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venerdì 13 giugno 2014

LETTERA APERTA A MASSIMO SERTORI

Caro Massimo,
oggi scade il tuo mandato ufficiale di Presidente dell’Amministrazione Provinciale della Provincia di Sondrio. Rimarrai a Palazzo Muzio per tutta la rimanente parte di questo 2014, a titolo gratuito, per il bene della nostra popolazione.
Desidero iniziare questa lettera con il racconto di quanto mi è accaduto sulle montagne della nostra bella valle anni or sono. Ero a quota alta, all’arrivo di una cabinovia. Osservavo gli arrivi dei turisti e, ad un certo momento, ho visto arrivare una persona conosciuta. Era l’onorevole Racchetti, valtellinese, quel giorno lontano da Roma, alla ricerca di aria pura. Ho salutato l’uomo pubblico: “Buongiorno professore”, gli ho detto stringendogli le mano, “buona vacanza. Posso esternare un mio pensiero? Conoscendola, posso affermare che il luogo ideale per farla trovare a suo agio sia proprio questo. A lei, persona splendida dentro, l’aria di Montecitorio non fa bene”. Il professore, schivo ai complimenti, mi ha sorriso e si è allontanato.
Ti chiederai, caro Massimo, come questo tiranese ricordi il passato quasi remoto e non inizi con l’oggi. La risposta è facile: perché la società attuale mi fa schifo. Non so se hai letto quanto ho recentemente scritto su questo giornale on-line. L’ultimo articolo trattava dell’introduzione dell’orso qui da noi, in Italia. Alcuni lettori mi hanno risposto dandomi dell’ignorante perché non ho scritto che la genesi, l’idea l’avevano avuta quelli della Comunità Europea, ma la colpa l’avevo data agli alto atesini. Per la verità non ero all’oscuro dei colpevoli ma, per pietà, non l’avevo riportato. A mio avviso quell’idea da aborto non poteva che far parte di una delle tante fesserie avallate nel nord Europa. Come il suggerimento della misura delle carote e della lunghezza dei preservativi.
Vedi Massimo, avevo predetto, anni or sono, la non durata della UE quando avevo saputo che nello Statuto dell’Unione nulla era riportato sull’importanza che aveva avuto la religione cattolica, nei secoli, in Europa. Dimenticanza non perdonabile!!! Ancora oggi sono per la fine della triste esperienza continentale. Per quanto riguarda la nostra Provincia ho seguito la tua odissea, tu hai fatto il possibile per far sì che l’infelice idea di Delrio non si tramutasse in realtà. Delrio ha abolito tutte le Provincie, compresa la nostra, nonostante la ragione avesse suggerito altro. Oggi ti hanno “decapitato”. E’ giusto che, a questo punto, esprima il mio pensiero sul tuo operato.
Stando all’anagrafe potrei essere tuo padre. Tu sei una persona intelligente e volonterosa. Come tale era anche il tuo predecessore Fiorello Provera. In questa lurida società la spuntano gli assassini, i delinquenti, i ladri. Ora sembra che la bella figura politica la faccia un Senatore PD valtellinese: Del Barba. Il Senatore PD, per salvare la Provincia, sta seguendo un’altra strada, quella dell’U.E. Nella proposta europea c’è un tener conto di tutte le Regioni dell’arco alpino per trattarle come meritano. Ringraziamo il Senatore amico di Delrio per il suo interessamento, ma lo scrivente e la maggior parte della popolazione preferirebbe che la Provincia di Sondrio puntasse all’autonomia.
Vorrei chiudere, caro Massimo, con quanto sta succedendo da noi a seguito del problema orso. Vorrei ricordare ai verdi italiani, che mi hanno risposto dandomi dell’ignorante, che alle ultime elezioni per il rinnovo dei quadri della CE hanno avuto quattro voti, forse quelli dei loro parenti. Quindi non fate i gradassi, non avete nessun titolo per comandare. Alcune sere fa quattro gatti verdi, o animalisti, hanno tenuto da noi, a Mazzo, una conferenza, una lezione sugli orsi. Sala gremita. Mi hanno riferito che i relatori sono stati attaccati dai presenti, da gente nostra. Hanno concluso mettendosi la coda tra le gambe. La Provincia è nostra e gli altri non hanno diritto di imporci la volontà altrui.
A Massimo Sertori auguri. L’augurio che in un prossimo futuro possa ricoprire nuovamente la carica di Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Sondrio.
Giancarlo Bettini

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