Venerdì 26 ottobre prossimo alle ore 20,45, presso la
libreria “Il Mosaico” di Tirano (V.le Italia n. 29) si terrà la serata
di letture recitate dal titolo: “«Il parlare scorretto fa male alle
anime (Socrate)». Uno sguardo sull'uso del linguaggio in George Orwell e
in T.S. Eliot”.
La lettrice ed animatrice della serata, Nadia Mainetti, vicedirettore del periodico culturale “Sei in Valle”, ci ha rilasciato una breve intervista.1. Nadia Mainetti, come mai la scelta del tema “IL LINGUAGGIO"?
Viviamo in un mondo in cui lo scambio, il confronto e talora anche lo scontro tra le diverse lingue e culture hanno raggiunto uno dei punti di massimo; ogni giorno sperimentiamo l’importanza della comunicazione, non solo con la nostra ma anche con altre lingue, con il linguaggio informatico, con quello giovanile, con quello più propriamente scientifico, artistico, ecc. Inoltre siamo immersi in una rete fittissima di codici e sottocodici, di testi e immagini, di suoni e di filmati, di sequenze numeriche, di icone, di simboli che ci rimandano ad altro e che cercano di restituirci la complessità del mondo che abbiamo costruito e dell’uomo moderno.
In questo contesto, una riflessione seria su quali siano i molteplici aspetti dell’uso del linguaggio si impone. L’argomento è molto complesso, io cercherò di tratteggiare alcuni degli infiniti livelli di funzionamento e di significato del linguaggio, nell’opera di due grandi autori inglesi della prima metà del Novecento: Eliot e Orwell. Ci manterremo sul piano letterario, ma senza dimenticare i principali contributi di sociolinguistica e della psicologia del linguaggio, che ci permetteranno di cogliere aspetti assai interessanti e … del tutto inaspettati !
2. La domanda dunque pare essere: il linguaggio serve solo per comunicare o non è piuttosto qualcosa di più profondo, non è magari una struttura della personalità, del nostro io?
Il pensiero nasce prevalentemente in un contesto verbale. Quindi il linguaggio non è solo il veicolo del pensiero, ma anche la sua struttura portante, come ci insegnano psicolinguistica e sociolingustica.
E’ quindi tempo di riappropriarci di queste riflessioni e non lasciarle soltanto a prendere polvere all’interno dei libri che le contengono. Perché ci servono. Ci aiutano ad orientarci nel disorientamento dei nostri tempi, servono a farci capire cosa sia l’analfabetismo di ritorno e come evitarlo, soprattutto servono ad aiutarci ad avere maggiore consapevolezza di noi stessi, di cosa sia il linguaggio: strumento che ci fa evolvere quando è ricco e vivo, ma anche – se condizionato e limitato - capace di togliere sostanza e struttura al nostro pensiero.
3. Ci spiega il perché della scelta di focalizzarsi in particolare su Orwell e Eliot ?
Perché da un lato, il genio di Orwell fornisce una riflessione (che è anche una provocazione) dettagliata, credibile e inquietante di cosa significhi manipolare il linguaggio per manipolare e condizionare il pensiero; il tutto allo scopo di togliere libertà e dignità all’essere umano. Dall’altro, la grandezza di Eliot si propone di contrastare la degradazione linguistica del mondo contemporaneo, la banalizzazione, la standardizzazione che umilia le infinite potenzialità creative del linguaggio e dell’uomo. Eliot è capace di recuperare e integrare linguaggi e stili poliformi, complessi e lontanissimi l’uno dall’altro, per ottenere un contenuto e uno stile che definirei ”ipersignificante”, polisemico, profetico, in cui nessuna parola è scontata, nessun termine può più essere ridotto solo ad una mera “etichetta” linguistica.
Direi che questi due grandissimi scrittori forniscono materiale molto ampio per una interessantissima riflessione su questi temi!
Per informazioni: Libreria il Mosaico, tel: 0342719785, e-mail: libreriailmosaico@gmail.com
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