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martedì 29 maggio 2012

IL TIRANESE SENZA CONFINI COMPIE 4 ANNI

In occasione del quarto prossimo compleanno del mensile cartaceo d'informazione “Il Tiranese senza confini”, pubblichiamo l'intervista a Ivan Bormolini, redattore della testata.
Era il giugno del 2008 quando nelle edicole usciva il numero zero de “Il Tiranese senza confini”, giornale che dal settembre di quello stesso anno esce regolarmente ogni primo sabato del mese.
Ciao Ivan, com’è nata l'idea di ricreare un giornale locale nel tiranese?
E' nata dalla volontà di un gruppo di redattori che facevano parte della redazione di “Tirano & dintorni” dell’editore – grande amico e per me primo maestro di giornalismo – Fulvio Schiano.
Eravamo, come oggi, animati dalla volontà di continuare a perseguire la tradizione giornalistica locale, che ha radici storiche nella rivista pubblicata già da Giancarlo Berandi.
L'impulso principale che ha permesso la nascita a questa testata è arrivato da Antonio Platz, l’attuale direttore – già conosciuto per lo stesso ruolo nello storico settimanale della vicina Valposchiavo (Il Grigione Italiano, Ndr) e da Arnaldo Bortolotti. A questi bisogna aggiungere tutto lo staff della Tipografia Menghini SA di Poschiavo.
Qual'è il bilancio del giornale in questi primi quattro anni?
In questi anni abbiamo cercato di creare uno strumento per divulgare e approfondire le notizie principali della zona del tiranese. Ciò senza escludere naturalmente articoli di promulgazione culturali, sportive, dialettali e legate alla nostra tradizione. Attualmente le vendite sono buone e lo stesso si può dire della vendita di spazi pubblicitari. Particolarmente quest’ultimi sono relativamente ambiti e per questo non possiamo che essere soddisfatti e ringraziare coloro che ci concedono fiducia
Vediamo ad alcune domande più personali. Qual'è stata l'intervista più difficile?
La più difficile, per le sue implicazioni occupazionali e sociali, è stata quella che ha riguardato la chiusura della Cartiera, episodio che è avvenuto in concomitanza con la nascita del “Tiranese senza confini”.
Mi ero già occupato di questa storica azienda quando scrivevo per “Tirano& Dintorni”, avevo parlato dei cicli di cassa integrazione, delle operazioni intraprese dal gruppo Diatec per tutelare lo stabilimento, con l’allora direttore Marcello Saligari mi ero incontrato più volte, ma mai da tiranese avrei pensato ad un “finale” così.
Ma ti voglio dire una cosa, vivendo la realtà locale, non ti menziono altre interviste difficili, perchè potremmo parlare all’infinito del reportage della crisi del 2009, dove ho intervistato i titolari o i dirigenti dell’imprenditoria locale, ma alcuni articoli tanto per “Tirano & Dintorni” quanto per “Il Tiranese senza confini” li considero pezzi “difficili”: la morte improvvisa del Conte Cesare Sertoli Salis, oppure l’anniversario dei cinque anni della morte di don Tullio Viviani, pezzi che sono rimasti nell’anima dei tiranesi, articoli che per me vengono dal cuore, forse la vera essenza di questo mestiere.
Qual'è stata, invece, l'intervista più bella?
La più piacevole dal punto di vista giornalistico, ma anche umano è l'intervista, che uscirà nel prossimo numero, a Monsignor Luciano Capelli, vescovo di Gizo; mi ha raccontato la vita da missionario, le difficoltà e i successi, come per esempio aver portato il lavoro e la speranza, insomma la vita, in luoghi dove regnava la povertà e l'isolamento. Questo “nostro” Vescovo ha lavorato per portare sollievo prima nelle Filippine e poi nelle isole Salomone...
Ma poi ce ne sono altre, gli incontri con i politici locali, con il parroco don Remo, con tante realtà locali come la scuola o altro, penso che in fondo questa sia le vera “mission” del Tiranese Senza confini” dare un’informazione corretta è giusta, senza coinvolgimenti, basta poco, basta dare voci a tutte le parti in causa.
E la prima intervista?
Sì, me la ricordo come se fosse ieri, un incontro con don Tullio Viviani allora prevosto di Tirano, un’indagine sulla fede dei tiranesi, un pezzo per certi versi simile a quello che ho pubblicato il mese scorso, un faccia a faccia con don Remo.
