La rubrica, a cura di Ezio Maifrè, per capire i modi di dire
dialettali, grazie alla spiegazione e ad un racconto specifico.
Questa rubrica settimanale dei
"modi di dire", nel contesto del racconto, ha lo scopo di rammentare in
gergo dialettale una espressione e non si riferisce a fatti e a persone.
Vale ancora oggidì il vecchio detto "chi va piano va sano e lontano?" Sembra proprio di no. Si corre per ogni cosa. Per il lavoro occorre impiegare minor tempo possibile ed essere sempre aggiornati per essere competitivi e stare sul mercato. La famiglia è diventata una stazione di transito, dove papà, mamme, figli si incrociano solo per un attimo in frenetica attività. Ognuno per le proprie esigenze e, a volte, senza il tempo di parlarsi.
Persino chi legifera oggi fa in fretta quel che domani sarà disfatto ancor più in fretta. Il mondo sembra una giostra impazzita, mai ferma. C’è chi sale al volo e chi scende rompendosi le ossa.
Lasciamo la fretta per un momento. Se ci pensiamo bene Madre Natura sembra non aver avuto fretta. Sembra aver adottato la lentezza delle lumache. La nostra terra sembra avere circa quattro miliardi di anni e solo nell’ultima frazione di tempo di circa duecentomila anni è comparso l’Homo sapiens. L’ha partorito un essere quieto, poi divenuto esagitato e bellicoso.
Noi siamo fatti di polvere di stelle, da atomi scaturiti dal big-bang, l’enorme esplosione di un atomo di infinita energia circa quattordici miliardi di anni fa. Per costruire il nostro universo ce n’è voluto di tempo!
L’universo ha i tempi della lumaca e allora perché noi abbiamo così fretta? La terra gira in sincronia con la luna intorno al sole. Non sembra che anticipi o ritardi la sua rotazione o la sua rivoluzione tanto in fretta. Il tempo scorre uguale, sempre uguale, e se varia nei miliardi di anni, varia più lento d’una lumaca.
Chi vive lentamente ha più energie da spendere. Le lumache con il loro metabolismo ridotto vivono di più. Questo deve averlo saputo, osservando le lumache, il vecchio Pietro. Quando andava nei campi di Vulpera a lavorare, incrociando amici frettolosi diceva sorridendo: "Vai avanti tu , che poi vengo anch’io".
Per accendere la sua pipa, gli occorreva un quarto d’ora. Ogni tirata di fumo era una meditazione e quando si faceva buio, per lui significava che il sole era tramontato ed il giorno che seguiva era un altro giorno da godere.
Dicevano di lui malignando: L’è ün che ‘l ga cur rée ali lümàghi, perchè ogni cosa che fa la fa lentamente come fosse una lumaca. La sua filosofia si rivelò giusta. Seppellì tutti i suoi coetanei e poi ancora. Ai loro funerali diceva al prete e ai chierichetti che portavano la croce al camposanto: andate adagio, a passo di lumaca, e vedrete che il tempo sarà più lungo e godrete di più la vita.
Ezio Maifrè
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