22 marzo 2013 - Un reperto archeologico dell’antico Egitto,
di notevole interesse artistico e storico, è stato sequestrato dalla
Compagnia della Guardia di Finanza di Sondrio, a seguito di una delle
perquisizioni eseguita nell’ambito dell’operazione Efesto.
Il sondriese deteneva l’antico “cimelio” in una teca di vetro posta nell’attico del proprio appartamento,
sito in una centralissima via del capoluogo valtellinese, ed è stato
deferitoalla locale Procura di Sondrio per i reati previsti dalla
normativa vigente in materia di tutela del patrimonio artistico ed
archeologico.Il reperto, di pregevole fattura, raffigurante una testa lignea, in ottimo stato di conservazione e caratterizzata da vividi colori, costituisce parte di un coperchio ligneo di un “Neb Ankh”, ossia un sarcofago egizio antropomorfo. Il sarcofago risulta essere l’involucro originariamente facente parte di un ensemble di più casse appartenuto ad un personaggio di alto lignaggio egiziano o comunque appartenente al ceto medio alto.
A dare un giudizio sull’autenticità del reperto è intervenuto, in qualità di consulente tecnico d’ufficio nominato dal Sostituto Procuratore dott. Stefano LATORRE, l’egittologo dott. Edoardo Alessandro GUZZON della Fondazione per il Museo delle antichità Egizie di Torino, esperto di cultura egizia ed in particolare specialista nell’esame dei sarcofagi.
Ad un primo sommario esame l’archeologo torinese ha datato il prezioso manufatto a circa 2800/2700 anni fa, facendo risalire il reperto al tardo VII secolo a.C. o in epoca immediatamente successiva, inizio del VI secolo a.C.; nelle prossime settimane lo studioso fornirà valutazioni definitive indicando se il reperto possa effettivamente considerarsi quale bene culturale ed archeologico e, come tale, sottoposto alla disciplina del codice dei beni culturali.
L'Autorità Giudiziaria di Sondrio, per il momento, ha disposto l'immediata rimozione del reperto dalla sua sede originaria; la custodia dello stesso, dopo l’analisi e lo studio del consulente tecnico del Museo Egizio di Torino, sarà curata dalla Soprintendenza dei beni archeologici della Lombardia presso la quale l’attuale dirigente, Dott. Francesco MUSCOLINO, in attesa di nuove disposizioni da parte dell’Autorità Giudiziaria custodirà il prezioso reperto all’interno di una stanza blindata.
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