Corredate di concise ma chiare ed eloquenti didascalie, le fotografie compongono un ideale mosaico socio-ambientale di un secolo fa della zona d’indagine dello Stefanini, quella a cavallo, anzi d’incontro, tra Valcamonica e Valtellina, le due più grandi valli alpine lombarde, “poste una perpendicolarmente all’altra quasi a volersi prima o poi intersecare”.
Il punto di vista, suggerito anche dal poetico titolo, che sottende una punta di nostalgia, è quello di chi viene dalla cultura contadina e che della vita agreste alpina ha conosciuto, per esperienza diretta negli anni 1950-60, l’ultimo periodo precedente la meccanizzazione, ma anche il quasi contemporaneo inizio del progressivo abbandono.
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Il filo conduttore del libro vuole però essere un altro, quello suggerito dal sottotitolo: “antiche scene dai luoghi d’incontro tra Valcamonica e Valtellina”. Come a dire “il fieno e il mondo contadino sì, ma anche altro”. Il percorso circolare, grosso modo est-sud-ovest-nord-est (Valcamonica-Adamello-Edolo-Corteno-Aprica-Teglio-Villa-Tirano-Trivigno-Mortirolo-Gavia), in effetti disegna un’ideale escursione della memoria a visitare in successione i centri degli opposti versanti camuno-tellino. Questi però visti anche come punti di partenza verso i passi di collegamento, attraverso magici luoghi d’incontro lungo le ardite vie di comunicazione e alla sommità dei valichi medesimi.
Ci sono luoghi, persone e gruppi, ma anche documenti che dire interessanti è poco: Cesare Battisti al centro del Gruppo Volontari Alpini costituito in Edolo nel 1916, la statale 39 fatta saltare dai partigiani della Brigata Schivardi in zona Valmane sotto l’Aprica, carrozze in piazza a Edolo o la colonna di prigionieri austriaci che arriva dal Tonale, la chiesa di Tresenda a lato della strada dello Stelvio con nel mezzo frotte di bambini, Tirano di 100 anni fa, documenti del Regno Lombardo-Veneto, contratti e obbligazioni scritti in calligrafie incredibili.
E su tutto il fieno, con il suo “rumore” di fondo, quello che esso produce, se mosso, quando è ben secco. Ma anche il rumore placido dei carri, degli zoccoli dei muli e delle scarpe chiodate sui selciati. Gli immensi balòcc da un quintale che i contadini si caricavano sulle spalle, lo stringente regolamento per l’irrigazione dei prati alle Gere, le ragnatele sul cappello del fiero Paol di Moz, ecc., ecc.
Una compilazione fotografica quanto mai variegata eppure armonica. Da non perdere.
IL RUMORE DEL FIENO
Autore Antonio Stefanini, pp. 280
Nelle edicole-librerie della Valcamonica da Breno a Corteno Golgi e della Valtellina da Sondrio a Tirano e Aprica, oppure scrivendo all’autore skyrun@tiscali.it.
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