Quando lasci piazza Basilica a Madonna di Tirano per dirigerti verso la bassa valle, alzando lo sguardo, ti si para davanti la splendida catena delle Prealpi Orobie con le vette ancora fortemente imbiancate. E’ uno scenario non comune, da cartolina.
Superato il ponte sul torrente Poschiavino lasci il Comune di Tirano per entrare in quello di Villa. Per fare un piccolo raffronto paragonerei lo svolgersi di questo paese come quello di Livigno. Villa di Tirano si snoda per quattro chilometri. Ha la via principale che corre lungo tutto il paese, via affiancata dagli antichi e dai nuovi edifici. Sulla piazza principale del paese si affacciano il Comune, la chiesa principale di S. Lorenzo, il Centro Sociale, altre costruzioni di vecchia data.
Dopo la realizzazione del Centro Sociale che ospita gli uffici postali, la farmacia, l’auditorium titolato al noto scrittore locale Grytzko Mascioni, si è venuta a creare una seconda piazza. Mi piace chiamare i due slarghi, le due piazze: “religiosa” e “laica”. L’Amministrazione Comunale di Villa ha avuto ed ha al suo interno persone preparate, vicine al sentire della popolazione. Popolazione dedita in massima parte all’agricoltura, a part-time, e ad altre attività per arrotondare le entrate.
La piazza “religiosa”, di antica data, è la più frequentata. Villa di Tirano è stata Pieve nei tempi andati e la Parrocchiale, recentemente restaurata, è lì, maestosa, a testimoniare il passato. La piazza “laica” accoglie le feste del paese e, quotidianamente, il gioco dei ragazzi. Il Monumento a ricordo dei Caduti delle due guerre mondiali, di ottima fattura, prima della realizzazione del Centro Sociale era ubicato in luogo diverso dall’attuale. E’ stato rimosso in blocco e trasportato in un angolo della piazza “laica”. Attornia detto monumento un muretto circolare in pietra a vista. Persone sensibili provvedono al verde e non mancano pennellate di colore date dai fiori. La pavimentazione della piazza è in porfido ed una serie di cubetti bianchi posti in modo circolare si irradiano dal sacro luogo. Secondo il progettista il disegno circolare raffigura le onde sonore, onde che ricordano, a perenne memoria, coloro che, sacrificando la vita, ci hanno permesso di ritrovare la libertà.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
A volte avvenimenti importanti si sommano in un lasso di tempo relativamente breve. E’ quello che sta avvenendo in questi giorni a Villa di Tirano. Venerdì 27marzo 2015 all’auditorium Mascioni ho assistito ad uno spettacolo particolare. L’associazione degli alpini di Tirano e di Villa hanno messo in scena un passato non felice, la ritirata dei nostri alpini dalla Russia durante la seconda guerra mondiale. Pochi attori sul palco, una chitarra, un cantore, tutti quasi a contatto con un pubblico attento. Spettatori silenti, con gli occhi lucidi , increduli nell’ascoltare la lettura delle lettere frutto dello scrivere dalla Russia dii un tiranese che, per lunghi sette anni, è rimasto lontano dai suoi cari. Ho conosciuto personalmente quell’alpino, quel reduce. Abbiamo avuto, negli anni cinquanta del secolo scorso, la stessa sede di lavoro, il palazzo Marinoni a Tirano. Anche chi scrive ha lasciato Villa, dopo lo spettacolo, con gli occhi lucidi. Per una persona normale certe odissee reali hanno dell’incredibile, incredibile che dei folli governanti abbiano riservato a migliaia di esseri umani un così triste destino.