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venerdì 16 gennaio 2015

LETTERA ALL’AMICO (POLITICO) LUCA DELLA BITTA

Caro Luca, Presidente pro tempore dell’Amministrazione Provinciale di Sondrio
Riporto alcuni brani stralciati dal quotidiano “La Provincia di Sondrio” di martedì 13 gennaio 2015. Un pezzo che la redazione ha titolato “Roma ci ascolti”:
“Non è stato il solito discorso istituzionale quello pronunciato ieri a Roma dal Presidente della Provincia di Sondrio Luca Della Bitta. "Oltre a ribadire il forte attaccamento alla nostra terra noi chiediamo per l’ultima volta che lo Stato ci dia dei segnali concreti per provare a sentirci, seppur in maniera minima almeno iniziale, ancora orgogliosamente italiani". Con queste parole Della Bitta ha chiuso il proprio intervento di fronte ai parlamentari e agli amministratori alla Camera nella nuova aula dei Gruppi Parlamentari.”
Parole sante, caro Luca! Ti dico subito che io, da tempo, non mi sento più “orgogliosamente italiano”, anzi mi fa schifo il fatto stesso di esserlo. Molti anni or sono, al Corso Allievi Ufficiali di Complemento a Lecce, ho giurato ciò che oggi non giurerei più. Non mi fermo qui sentendomi oggi caricato dopo il tuo “storico” intervento nella città che reputo, come già ho scritto poco tempo fa LA CLOACA MASSIMA ITALIANA. Le esalazioni puzzolenti hanno raggiunto la grassa Emilia e rischiamo di averle tra poco anche in Valtellina. Del resto un po’ di puzza già l’ha lasciata un attuale Ministro quando è venuto da noi, a Sondrio, per annunciare la fine delle Province in tutta la Penisola.
Caro Luca, tu da giovane amministratore ti sei comportato da signore. Certamente non così ci comporteremo noi cittadini autonomisti quando, per mancanza di liquidità, ci vedremo privati del necessario. Necessario non per acquistare l’inutile come avviene a Roma, ma per condurre la vita di ieri quando un certo Delrio non era ancora apparso sugli schermi televisivi. Al Presidente del Consiglio, scusatemi per il bisticcio di parole, consiglio di scegliere meglio i suoi collaboratori o farà una brutta fine. Fine politica, si intende!
Giancarlo Bettini

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