4 maggio 2013 - "... La notizia che l'annuale Giro
ciclistico d'Italia, anche in questo 2013, transiterà da noi ha
provocato in me gioia, una gioia immensa... (Di Giancarlo Bettini)
Uno dei pochi vantaggi che ho per aver raggiunto la terza
età è quello di aver assommato un' infinità di ricordi, ricordi che
sono ancora numerosi, ma che entro poco tempo potrebbero annullarsi.
Potrebbero rimanere i soli accadimenti quotidiani. Quindi la notizia
che l'annuale Giro ciclistico d'Italia, anche in questo 2013, transiterà
da noi ha provocato in me gioia, una gioia immensa.°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Desidero annotare, anche per far partecipare alla gioia i miei coetanei alcuni momenti felici della nostra vita. Ho visto i girini molte volte scalare le nostre montagne, ne racconto i fatti più significativi.
1953
Chiazze di neve qua e là. Tra le chiazze superfici di suolo più soleggiato dove la bianca coltre da poco si era dileguata. Luoghi adatti, questi ultimi, per ospitare noi spettatori, in piedi, in attesa dell'arrivo dei girini al passo dello Stelvio, a quota poco inferiore ai 3000 metri. Da lassù potevamo vedere quasi l'intero percorso della strada sul versante alto atesino, infrastruttura progettata e realizzara dall'ing. Donegani su commissione austriaca. L'arrivo della tappa era previsto a Bormio. Attesa notevole prima di vedere laggiù, in fondo alla valle, spuntare i girini in gruppo. Il mio pupillo era Gino Bartali in quegli anni già pluridecorato. I veri scalatori erano molti e lo Stelvio era la cartina al tornasole per far trionfare coloro che avevano più forze nelle gambe. Durante la salita, ad un certo punto, un corridore si era staccato dal gruppo ed il distacco da quelli che seguivano era in continuo aumento. Quel campione non era il mio pupillo, ma un fenomeno più giovane, era Fausto Coppi. Al valico Fausto era primo e aveva un forte distacco dagli altri, dai vari Bartali, Magni, Koblet, Kubler..... La folla impazziva, uno spettacolo indimenticabile. Non ricordo bene, ma penso che Fausto in quella tappa, che era tra le ultime del Giro, abbia vinto il Giro.
1954
In quell'anno Torriani, numero uno degli organizzatori, aveva programmato una espatriata del Giro. La Nazione ospitante era la Svizzera. In programma la salita al Passo del Bernina dal versante italiano. Mi ero portato poco sotto il valico, tra una folla numerosa. Permettetemi, amici lettori, una digressione alla quale tengo moltissimo. Le persone anziane ricorderanno uno scrittore eccelso, un signore del giornalismo italiano: Orio Vergani. Vergani seguiva sempre, in veste di cronista, il Giro, i suoi articoli li potevamo paragonare a quadri dipinti dai migliori pittori impressionisti. Descriveva gli splendidi paesaggi attraversati dai girini lungo tutto lo stivale. Impareggiabile! Ritorno alla tappa in territorio elvetico. Eravamo venuti a sapere che i corridori, per quel giorno, avevano organizzato uno sciopero. Li abbiamo aspettati per più di due ore e quando sono transitati da noi salivano a passo d'uomo. La fortuna ha voluto che la vettura scoperta con a bordo l'amato Orio si fermasse proprio davanti a me. Ho ancora davanti agli occhi quel pezzo d'uomo dalle notevoli dimensioni e dalla testa carica di materia grigia. La vista del mio scrittore preferito mi ha fatto dimenticare tutto quello che di negativo che era successo.
1967
A Tirano, per la prima volta, era stato assegnato l'arrivo di una tappa del Giro, la penultima del Giro stesso. Con molti concittadini facevo parte del Comitato addetto alla preparazione di tutto quanto necessario per ricevere in modo decoroso la famosa corsa a tappe. Ricordo che abbiamo lavorato per un paio di mesi.
L'arrivo era previsto lungo il viale Vanoni, poco prima della Cartiera. Avevamo montato le tribune sui due lati della strada, dietro le tribune le bandiere delle varie nazioni sostenute da alti pennoni. La tappa la vinse Gimondi e il giorno successivo, con l'arrivo a Milano, Gimondi vinse il Giro.
ANNI 2000
Con un amico avevo raggiunto il Passo del Mortirolo. Il trasferimento dal fondo valle, da Mazzo, era avvenuto in parte in macchina e in parte a piedi. Poco sotto lo striscione di arrivo della tappa del Giro gli Alpini di Mazzo avevano montato una tenda di notevoli dimensioni. “Scusa Angela”,(Angela è la moglie di uno degli alpini presenti), “sotto la vostra tenda fate anche cucina?”. “Certo” era stata la risposta “logicamente prepariamo solo piatti nostri, valtellinesi accompagnati da un buon vino”. A quel punto abbiamo preso possesso di una parte di panca e di una parte del tavolo. Accanto a noi sedeva un giovane straniero che poco conosceva della nostra lingua. Aveva raggiunto il Mortirolo in bicicletta da corsa. Contemporaneamente a noi aveva ordinato il pranzo, ma lo vedevamo triste. Accanto a noi sedeva un tifoso che sapeva un po' di inglese. Curioso aveva interrogato lo straniero per apprendere il motivo della sua tristezza. Così siamo venuti a sapere che era australiano e fratello del già quotato corridore dal cognome Evans. L'Evans campione, in quel momento, già stava scalando il Mortirolo. Il fratello, triste, aveva appreso dalla radio che il congiunto non era tra i primi. Da lì la citata tristezza. Avevamo lasciato la tenda, alla notizia dell'imminente arrivo del Giro e ci eravamo portati a pochi metri dallo striscione d'arrivo.
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Il ciclismo, è noto a tutti, è uno sport popolare e anno dopo anno gli appassionati aumentano. Noi valtellinesi siamo riconoscenti agli organizzatori che raramente ci dimenticano. Noi cerchiamo di fare il possibile per rendere il lavoro dei responsabili milanesi meno faticoso, per far si che “La Gazzetta dello Sport” continui ad organizzare la corsa storica che, giustamente, è conosciuta in tutto il mondo.
Giancarlo Bettini
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