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domenica 1 aprile 2012

DELLA VEDOVA: "LA VERITA' SUL PGT"

31 marzo 2012 - Il Vicesindaco di Tirano Gianmartino Della Vedova ha affidato a questo giornale la replica alle accuse del Gruppo Misto relative a dei presunti favoritismi in seno al Pgt.

Leggo sempre con particolare attenzione quanto pubblicato da Intorno Tirano: credo che queste nuove modalità comunicative esprimano quella vivacità intellettuale, quello stare al passo con i tempi che sono espressione di una società critica e attenta a tutto ciò che di rilevante accade sul territorio.

Non poteva certo passare inosservato un evento così importante come l’approvazione del nuovo Piano di Governo del Territorio, uno strumento per mezzo del quale l’amministrazione si assume il difficile compito di ridisegnare la fisionomia di una intera città. Non so quanti abbiano la consapevolezza dell’importanza e della complessità di un documento così articolato come il PGT. Su che cosa vada in concreto ad incidere, in che modo, con quale impegno, con quali risorse, con quali obiettivi...

E la sommarietà dei giudizi letti sulla stampa cartacea e on line non rende certo giustizia ai professionisti che vi hanno lavorato intensamente per cinque anni producendo tre ponderosi documenti:

  1. il Documento di Piano, il vero cuore della programmazione urbanistica aperto ai contributi e alle proposte di cittadini e associazioni,
  2. il Piano dei Servizi che analizza e descrive le strutture pubbliche necessarie alla comunità e
  3. il Piano delle Regole, che individua la destinazione delle aree del territorio.

Per pervenire alla loro redazione sono stati analizzati meticolosamente non solo il territorio, ma anche la sua stratificazione sociale, culturale ed economica, in coerenza con quell’idea di città alpina che ci ha ispirato sin dall’inizio.

Chiunque abbia avuto la pazienza di dedicare un po’ di tempo alla sua lettura, anche critica, non può che rimanere perplesso davanti alla caratura delle osservazioni recentemente emerse sulla stampa. Sembra che ai commentatori, più che l’analisi di come verranno disegnate le nuove aree pedonali (mi riferisco ad esempio alla zona di cucitura fra il Centro Storico e gli edifici del ‘900 del Giardino di infanzia e del Palazzo Credaro, inclusa la zona Arcari e la Piazza dell’Emigrante) o agli interventi previsti sulle aree di criticità come l’area Selva, l’autorimessa Perego, il cinema Italia, l’area ex Sala o l’area Mottana, o la progettazione dei parcheggi satelliti, o la trasformazione delle zone che hanno perso la loro funzionalità come Foro Boario o lo Scalo merci, siano più attratti dall’esercitare la meritoria funzione di controllori della legittimità e della opportunità sull’operato e sulle scelte dell’amministrazione. Ben venga.

Trovo un certo imbarazzo a rispondere alle argomentazioni di chi si firma Carlo Verdone, Ferro Fuoco, Pippo Baudo…. (chi chiede chiarezza dovrebbe dimostrarne altrettanta mettendo “in chiaro” il proprio nome e cognome sulle opinioni che espone). Merita invece attenzione quanto espresso dal Gruppo Misto le cui energie sembrano concentrarsi esclusivamente sul fatto che uno dei terreni interessati alla sistemazione dell’area verde fra il San Michele e la via San Giuseppe appartenga ad un mio “parente”. Ebbene sì. Questo corrisponde al vero, come corrisponde al vero che la mia famiglia è stata proprietaria di un edificio nel Centro Storico, da me ristrutturato quando la maggior parte dei fabbricati era transennato e decadente, o che altri miei parenti abbiano costruito la loro casa in una frazione che si stava spopolando. Salvo che spogliarsi francescanamente dei propri beni e indurre i parenti a farlo (oppure a rinunciare ad ogni carica pubblica) è probabile e possibile che qualcuno riesca a ricondurre determinati interventi a qualche interesse privato mio o di qualche mio “parente”.

Ciò che invece non corrisponde al vero sono alcune argomentazioni del Gruppo Misto riferite all’area San Michele che come ormai è noto verrà ampliata creando un grande Parco al centro della città, analogo e migliorativo rispetto a quello proposto dal gruppo misto: 16/17 mila metri quadrati (che potranno ancora aumentare aggiungendo una parte della superficie della segheria Ghilotti per la quale è ipotizzabile la trasformazione in zona residenziale o alberghiera) al posto degli attuali 7/8 mila.

