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sabato 25 aprile 2015

QUASI SERIE (17): DUE LIBERAZIONI DA CELEBRARE

Domenica prossima, 25 aprile 2015, sarà celebrata la festa della Liberazione. Sono passati settant’anni dal 1945, da quando la nostra nazione si è liberata dalla schiavitù nazifascista. Due persone, artefici di una folle avventura, hanno avuto una giusta fine. Hitler nel buncher di Berlino, Mussolini nei pressi di Dongo, sul lago di Como. Due folli responsabili della morte di milioni di persone. L’Italia, per merito degli anglo-americani e con un determinante aiuto dei nostri partigiani, ha posto fine a cinque anni e più di guerra. Doveroso quindi festeggiare annualmente l’anniversario anche per trasmettere ai nostri figli quanto accaduto. E’ sufficiente indicare un solo fatto per far capire loro quanto gli uomini possono trasformarsi in bestie: l’uccisione di sei milioni di ebrei nei campi di sterminio nazisti.
Anche noi, a Tirano, potremo assistere ad una rappresentazione domenica sera nella sala del Consiglio Comunale. Gli alpini di Tirano e di Villa hanno organizzato uno spettacolo con l’aiuto di volontari che si sono prestati e che hanno ottenuto, con la stessa rappresentazione, un successo all’auditorium di Villa di Tirano. L’argomento: la ritirata degli Alpini dalla Russia. Ero presente e posso dire che i dilettanti attori hanno letto, con sicurezza, le missive inviate dal fronte russo da un tiranese. Era presente il figlio dell’alpino autore delle lettere. La bellezza, la sobrietà della sala del nostro Consiglio Comunale, faranno da cornice all’animata esposizione.
La seconda “liberazione” indicata nel titolo è quella desiderata dai miei concittadini, la LIBERAZIONE di Tirano dal passaggio dei mezzi diretti in alta valle, la realizzazione della TANGENZIALE che aspettiamo da decenni. Anche la tangenzialina di Bormio è in via di ultimazione, anche i bormini ci hanno preceduto e che sono tra quelli che ci inquinano. Ho chiesto alcuni giorni or sono all’amico Vicesindaco di Livigno, Narciso Zini, se anche l’Anas avesse partecipato alle spese necessarie per l’opera e quale fosse stato l’eventuale importo. La risposta “penso di sì, ma al momento l’importo non te lo so dire”. Traduzione: “non te lo voglio dire”. Vedi Narciso, mi fa schifo che un Ente pubblico voti per la precedenza di Bormio su Tirano. La nostra è l’ultima tangenziale rimasta. Ora i bormini, sbagliando, stanno tirando in ballo il traforo dello Stelvio. Il traforo urgente è quello sostenuto dal tiranese Oberti ed anche chi scrive, poco tempo fa, ne ha spiegato i motivi. Se si dovesse chiudere ancora la 36 per gravi motivi qualcuno ne risponderà e questo qualcuno meriterebbe la galera.
Ancora. Onore al Sindaco di Tirano che sta portando avanti la pratica per la nostra tangenziale. Per ora nessun onore agli onorevoli. Per quale motivo? E’ sufficiente leggere l’articolo apparso su “La Provincia di Sondrio” mercoledì 22 aprile dal titolo “Tangenziale, giorno ad alta tensione” per capire. In sintesi. Il 21 aprile si è tenuta a Roma una Conferenza dei Servizi. Presenti le autorità interessate alla tangenziale abduana. Il Sindaco Spada, trionfante, riporta “tutto bene, entro metà maggio i funzionari Anas saranno in valle”. Alt! Il Senatore Crosio della Lega Nord dice che nulla di quanto deliberato sui finanziamenti delle tangenziali di Morbegno e di Tirano è sicuro. Continua il Senatore “per Morbegno i lavori sono già iniziati, il pericolo è per Tirano, per i milioni finanziati”. Al che c’è la smentita dei “nostri”. “La versione Crosio è tutta una balla, la pratica procede”.
Ora, signori onorevoli (con la lettera minuscola), mi avete rotto i cosiddetti, come diceva Montalbano. Copiando Verdi sul finale dell’Aida: “Radames discolpati!”. Nel nostro caso Radames è il Senatore Crosio. E’ già successo nell’iter della Colico –Cosio che un bipede distratto aveva dimenticato in delibera che i soldi del ribasso d’asta sarebbero andati sulla tangenziale di Tirano. Allora? Che non succeda ancora qualche inghippo. Se non giungerà un sicuro scritto sulla verità solleverò i miei concittadini. Quello che succederà, succederà. Sarà “cosa nostra”.
Giancarlo Bettini

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