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mercoledì 28 luglio 2010

Ore 7,23 di martedì 28 luglio 1987: UN BOATO, OGNI PIETRA E' SCOSSA

28 luglio 1987 - Prima delle sette di mattina del giorno 28 quelli di vedetta a S. Bartolomeo sentirono suonare le ore dell’orologio del campanile di S. Antonio Morignone, quei rintocchi furono gli ultimi suonati... (Di Ezio Maifré)

Ore 7,23 di martedì 28 luglio 1987: UN BOATO, OGNI PIETRA E' SCOSSA

Non solo gli animali intuiscono il pericolo!
Quella mattina quelli che erano di guardia a S. Bartolomeo, intuirono che quel mostro possente e
sbuffante che si trovava innanzi a loro poteva scatenarsi da un momento all’altro; avevano visto e
sentito le continue scariche di sassi che cadevano dallo Zandila ed erano lì pronti a dare l’allarme in caso di grossi movimenti franosi.

Ma non vi fu il tempo, perché in un attimo tutto successe. Il monte cominciò a muoversi: prima si
mosse la base, poi la mezzacosta, e infine la sommità della montagna.
Lassù, dove vi erano le grandi crepe si videro gli alberi tremare, poi inclinarsi e intrecciarsi tra loro
e come risucchiati da un gorgo possente precipitare a valle. Una nuvola di polvere, poi un boato
lungo, interminabile risuonò in valle; gli alberi, i tralicci delle grosse linee elettriche, enormi massi
caddero risucchiati in un polverone infernale.

Quelli a S. Bartolomeo, di guardia alla frana, videro travolgere le case di Morignone e S. Antonio ,
S. Martino di Serravalle, sotterrare le case di Poz e Tirindré ; videro il campanile della chiesa di S.
Antonio spezzarsi a metà, volare sopra le case e finire la sua corsa 100 metri più a valle.
Fu come il terremoto. Ogni pietra vibrava impazzita.

Poi la frana per 250 m. in altezza risalì il fianco opposto da dove era caduta , come acqua in un
catino scosso e invase con i sui detriti la valle fino al ponte Del Diavolo e a monte fino ad Aquilone.

Spaventoso! Sul fondo valle si era formata una distesa di viscido fango lunga tre chilometri e mezzo che aveva coperto il fiume e le case; il corso dell’Adda era sbarrato dall’ ammasso colossale di rocce, ghiaia, terriccio e alberi d’alto fusto, mentre la montagna emetteva sinistri boati e continue scariche di sassi.

Fortunatamente, tutti i 419 abitanti di Morignone , S. Antonio Morignone, Poz e Tirindrè erano stati sfollati per il pericolo imminente.
A S. Martino di Serravalle due contadini erano rimasti lassù per accudire le loro bestie, sicuri che
mai la frana li avrebbe raggiunti. Gli abitanti di Aquilone erano ancora nelle loro case; alcuni di
loro stavano facendo i loro normali lavori, altri ancora dormivano, nessuno aveva pensato che la
frana potesse raggiungere l’abitato.

La frana che era stata valutata circa un milione di metri cubi si era rivelata di ben 40 milioni di
metri cubi. Un disastro per la Valdisotto!
I sette operai che lavoravano in valle furono sepolti. Ventidue abitanti di Aquilone morirono travolti
dal soffio assassino della frana che era arrivato fin lassù distruggendo le case.


La frana di Val Pola
Piovve,
fortissimamente piovve.
Dal giorno di triste presagio,
per tre giorni piovve.
Beve, la val Pola,
l’acque tumultuose
delle cime dello Zandila,
le ingoia tra gli anfratti
rocciosi dell’antica frana.
Il suo fardello d’acque è pesante
e più non lo regge.
Un boato !
Ogni pietra è scossa,
vibrano gli abeti,
chinando le cime
come uomo che muore.
L’onda pietrosa s’ abbatte
sui placidi borghi
e sui sette eroi nella valle allagata.
Non sazia
risale sul monte di fronte
come acqua scossa
nel catino
e il soffio mortale invade Aquilone.
S’alza la polvere
tra cupi rimbombi
e poi lenta svanisce alta nel cielo.
Appare la valle!
Gridano da S. Bartolomeo:
“Sepolti ! I nostri amici sono stati sepolti!
Le nostre case sono state sepolte !”
Da Aquilone sale un pianto di bimbi.

(da “ Le calamità del 1987 in Valtellina” di Ezio Maifrè)

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