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venerdì 28 febbraio 2014

L'ARTISTA TIRANESE ANNA GALANGA ALLA "MOLECA D'ORO" DI VENEZIA

Anna Galanga, la famosa pittrice tiranese, colleziona un altro importante riconoscimento, questa volta alla Moleca d'Oro di Venezia. L’importante manifestazione artistica, “rivolta con attenzione alla cultura e alle vicende di Venezia in genere”, gode dei patrocini della Regione Veneto, della Produzione Culturale della città di Venezia e dell’Assessorato alla Cultura di Venezia.
Nel salone del prestigioso e storico convento veneziano di San Zaccaria del IX secolo è stata inaugurata la mostra ("Moleca" è una delle versioni simboliche leonine con le quali si esprime il messaggio araldico di maestà e potenza) che vale anche come riconoscimento alla Carriera Artistica di chi vi partecipa; sarà attiva fino al 30 marzo 2014. A essere ospitati 22 importanti Artisti europei scrupolosamente selezionati, e tra questi proprio Anna Galanga, che "si distinguono per rappresentare quello stile che, da sempre, identifica l’attività del sodalizio, pregnante di etica bellezza e spiritualità atte ad esaltare valori di cui la Società moderna sente maggiormente il bisogno in tempi di scadimento artistico e morale” (così il critico Giorgio Pilla).
"E' stata una bella esperienza e una manifestazione molto significativa - ha detto l'artista tiranese - ricca di contenuti e riferimenti culturali oltre che artistici. Molti significative sono stati poi - ha concluso - gli apprezzamenti da vari critici veneziani, abituati a convivere con opere di riconoscimento mondiale, e a respirare quell'aria artistica, a noi così lontana, che io riesco ad assaporare solo quando sono a Venezia".
Riguardo all’opera di Anna Galanga, Giorgio Pilla scrive: “È Artista che trasla nella sua pittura un modus vivendi che Le appartiene appieno. Sia che usi l’acquerello quanto l’olio, le sue visioni si vestono di pura luce affidandosi così ad una resa pittorica che lascia circolare sullo spazio dipinto una sorta di brezza primaverile. È ovvio che tale declinazione doni all’apparato tutto un fraseggio intimo tra segno e colore che mai hanno la tentazione di sopraffarsi; ne consegue un’armonia che sorprende il fruitore il quale si trova ad analizzare un Unicum privo di contrasti e ricco di un pathos che commuove. E questo indipendentemente dal fattore narrativo dell’opera, posto quale complemento oggetto”.

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