Le differenze? Forse allora la questione era meno delicata e complicata, certe tematiche riguardanti fede, sacerdoti e chiesa non erano così accentuate.
Un’intervista organizzata in fretta e furia?Si c’è stata pure quella, non è nel mio stile organizzare un'intervista senza prima aver studiato domande o approfondimenti relativi alla tematica che voglio trattare, ma in quel caso ho dovuto agire in mezz’ora.
Si è trattato di un a tu per tu con Vittorio Brumotti, in occasione della prima edizione della Festa dello sport nel settembre dell’anno scorso; posso dirti che è stato un incontro un po’ adrenalinico.
tiranesi
Un pezzo che avresti dovuto scrivere ma che non hai trattato quel’ è stato?
Non è mancata neppure questa esperienza, trovarsi di fronte ad una scena terribile, non avere il coraggio di scattare una foto, arrivare a casa e non trovare le parole per descrivere ciò che hai visto, perché ti poni domande anche se sai di non poter trovare risposta.
Non ti dico di quale fatto di pura cronaca sto parlando, anche gli altri giornalisti locali hanno fatto fatica a trovare le parole; ho troppo rispetto per chi non c’è più e per chi è rimasto per poterne parlare.
Un incontro che ti è rimasto impresso come persona prima che da redattore?
Ma guarda Marco, di incontri in tanti anni ce ne sono stati molti, molti dei quali costruttivi e pieni di significato giornalistico e personale.
Ma ti dico, per la profondità dei temi trattati e per l’onore di aver conosciuto il cantautore Roberto Vecchioni prima del suo concerto a Madonna di Tirano, posso dirti che quell’uomo, quel professore e quel cantautore mi ha colpito; un uomo semplice che nello stesso tempo si racconta e sa raccontare, sa trasformare in musica ciò che la sua anima ed il suo cuore pensano.
Quella sera della conferenza stampa ero seduto vicino ad Antonio Platz, ma credo che l’emozione nel sentire un uomo che si raccontava, parlava dei suoi figli, della sua donna e delle tante esperienze di vita mi ha lasciato stupefatto.
In riferimento alla tua esperienza da redattore, qual'è il tuo bilancio personale?
Essere stato redattore prima con Fulvio Schiano e poi con Antonio Platz è stata una bellissima esperienza che continuerà; mi ha arricchito dal punto di vista umano e culturale e mi ha permesso di incontrare tanti altri redattori che stimo ed apprezzo, ognuno per le loro specificità.
Ma permettimi di dire che l’esperienza con Fulvio e con Antonio mi ha dato tanto; due maestri che mi hanno aiutato a sviluppare la passione per il giornalismo; oggi come ieri due amici e due persone professionali e capaci.
Quattro anni di “Il Tiranese senza confini” , cosa ne pensi?
Quattro anni e non sentirli! Posso dirti così: è piacevole trarre dei bilanci positivi; credo che i contributi miei ma anche di tanti altri redattori e soprattutto la direzione di Antonio, ci abbiano permesso di raggiungere determinati obbiettivi che sono stati per noi costruttivi.
Andiamo avanti così e con questo spirito, e poi vedere il giornale uscire dalla stampa ed essere soddisfatti per il lavoro fatto è un input mese dopo mese.
Ora una domanda più ampia; oggi due realtà giornalistiche a Tirano, una è appunto il Tiranese senza confini è l’altra l’on line www.intornotirano.it, cosa ne pensi?
Penso che per Tirano e per i suoi cittadini l’avere due giornali completamente diversi nella loro struttura e organizzazione, ma comunque con lo stesso obiettivo, ovvero dare informazione, sia un valore aggiunto per la città.
La collaborazione mia e di altri redattori con entrambe le testate è una dimostrazione che possiamo lavorare insieme nel dare notizie e approfondimenti. Nello stesso tempo credo non manchi un altro obbiettivo che i due giornali hanno come uno dei punti fondamentali ovvero quello contribuire a promuovere eventi e iniziative che in questi ultimi anni sono stati organizzati in una città che, non dimentichiamolo, dal punto di vista turistico e non solo sta crescendo molto. 

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