Così raccontò nonna Rina, mentre noi bambini ascoltavano a bocca aperta. Lucia, la più grandicella accarezzava dolcemente la mucca “Stèlascia “ che ruminava nel caldo tepore della stalla.
“Era il 10 agosto del 1949 e non soffiava, a Ronco, un alito di vento.
La notte era scesa lentamente spegnendo ogni suono. Gli uccelli si erano quietati fra le foglie dei grandi alberi di tiglio, ogni tanto il canto dei grilli rompeva il quieto passare del tempo. Era calato il silenzio! Una dolce calma ormai sconosciuta avvolgeva il paesaggio.
E' quel silenzio che ti invade il cuore , che ti dà un' estasi dolce e ti avvolge come un mantello, che ti accarezza come la mamma. E' quel silenzio che ti fa pensare solo alle cose belle della vita, che ti può dare angoscia e paura quando non sei sereno.
“Era il 10 agosto del 1949 e non soffiava, a Ronco, un alito di vento.
La notte era scesa lentamente spegnendo ogni suono. Gli uccelli si erano quietati fra le foglie dei grandi alberi di tiglio, ogni tanto il canto dei grilli rompeva il quieto passare del tempo. Era calato il silenzio! Una dolce calma ormai sconosciuta avvolgeva il paesaggio.
E' quel silenzio che ti invade il cuore , che ti dà un' estasi dolce e ti avvolge come un mantello, che ti accarezza come la mamma. E' quel silenzio che ti fa pensare solo alle cose belle della vita, che ti può dare angoscia e paura quando non sei sereno.
Era il 10 agosto, io e mia mamma eravamo a Ronco nello spiazzo che si affaccia su Tirano, tra le grandi piante di tiglio. Cara mamma , sento ancora l'odore del tuo grembiule, annuso l'odore del pastone per le galline, che preparavi ogni giorno, sento scorrere le tue mani rugose sulla mia faccia, vedo i tuoi occhi di contadina stanca e rassegnata , mite e buona che scrutano il cielo buio e stellato. Ricordo il tuo silenzio di mamma che tutto scruta, tutto dà e nulla vuole in cambio e che prega sempre il Signore per timori e affanni altrui. Ora che sono diventata vecchia, ti sogno, cara mamma !
Sogno ancora d'essere coccolata nel tuo grembo , tra i vestiti consunti dal lavoro. Desidero ancora quel silenzio che mi faceva sognare d'aver le ali , di volare leggera tra i boschi e i prati come gli uccelli. Quel silenzio senza fine mi faceva buona e non mi stancava mai. Ora non l'ho più e mi manca immensamente!
Mamma, noi quella notte aspettavamo di vedere cader le stelle, ti ricordi ?
Svuff! Svuff! Mamma guarda ! Che coda, ha una lunga coda.
Taci e prega ; lei diceva sottovoce!
Sogno ancora d'essere coccolata nel tuo grembo , tra i vestiti consunti dal lavoro. Desidero ancora quel silenzio che mi faceva sognare d'aver le ali , di volare leggera tra i boschi e i prati come gli uccelli. Quel silenzio senza fine mi faceva buona e non mi stancava mai. Ora non l'ho più e mi manca immensamente!
Mamma, noi quella notte aspettavamo di vedere cader le stelle, ti ricordi ?
Svuff! Svuff! Mamma guarda ! Che coda, ha una lunga coda.
Taci e prega ; lei diceva sottovoce!
E’ un segno del Signore, prega per coloro che ti vogliono bene, pensa alla povera gente, diceva!
I suoi occhi erano lucidi mentre mi accarezzava lentamente la fronte. Svuff! Svuff! Svuff! Mamma eccone tre! Che bello mamma, che bello !
Mia mamma non rispondeva, sorrideva felice e pregava.
Notte magica! Lei forse pensava che il Signore si divertisse a tirare stelle dal cielo.
Notte dolce tra il caldo umido dei tigli di Ronco e cari ricordi.