Per raggiungere questo obiettivo strategico e indispensabile è stato lo spostamento verso la via San Giuseppe di un’area edificabile diretta di circa 3.000 mq che nel vecchio PRG era collocata in adiacenza all’attuale Parco. Si è venuta così a creare, com’era nelle intenzioni degli estensori della richiesta di ampliamento del parco S.Michele, un’unica e più grande area verde senza interruzioni e senza il rischio di veder realizzati in futuro fabbricati in vicinanza della Basilica.

E qui, mi permetto una nota personale in risposta a chi interpreta questa scelta come il risultato della volontà di agevolare qualcuno in particolare: se il mappale storicamente dei miei “parenti” fosse stato stralciato da questa scelta urbanistica progettuale, sarebbe stata l’unica area ad aver subito un diverso trattamento rispetto a quelli in fregio a tutta la Via San Giuseppe. Non stupisce che un certo tipo di informazione induca i (tre) lettori meno informati a identificare certe scelte come “logiche nepotistiche, parenti povere delle logiche mafiose” o si vada a scomodare addirittura ” l’etica professionale”. E’ appena il caso di ricordare che non stiamo parlando di trasformazioni a scopo speculativo di aree agricole in aree fabbricabili, ma di terreni che comunque erano già edificabili e sui quali cambia, per i motivi progettuali appena citati, solo il regime di edificabilità: da PL a diretta.

Restando in tema di favoritismi presunti è bene puntualizzare che tutti i terreni dell’area San Michele sono stati trattati nello stesso modo, infatti sia che essi insistano sulla via San Giuseppe, sia che siano a ridosso dell’attuale Parco San Michele l’indice territoriale edificatorio è stato ridotto, per tutti, rispetto al PRG da 1,5 a 1 mc/mq. I terreni antistanti alla via stessa hanno ceduto, negli anni passati, superfici per la realizzazione della viabilità e dei marciapiedi attuali inserendosi in un contesto urbanizzato che già vede l’edificabilità diretta per tutta la Via San Giuseppe; in questo PGT cederanno una ulteriore fascia di 5 metri per la realizzazione della pista ciclopedonale e su di essi insistono le strade di accesso ai piani attuativi previsti che attualmente ne sono privi. Quantitativamente, se si vuole conteggiare la percentuale ceduta, è intorno al 30-35%, esattamente come tutti i terreni presenti in zona e oggetto di piano attuativo.

Anche su altre inesattezze è doveroso fare chiarezza: non corrisponde al vero che” la superficie destinata a strada rimane a carico di tutti i cittadini e non essendo edificabile comporterà per i proprietari una forte penalizzazione”. La scelta dell’amministrazione è stata quella di realizzare direttamente la strada di accesso (destinata esclusivamente alla mobilità ciclo pedonale e di servizio ai lotti presenti nell’area) attraverso la procedura di appalto pubblico evitando così l’incombenza della realizzazione ai proprietari dei piani attuativi e scomputando i costi dagli oneri di urbanizzazione che così vengono interamente versati nelle casse comunali. La superficie inoltre occupata dalla strada, parte integrante del parco, genera comunque la volumetria con indice territoriale 1:1 per i proprietari.

A differenza di quanto proposto dal Gruppo Misto, quello che l’amministrazione e i progettisti hanno previsto, è concretamente realizzabile sia come densità edificatoria sulle zone di appoggio che di rispetto della zona “buffer” del tracciato ferroviario Unesco, sia come entità quantitativa dei tre piani attuativi previsti.

Nonostante questi chiarimenti è comunque possibile che le ragioni di “opportunità” espresse dagli estensori del Piano, possano non coincidere con quelle del Gruppo Misto, ma non è abbandonando l’aula del Consiglio comunale come hanno fatto i consiglieri Pola, Marchesi e Trisolini e affidando le loro osservazioni ai mezzi di comunicazione che si favorisce quel processo di confronto costruttivo che, in democrazia, si traduce nell’approvazione o meno delle osservazioni da parte della maggioranza di voto.

Per sgombrare il campo da conclusioni fuorvianti, ho ritenuto opportuno rispondere alle inesattezze, per la prima e l’ultima volta, con lo stesso mezzo; in futuro, chiunque vorrà instaurare un serio e costruttivo confronto, mi troverà sempre pronto all’ascolto, ma nelle forme e nelle sedi istituzionali.

Il Vicesindaco
Gianmartino Della Vedova

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