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martedì 25 novembre 2014

CENTO ANNI DALLA MORTE DI EMILIO VISCONTI VENOSTA

Venerdì 28 novembre prossimo ricorrerà il centesimo anniversario della morte di Emilio Visconti Venosta, il nostro “più grande con valligiano”, come lo definì Luigi Credaro commemorandone la scomparsa in Consiglio provinciale.
Cospiratore con Mazzini nel 1848 combatté nelle cinque giornale di Milano, esule in Piemonte divenne collaboratore di Cavour che nel 1859 lo inviò commissario al campo di Garibaldi. Diplomatico di carriera, fu deputato e senatore e per ben otto volte ministro per gli Affari esteri del nuovo Regno d’Italia che aveva contribuito a costituire.
Erede per matrimonio degli Alfieri e dei Cavour e dei relativi possedimenti e castelli, rimase sempre legato a Grosio dove restaurò le antiche dimore di famiglia per trascorrervi puntualmente ogni anno le vacanze. Ciò che più testimonia il suo affetto per il paese è la scelta di erigere nel cimitero grosino la cappella in cui volle riposassero i suoi resti mortali.
E Grosio ricorderà il “suo” marchese, a cento anni dalla morte, con la prima cerimonia ufficiale nel programma dell’anno celebrativo promosso dalla Società Storica Valtellinese, dal Museo Etnografico Tiranese e dal Museo Villa Visconti Venosta. La mattina del 28, dopo l’omaggio al busto dello statista sullo scalone del municipio previsto per le ore 9.30, sarà celebrata una Messa di suffragio nella parrocchiale di San Giuseppe (ore10), seguiranno quindi la commemorazione tenuta dal vicepresidente della Società Storica Valtellinese Bruno Ciapponi Landi nella vicina Sala della Comunità e la visita alla tomba che concluderà la manifestazione.
Il Circolo filatelico e numismatico tiranese curerà per l’occasione l’edizione di una cartolina che riporterà sul francobollo l’annullo filatelico della giornata (disponibile presso la biblioteca). La ricorrenza sarà ricordata anche a Roma, dove una delegazione della Famiglia Valtellinese si recherà a rendere omaggio al busto che ricorda lo statista fra i grandi italiani nei giardino del Pincio e a Milano dove l’Associazione culturale dei Valtellinesi farà altrettanto al Museo del Risorgimento.
La figura dello statista nella scheda riportata sulla cartolina commemorativa
Emilio Visconti Venosta (Milano 1829-Roma 1914) discendente di una delle più illustri famiglie valtellinesi, fu educato a Milano e divenne mazziniano. Nel 1848 fu uno dei protagonisti delle "Cinque giornate" di Milano, ma dopo i moti del '53 capì che la rivoluzione da sola non avrebbe condotto all’unità d’Italia. Esule in Piemonte conobbe il Cavour che nel 1859 gli affidò il rischioso e delicato incarico di commissario regio presso Garibaldi. Divenne poi uno dei principali statisti italiani e fu per otto volte ministro degli Esteri. In questa veste o per speciale incaricato del Governo, trattò le più importanti questioni internazionali con grande tatto e capacità. Fu sempre orgoglioso della sua origine valtellinese e volle essere sepolto a Grosio dove soltanto, diceva, di sentire “le radici sotto i piedi”. Non gli mancarono riconoscimenti, fu deputato e senatore, divenne marchese e fu decorato del Gran Collare dell’Annunziata, la massima onorificenza del Regno che aveva contribuito a conquistare. Rimane tuttora il nostro “più grande con valligiano, come lo definì Luigi Credaro nella commemorazione tenuta al Consiglio provinciale quando morì.

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