Lassù a Ronco passammo buona parte della notte osservando le stelle cadenti, poi stanca chiusi gli occhi vinta dal sonno. La mamma era solita adagiarmi sul materasso di foglie e darmi un bacio. Penso fu così anche quella notte.
I suoi occhi erano lucidi mentre mi accarezzava lentamente la fronte. Svuff! Svuff! Svuff! Mamma eccone tre! Che bello mamma, che bello !
Mia mamma non rispondeva, sorrideva felice e pregava.
Notte magica! Lei forse pensava che il Signore si divertisse a tirare stelle dal cielo.
Notte dolce tra il caldo umido dei tigli di Ronco e cari ricordi.
Lassù a Ronco passammo buona parte della notte osservando le stelle cadenti, poi stanca chiusi gli occhi vinta dal sonno. La mamma era solita adagiarmi sul materasso di foglie e darmi un bacio. Penso fu così anche quella notte.
Quella sera , guardando le stelle cadenti, mi raccontò la storia di Miriam.
Miriam era una dolce e bellissima bambina. Era una bambina semplice, portava gli scarponi senza calze perché le calze costavano troppo e i suoi genitori erano poveri. I suoi occhi e il suo sorriso erano dolci e teneri come il nascere del sole sul Mortirolo.
D'estate abitava con i genitori in località Canali.
Lassù avevano una piccola baita con una cucina e una stalla dove vi era il bestiame.
All'alba di ogni giorno papà Gino scendeva a lavorare a Tirano e alla sera, terminato il lavoro, con il suo immancabile zaino risaliva la mulattiera .
Ogni sera , giunto alla Volta dèl Pèrsech ( curva del
pesco ) faceva un lungo gorgheggio, così come fanno i contadini nel Tirolo.
Era il segnale per la Virginia che preparava la gazzosa fresca sul grande bancone che troverete ancora adesso nel piazzale sotto i tigli di Ronco.
Gino , prima di arrivare in baita, faceva ancora il solito gorgheggio; Miriam capiva e a piedi nudi e a grandi salti raggiungeva papà. Con un balzo gli si aggrappava al collo come una scimmietta.
A Gino svaniva d'incanto la fatica, poi insieme raggiungevano la stalla e con la mamma accudiva il bestiame. Era il 10 agosto del 1940.
La notte era quieta come quella passata con mia mamma sullo spiazzo.
Notte tragica!Nella stalla di Gino da due ore risuonava il lugubre lamento della mucca Stèla che muggiva per il dolore. Papà Gino e la mamma accarezzavano il grosso ventre per lenire il dolore di Stèla.Erano preoccupati, non sapevano cosa fare!
Ecco Miriam sbucare tra le ombre della stalla e gridare "Papà, mamma, vado a Tirano a chiamare il veterinario. " “ Miriam, non puoi ! E' buio e ti perderai, avrai anche paura”, disse papà Gino. “Non darti pena papà, vado e torno” disse Miriam.
Miriam mise gli scarponi e in un baleno fu sulla mulattiera per Tirano.
Miriam era una dolce e bellissima bambina. Era una bambina semplice, portava gli scarponi senza calze perché le calze costavano troppo e i suoi genitori erano poveri. I suoi occhi e il suo sorriso erano dolci e teneri come il nascere del sole sul Mortirolo.
D'estate abitava con i genitori in località Canali.
Lassù avevano una piccola baita con una cucina e una stalla dove vi era il bestiame.
All'alba di ogni giorno papà Gino scendeva a lavorare a Tirano e alla sera, terminato il lavoro, con il suo immancabile zaino risaliva la mulattiera .
Ogni sera , giunto alla Volta dèl Pèrsech ( curva del
pesco ) faceva un lungo gorgheggio, così come fanno i contadini nel Tirolo.
Era il segnale per la Virginia che preparava la gazzosa fresca sul grande bancone che troverete ancora adesso nel piazzale sotto i tigli di Ronco.
