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venerdì 8 marzo 2013

MODI DI DIRE: "N pit per ün la ciav de l'invòlt"

La rubrica, a cura di Ezio Maifrè, per capire i modi di dire dialettali, grazie alla spiegazione e ad un racconto specifico.
MODI DI DIRE: "N pit per ün la ciav de l'invòlt"
"Andreas" flickr.com (cc)
Questa rubrica settimanale dei "modi di dire", nel contesto del racconto, ha lo scopo di rammentare in gergo dialettale una espressione e non si riferisce a fatti e a persone.  
Nei tempi passati e forse anche al giorno d’oggi chi detiene la chiave della cantina ( invòlt) può dirsi fortunato. Fortunato però solo se la cantina è ben fornita, di salsicce, salami, prosciutti, bresaole, vini, ecc. ecc. insomma fornita di ogni ben di Dio. Il detentore della chiave, quando gli viene appetito, non fa altro che infilare la chiave nel buco della serratura, girarla e aprire la porta.
Poi, in santa pace, pappare e pappare …ciò che vuole e fin che vuole. E’ una fortuna che nella vita, arriva una sola volta. Quando arriva conviene tenere sempre ben custodita la chiave in saccoccia in modo tale che nessuno te la possa rubare.
Ernesto, geometra, questo lo sapeva bene. Lui figlio di contadini e ultimo di sette fratelli e due sorelle non aveva mai avuto l’occasione di possedere per ‘n pit per ün la ciav de l’invòlt della cantina di famiglia . Aspettava il suo turno con pazienza. Voleva anche lui poter usufruire finalmente di quel ben di Dio deposto in cantina,ma il suo turno, per un verso e per l’altro non arrivava mai. Anzi era preoccupato poiché con il passar del tempo la cantina si stava svuotando. Temeva che, arrivato il suo turno non avrebbe trovato nulla da godere. Ma non fu così.
Ernesto, bravo geometra, si era fatto un “ nome “ riguardo la sua professione. Progettava belle casette, era amministratore di alcuni condomini, però i suoi guadagni erano modesti. Non possedeva un’auto, andava in ferie un anno sì e un anno no. La sua professionalità l’aveva reso noto a molti ed era riuscito a racimolare un buon numero di voti che l’avevano portato alla prestigiosa carica pubblica di Assessore ai lavori pubblici in un comune di Valle. Passa un anno, anzi due o forse tre, ed ecco che Ernesto lo si vede girare per il paese con un potente SUV.
Al suo fianco c’è sempre qualche bella ragazza che porta al ristorante una sera sì e una sera no. I soldi non gli mancano. L’assessore non manca mai ai suoi doveri. E’ sempre cortese e sorridente con tutti. Insomma una persona squisita, disponibile, premurosa con tutti. Passano cinque anni dal suo mandato. Il suo piccolo studio di geometra, prima essenziale e con i clienti rari come mosche bianche ora è frequentato come una stazione ferroviaria. Ha assunto quattro impiegati che a mala pena riescono a svolgere le pratiche loro richieste. Lavori a non finire, anzi da rifiutare per mancanza di tempo.
Un giorno Antonio, suo amico, ha bisogno d’una pratica urgente. Si reca nell’ufficio dell’amico con l’intenzione di parlarne a tu per tu. Fa anticamera per due ore, poi il geometra lo riceve e gli dice: “ Antonio, mi dispiace. Non posso accontentarti subito. Devi pazientare un poco, occorrono circa sei mesi. Come vedi siamo super indaffarati con il lavoro”. Antonio ringrazia, poi prima d’andarsene gli dice: “ vedo che possiedi la ciav de l’invòlt, ti auguro una buona pappata, ma ricordati sempre il detto : “N pit per ün la ciav de l’invòlt”.
Spero venga, con la prossima tornata elettorale, anche il mio turno. Ciàu!
Ezio Maifrè

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