Sognare non è peccato, anche se i sogni sono brutti, scandalosi, almeno così mi ha detto un prete. Sono però convinto che i sogni esprimono i nostri desideri inconsci. E’ il nostro cervello che “ lavora “ sulle cose che desideriamo mentre noi stiamo dormendo. Lavora, e mentre lavora elabora i nostri desideri e li elabora spesso in modo irreale, in un modo che appena ci svegliamo svaniscono nel nulla o ben poco ricordiamo.
Ma il sogno lascia un “ marchio “ nel nostro animo per l’intera giornata se non per tutta la vita.
Non occorre agire materialmente nei sogni. Essi ci avvolgono come mantelli misteriosi. Occorre solo vedere, ascoltare, cosa ci dice il “ messaggero sconosciuto “ di un mondo a noi ignoto. ma che ci siamo costruiti con il nostro vissuto. Ebbene, questa notte, ho sognato il nostro futuro sindaco di Tirano .Ho sognato il vecchio Tunàia.
Si, proprio il buon vecchio Tunàia. Per chi non l’ha conosciuto dirò che era povero, di mezzi materiali intendo, ma ricco d’ animo nobile e buono. Si aggirava un giorno sì e un giorno no, con il suo misero carrettino tra le selve di Cologna e quelle del Castelàsc (Castello di S. Maria ). Non chiedeva mai la carità se non dopo aver prestato il suo lavoro di spaccalegna o lavori per l’orto alle varie famiglie. Ricordo mia nonna Virginia che un giorno lo vide salire la contrada di S. Maria trascinando tutti i suoi beni sul carrettino. Era sconcio e sembrava aver fame. Le disse “ Tòni ‘ vöt vargùt de mangia? ( Antonio, vuoi qualcosa da mangiare ? ) . Lui rispose “ Virginia te gh’èe lègna de spacà sü ? “ ( Virginia hai legna da spaccare ‘ “ . Le rispose “ Vàn giù ‘n cùrt e ta truerée vargùt de spacà ! “ ( Vai nella corte e troverai qualcosa da spaccare ). Solo così il vecchio Tunaia desiderava ricevere qualcosa. Poteva solo ricevere dal suo lavoro qualcosa in cambio . Non era carità, era il giusto avere in cambio della sua prestazione.
Sì, ho sognato il vecchio Tunàia , sciur Sindàch de Tiràn . L’ho sognato con la fascia tricolore al Municipio in Sala Consigliare mentre, eretto e fiero con il suo pastrano grigio militare, con i suoi scarponi chiodati, con la sua barba incolta e la pelle rugosa simile al cartone diceva spaventato : “l’éra mìga ‘l càsu de fàm Sindàch e adès cùsa fòo pòo mi “ ( non era il caso di farmi Sindaco e ora cosa faccio) “ .
La gente in sala era quasi tutta povera gente. A molti mancavano i denti perché non avevano i soldi per il dentista . L’odore in sala non era certo quello del profumo di lavanda, ma quello dei panni consunti e sporchi per il lavoro e le loro scarpe avevano sporcato il bel pavimento della sala. Uno di loro disse “ Car Tunàia, noi ti abbiamo voluto Sindaco perché sei una persona buona, non possiedi nulla se non il tuo carrettino con le tue misere cose. Non sei profumato, anzi profumi di “ bùsc “ ( caprone “ ) e se ti rovesciamo con il capo in basso e con i tuoi scarponi chiodati in alto, dalle tue tasche escono solo quattro “ braschée “ ( caldarroste ) per la tua cena di stasera.
Ti abbiamo voluto Sindaco perché tu conosci la natura, la povertà. Non hai boria, non sei presuntuoso, non sei una bandiera che sventola ora a destra, ora a sinistra. Non minacci chi ti critica. Chi fa il furbo approfittando della tua ingenuità lo chiami, come chiamavi me quando ti facevo arrabbiare “ balòs, de ‘n balòs “ . Ascolti la povera gente e la gente ti vuol bene. Ci chiedi cosa potresti fare da Sindaco ? Semplice: continua a mangiare “ braschée e ferüdi “ ( caldarroste e castagne bollite ) mattina e sera e evita i pranzi di “lavoro”, dove il lavoro è solo portare la forchetta in bocca. Rimani povero con tutte le tue cosucce sul carrettino ed evita che il tuo carrettino si trasformi, durante il tuo mandato, in un “quattro ruote” a motore, rifiuta ogni “ ricompensa “ per il tuo lavoro da imprenditori, da gente interessata ai guadagni. Il tuo “ aée “ sia “ si “ , e il tuo “gnàa per sùgn “ sia “no” per il bene del tuo paese e per il tuoi cittadini e stai lontano della gente opportunista che per interesse del momento o elettorale cambia bandiera e non mantiene la parola data.
Ricordati sempre che “ün ‘l vàl ün “ ( uno vale uno ) anche se ricco o povero, potente e imbelle, sano o malato, vecchio o giovane, con lavoro o senza, acculturato o no. Parla sempre come mangi , cioè in modo semplice perché la gente semplice ti possa capire. Questo noi vogliano, caro sciur Sindàch Tunàia, tutto qui , nulla di più” .
Miseri noi ! Sappiamo bene però che, appena ci svegliamo, i sogni svaniscono nel nulla. Così è stato per il mio sogno anche se mi ha lasciato la felicità nel cuore e il desiderio che l’animo buono del vèciu Tunàia scendesse nel cuore di ognuno di noi.
Il caro vecchio Tunàia è ormai andato in cielo nel 1984, ma se il Signore mantiene la sua promessa e cioè che “Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi » (Matteo 20,1-16) ... di sicuro lui da lassù ispirerà il futuro sindaco di Tirano con il suo buon senso e la sua povertà aiutando i deboli e scoraggiando i ricchi e i potenti nei loro intenti.
State però tranquilli. Il mio era solo un sogno e i sogni, si sa, possono anche svanire nel nulla, ma nessuno mi vieterà, quando voterò per il nuovo Sindaco, di desiderarlo buono e sincero come il caro vecchio Tunàia.
Ezio Maifrè
Nessun commento:
Posta un commento