Gino , prima di arrivare in baita, faceva ancora il solito gorgheggio; Miriam capiva e a piedi nudi e a grandi salti raggiungeva papà. Con un balzo gli si aggrappava al collo come una scimmietta.
A Gino svaniva d'incanto la fatica, poi insieme raggiungevano la stalla e con la mamma accudiva il bestiame. Era il 10 agosto del 1940.
La notte era quieta come quella passata con mia mamma sullo spiazzo.
Notte tragica!Nella stalla di Gino da due ore risuonava il lugubre lamento della mucca Stèla che muggiva per il dolore. Papà Gino e la mamma accarezzavano il grosso ventre per lenire il dolore di Stèla.Erano preoccupati, non sapevano cosa fare!
Ecco Miriam sbucare tra le ombre della stalla e gridare "Papà, mamma, vado a Tirano a chiamare il veterinario. " “ Miriam, non puoi ! E' buio e ti perderai, avrai anche paura”, disse papà Gino. “Non darti pena papà, vado e torno” disse Miriam.
Miriam mise gli scarponi e in un baleno fu sulla mulattiera per Tirano.
La notte era stellata ma il buio delle piante dava un sinistro aspetto alla strada. Ombre e luci sembravano muovere i sassi della mulattiera. Miriam ebbe paura ma continuò la sua corsa verso Tirano. Giunta a Ronco , si fermò sul piazzale dove io e mia mamma quella sera avevamo visto le stelle cadenti. Era la notte di S. Lorenzo.
Miriam, guardò la valle illuminata e chiese aiuto al Signore guardando il cielo stellato.
Svuff! Vide una bellissima stella cadente passare sopra la testa e spegnersi sulla cima del monte Masuccio. Si ricordò di quello che i vecchi tramandavano allora ai nipoti. Espresse un desiderio e sussurrò :"Signore, Dio delle stelle, devo correre a Tirano per salvare la mia mucca Stèla ma ho paura , aiutami tu."Ed ecco che dal cielo si videro scendere mille stelle cadenti.
Non si spensero ma volteggiarono leggere nel cielo e si trasformarono in mille lucciole che si posarono intorno a Miriam.
Ella riprese la sua corsa sulla mulattiera tra le lucciole che formavano una aureola di luce intorno al suo corpo. Era la lanterna del Signore.
Terminata la sua corsa e giunta al Castellaccio , Miriam alzò le mani per ringraziare il Signore. Tutte le lucciole si posarono sul palmo delle mani e si spensero lentamente nel buio della notte svanendo nel nulla.Fu così che Miriam poté salvare la sua mucca Stèla, accompagnando il veterinario alla località Canali la notte stessa. La mucca Stéla ebbe un vitellino che chiamarono poi Lorenzino.
Miriam, guardò la valle illuminata e chiese aiuto al Signore guardando il cielo stellato.
Svuff! Vide una bellissima stella cadente passare sopra la testa e spegnersi sulla cima del monte Masuccio. Si ricordò di quello che i vecchi tramandavano allora ai nipoti. Espresse un desiderio e sussurrò :"Signore, Dio delle stelle, devo correre a Tirano per salvare la mia mucca Stèla ma ho paura , aiutami tu."Ed ecco che dal cielo si videro scendere mille stelle cadenti.
Non si spensero ma volteggiarono leggere nel cielo e si trasformarono in mille lucciole che si posarono intorno a Miriam.
Ella riprese la sua corsa sulla mulattiera tra le lucciole che formavano una aureola di luce intorno al suo corpo. Era la lanterna del Signore.
Terminata la sua corsa e giunta al Castellaccio , Miriam alzò le mani per ringraziare il Signore. Tutte le lucciole si posarono sul palmo delle mani e si spensero lentamente nel buio della notte svanendo nel nulla.Fu così che Miriam poté salvare la sua mucca Stèla, accompagnando il veterinario alla località Canali la notte stessa. La mucca Stéla ebbe un vitellino che chiamarono poi Lorenzino.
Ezio Maifrè
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Per leggere l’e-book, in costruzione, dei “filò” di Rina clicca qui.
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