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Al termine dello spettacolo ho salutato e ringraziato il figlio del reduce dalla Russia che era presente sul palco in duplice veste: quella di un lettore e di suonatore di chitarra. In auto verso Tirano non ho fatto altro che pensare e ricordare. Ho ricordato le ultime ore di vita di un valtellinese illustre, del Ministro Ezio Vanoni che in Senato, poco prima di lasciare questo mondo, aveva pronunciato parole da immortalare nei riguardi della sua gente: "... lo Stato si ricorda di coloro che abitano nelle zone montane solamente in occasione dell’invio della cartolina precetto.” Ho pensato al paese appena lasciato, alla gente che ci abita, alla Parrocchiale, al Monumento ai Caduti delle due guerre mondiali. In quel paese, come in tutti i paesi della Valtellina la vita si svolge in modo tranquillo. Pochi grilli per la testa, l’amore per la famiglia, per Colui che, ogni anno, ricordiamo in questo periodo dell’anno quando la natura si è appena risvegliata ed i fiori annunciano l’inizio della nuova stagione. La nostra gente fatica ad adattarsi a ciò che chiamano progresso, globalizzazione. Non chiamano progresso, ad esempio la soppressione delle Province (già avvenuto), è per il rispetto del vecchio detto che recita “chi lascia la strada vecchia per la nuova sa cosa lascia, non sa cosa trova”. Roma deve comprendere tutto ciò e lasciarci in pace. Siamo per l’autonomia della Provincia di Sondrio.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
A volte avvenimenti importanti si sommano in un lasso di tempo relativamente breve. E’ quello che sta avvenendo in questi giorni a Villa di Tirano. Venerdì 27marzo 2015 all’auditorium Mascioni ho assistito ad uno spettacolo particolare. L’associazione degli alpini di Tirano e di Villa hanno messo in scena un passato non felice, la ritirata dei nostri alpini dalla Russia durante la seconda guerra mondiale. Pochi attori sul palco, una chitarra, un cantore, tutti quasi a contatto con un pubblico attento. Spettatori silenti, con gli occhi lucidi , increduli nell’ascoltare la lettura delle lettere frutto dello scrivere dalla Russia dii un tiranese che, per lunghi sette anni, è rimasto lontano dai suoi cari. Ho conosciuto personalmente quell’alpino, quel reduce. Abbiamo avuto, negli anni cinquanta del secolo scorso, la stessa sede di lavoro, il palazzo Marinoni a Tirano. Anche chi scrive ha lasciato Villa, dopo lo spettacolo, con gli occhi lucidi. Per una persona normale certe odissee reali hanno dell’incredibile, incredibile che dei folli governanti abbiano riservato a migliaia di esseri umani un così triste destino.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Al termine dello spettacolo ho salutato e ringraziato il figlio del reduce dalla Russia che era presente sul palco in duplice veste: quella di un lettore e di suonatore di chitarra. In auto verso Tirano non ho fatto altro che pensare e ricordare. Ho ricordato le ultime ore di vita di un valtellinese illustre, del Ministro Ezio Vanoni che in Senato, poco prima di lasciare questo mondo, aveva pronunciato parole da immortalare nei riguardi della sua gente: "... lo Stato si ricorda di coloro che abitano nelle zone montane solamente in occasione dell’invio della cartolina precetto.” Ho pensato al paese appena lasciato, alla gente che ci abita, alla Parrocchiale, al Monumento ai Caduti delle due guerre mondiali. In quel paese, come in tutti i paesi della Valtellina la vita si svolge in modo tranquillo. Pochi grilli per la testa, l’amore per la famiglia, per Colui che, ogni anno, ricordiamo in questo periodo dell’anno quando la natura si è appena risvegliata ed i fiori annunciano l’inizio della nuova stagione. La nostra gente fatica ad adattarsi a ciò che chiamano progresso, globalizzazione. Non chiamano progresso, ad esempio la soppressione delle Province (già avvenuto), è per il rispetto del vecchio detto che recita “chi lascia la strada vecchia per la nuova sa cosa lascia, non sa cosa trova”. Roma deve comprendere tutto ciò e lasciarci in pace. Siamo per l’autonomia della Provincia di Sondrio.
Buona Pasqua a tutti i lettori
Giancarlo Bettini
Nessun commento:
Posta un commento