20 aprile 2012 - “Basta un sorriso” - Luca 24,35-48. Terza domenica di Pasqua. (Di don Roberto Seregni)
Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!».
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Giorni difficili per i discepoli.
Il cuore è in subbuglio.
Sconcerto, paura, turbamento, dubbio, stupore e incredulità sono solo alcuni dei sentimenti appuntati dall’evangelista Luca. Dopo il grande racconto dei discepoli ritornati dalla locanda di Emmaus, il Risorto si fa nuovamente presente in mezzo a loro.
E i discepoli come reagiscono? Sono sconvolti e pieni di paura.
Cosa vedono e capiscono? Un fantasma, uno spirito.
Quanto assomigliamo a questi discepoli confusi e smarriti! Quanta fatica facciamo anche noi a riconoscere il Risorto presente nella nostra vita… A volte trovo cristiani navigati (almeno così sembrerebbe…) che parlano del destino, della fortuna o del fato e che dietro ad un incontro che ha cambiato la vita o davanti a un evento che ha smascherato una possibile tragedia, non vedono nulla, se non il caso; cristiani talmente concentrati sulla loro prestazione religiosa, che non riescono nemmeno a vedere i segni del Regno che li circonda, che non sanno riconoscere il Vangelo che già c’è intorno a loro.
Ma Gesù non molla e ribadisce: “Sono proprio io!”. Gli undici – e non solo loro! - devono allenare lo sguardo e il cuore per riconoscerlo, per superare i dubbi e le paure, per smascherare attese false o proiezioni dei propri desideri.
Il Risorto, che vuole essere convincente e togliere ogni dubbio, invita a toccare e guardare. Sì, proprio così! Gesù non finisce mai di stupirci: avrebbe potuto operare un miracolo strabiliante, una guarigione da premio nobel e invece no! Per farsi riconoscere, per togliere ogni incertezza, Gesù invita a guardare i segni della passione.
Quello è distintivo della sua presenza e della sua verità.
Quelle ferite sono feritoie per contemplare la verità della Sua vita e della rivelazione del volto del Padre.
Ancora una volta il Risorto ricorda l’inseparabilità della Croce e della Resurrezione. E’ proprio questo legame che ci dice lo specifico dell’annuncio della Pasqua. La “buona notizia” non è solamente che un morto è ritornato in vita, ma che il Figlio di Dio fatto uomo tra gli uomini ha donato tutta la sua vita per amore sulla Croce, ha sconfitto la morte ed ora è il Vivente!
Ma il vangelo di oggi, accanto alla passione e alla resurrezione, introduce un terzo elemento fondamentale: la missione.
Il Risorto, aprendo le menti dei discepoli all’intelligenza delle scritture dice: “Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati” (v. 48). Bellissimo: l’annuncio non è una cosa a lato o un dettaglio! La missione è parte integrante dell’unico evento della salvezza, fa parte della natura stessa della Chiesa nascente. Senza l’annuncio della conversione e del perdono dei peccati, la morte e resurrezione di Gesù rimarrebbero incompleti.
Coraggio, cari amici! Il Risorto invita anche noi ad annunciare che Lui è vivo e che siamo discepoli di un Dio innamorato e non sudditi intruppati e paurosi di un divino castigatore. In ufficio, a scuola, per strada, sul tram, al mercato siamo dei mandati, abbiamo questa novità esplosiva da condividere e da donare. Questo non è un optional della fede, ma una delle sue caratteristiche fondamentali. Come possiamo, come siamo capaci, nella vocazione che abbiamo ricevuto, non lasciamoci sfuggire nessuna occasione. A volte, davvero, basta solo un sorriso.
Buona settimana
don Roberto
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