare al suo fianco e di annunciare a tutti che con Lui o senza di Lui non è la stessa cosa.

Mi colpisce che la prima parola rivolta da Gesù all’indemoniato sia un invito al silenzio: “Taci”. Marco utilizza un verbo molto forte che richiama il gesto di mettere la museruola. Per essere raggiunti, toccati e trasformati dalla Parola occorre stare in silenzio, fermarsi, interrompere le frenesie pastorali e dare tempo al seme gettato in terra di marcire e di portare frutto.
Taci. Fermati. Ascolta. Guarda. Sentiti. Vivi.


Buona settimana
don Robi

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