7 agosto 2013 - L'On. valtellinese Crosio, Lega Nord, si
rivolge al Governo: “Non vi permetteremo di scippare i soldi dei
frontalieri. Devono avere l’indennità di disoccupazione garantita dai
loro versamenti”.
Il Governo ha assunto l’impegno di vigilare affinché le
risorse faticosamente accumulate grazie ai versamenti dei frontalieri,
che oggi ammontano a 270 milioni di euro, custodite in uno speciale
Fondo, siano destinate alle loro indennità di disoccupazione. Lo ha
fatto ieri, nell’aula del Senato, durante l’esame del Decreto del Fare,
dopo che gli esponenti della Lega Nord avevano presentato un ordine del
giorno con la prima firma del valtellinese Jonny Crosio.Il documento prende le mosse dall’articolo 36 del decreto, che interviene sulla gestione dell’Inps, richiama le proposte di legge presentate dalla Lega Nord e impegna il Governo a utilizzare le disponibilità del Fondo per migliorare i trattamenti di disoccupazione dei lavoratori frontalieri in Svizzera, attualmente equiparati a quelli di coloro i quali sono impiegati in Italia. “L’ordine del giorno rappresenta un passo avanti che segue le diverse iniziative che come Lega Nord abbiamo promosso in questi anni – spiega il senatore Crosio –. Ciò che abbiamo fatto e che continueremo a fare è portare all’attenzione del governo la condizione dei frontalieri, affinché vengano riconosciuti e ripagati i disagi di chi lavora all’estero, partendo proprio dall’esistenza di un Fondo che loro stessi, attraverso i versamenti mensili, hanno alimentato. Non permetteremo in alcun modo che il Governo arrivi a scippare i soldi che appartengono ai frontalieri e, in assenza di specifiche norme, il rischio esiste. Per questo vigiliamo e cogliamo ogni occasione che si presenta per sostenere la causa dei frontalieri”.
Altri emendamenti presentati dalla Lega Nord, accolti da Governo o addirittura approvati malgrado il suo parere contrario, hanno consentito di agire su diverse materie: sono state corrette le storture del Durt, il Documento unico di regolarità tributaria, duramente contestato dalle associazioni degli imprenditori, ed è stato strappato all’esecutivo l’impegno a cancellare la tassa sui cellulari.
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