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giovedì 26 agosto 2010

PERSONAGGI TIRANESI: FAUSTO SIDOLI, PARTIGIANO D'ITALIA (SECONDA PARTE)

La storia del tiranese Fausto Sidoli, partigiano d’italia, nome in codice: “Paolo”. Fu tenente del genio navale nonché sommergibilista. (Di Giorgio Gianoncelli)

PERSONAGGI TIRANESI: FAUSTO SIDOLI, PARTIGIANO D'ITALIA (SECONDA PARTE)

Fausto Sidoli a bordo del sommergibile H8e con alcuni commilitoni

Cammina guardingo, nell’avvicinamento alla località di Tresenda, in particolare attraversando l’incrocio con la strada per l’Aprica teme l’incontro con le guardie che spesso pattugliano la zona e lo fermano per qualche sospetto; cammina oscurato dall’ombra del muro delle case, passa indenne l’incrocio e riprende la strada con l’orecchio teso per percepire il murmure delle acque dell’Adda che scorrono poco lontano. Poco prima del comune di Villa di Tirano comincia ad albeggiare: é l’ultimo
tratto di strada del Soldato che torna deluso dalla guerra ed è il meno faticoso di tutto il lungo cammino.

Il Tenente del Genio Navale della Regia Marina Italiana, Fausto Sidoli, “sbarcato” il giorno 11 settembre dal Sommergibile H8, il giorno 20 settembre nell’ora dell’Ave Maria pigia il pulsante del campanello di casa a Tirano per dare la sveglia alla madre e alla sorella che incredule, non possono che scoppiare in lacrime di gioia: abbracci, baci e carezze, poi, una sostanziosa colazione e un bel sonno ristoratore, per riprendere le energie lasciate lungo la strada.

Dopo lo sbandamento congedatosi di propria… autorità dalla guerra combattuta per l’Asse, l’Ufficiale della Regia Marina, con ordine cerca di capire cosa è accaduto in quei tre lunghi anni e poi se gli sarà possibile riprendere gli studi interrotti. Le autorità locali sono nelle mani dei gerarchi fascisti che subito s’erano messi al servizio dei tedeschi e devono seguire le direttive che arrivano da quei comandi.

I soldati hanno portato a casa le ossa e la pelle nel vero senso del termine, le malattie sono latenti se non già esplose, bisogna riempire il sacco di pelle e mettere in moto gli anticorpi per riacquistare le energie fisiche e mentali, poi la decisione sarà più facile. Nel giro d’alcuni giorni si conoscono le nuove intenzioni dell’ex Duce di costituire una repubblichina con tanto di Forze Armate, la situazione degli sbandati diventa precaria, quindi è necessario una scelta decisa.

Il Tenente del Genio Navale Fausto Sidoli vive ad un passo dalla Svizzera e un mattino all’alba dei primi giorni di ottobre, in compagnia di altri sbandati con pochi passi sulle montagne attraversa il confine ed è alla famosa birreria di Poschiavo, quartier generale per i futuri internati. Dopo le pratiche di riconoscimento Sidoli è inviato a Mùrren, ai piedi e di fronte al Junfraujok, il Monch e l’Eiger. Da quel momento il… gabbiano ridiventa… aquila.

L’internamento per il giovane sommergibilista è il momento propizio per riprendere salute e con altri studenti universitari si organizza per recuperare i suoi ultimi periodi di studio; per questa ragione gli studenti sono trasferiti nelle vicinanze di Losanna dove il Professor Colonnetti dell’Università di Torino impartisce lezioni d’ingegneria.

Le leggi dell’internamento proibiscono agli ospiti ogni spostamento dal luogo loro assegnato e di svolgere attività militari, ma, con la discreta tolleranza delle autorità svizzere, è stato organizzato un movimento di Liberazione Nazionale Italiano all’Estero (C.L.N.E.). Tra gli internati sono molto attivi i rappresentanti della Regia Marina Militare e la notizia di questo movimento raggiunge il Tenente G.N. Fausto Sidoli ed il Guardiamarina Adelio Rossi (dopo la liberazione diventa
parlamentare) del suo stesso gruppo, e in loro matura il desiderio di rendersi utili.

Con cautela fanno sapere della loro presenza, e altrettanto discretamente sono avvicinati da emissari del movimento. I due Ufficiali sono subito assegnati ad operare sul confine con la Francia
appoggiati al Maquis e alle Forze Armate Francesi. Sidoli è incaricato responsabile per la fornitura delle armi ai gruppi partigiani e di informazioni ai Corpi d’Armata alleati sui movimenti e difesa
dei nazifascisti in Italia. Era in via di pianificazione il D- Day, lo sbarco in Normandia.

L'ing. Fausto Sidoli racconta

L'ing. Fausto Sidoli racconta... (Foto di E. Maifré)

Referente di Sidoli in Francia per i servizi d’intelligence è il Tenente di Vascello La Palisse* al quale in almeno tre incontri “Paolo” ha fornito informazioni di notevole importanza per l’avanzamento delle formazioni alleate verso il centro Europa. Per questi incontri “Paolo” deve valicare le montagne ed entrare in territorio francese, dove sulle baite in alta montagna trova i Partigiani; l’ultimo passaggio del confine avviene la notte di Natale del 1944 e valica da solo il Col de la Losa a quota 3.400 m. “Paolo” nell’area della Valle d’Aosta con le formazioni partigiane subisce molti rastrellamenti e tra gli altri è coinvolto in quello della valle di Cogne il più duro e massiccio,
tra tutti.

“Paolo” per i contatti necessari si muove tra la Francia, la Val d’Ossola e Milano e il mese di aprile 1945 è incaricato dal TV La Palisse** di portarsi sul confine con l’Austria, per questo prende contatto con il C.L.N.A.I. a Milano per avere le dovute coperture, perché per la missione Sidoli ha scelto di passare dalla Valtellina; trova “Ulisse” Plinio Corti, che lo indirizza come appoggio a Sondrio agli Avvocati Schena e Gola, vive nascosto per alcuni giorni in casa Schena, ma i giorni precipitano, gli avvenimenti corrono, le Forze Interalleate hanno superato Bologna e si avviano verso Milano, Genova e Venezia, “Paolo” che vuole raggiungere l’Austria è accompagnato in Val Malenco da Ercole Isella con la sua motocicletta, sale alla Capanna Zoia dove trova il Col. Alessi con l’Aiutante di Campo Ten. Adriano Cometti che s’erano conosciuti in Val d’Ossola. “Marcello” e “Paolo” rimangono soli, parlano del passato, ma soprattutto del futuro.

E’ la notte del 23 aprile. Alessi con l’aiutante di campo il giorno dopo scende a Chiesa Valmalenco, mentre Sidoli si prepara per raggiungere i confini con l’Austria. “Marcello” e “Cesare”, la notte del 25 aprile pernottano a Colombera di Sant Anna. All’alba del 26 mentre “Marcello“ e “Cesare” incontrano la morte, “Paolo” è con “Pirro” e “Giorgio” che assieme scendono a Lanzada per la resa del gruppo di tedeschi in quella località.

Il Marinaio Partigiano torna a casa, poi a Genova dove il 1 aprile 1946 consegue il Diploma di Laurea in Ingegneria Meccanica e il giorno 3 novembre è a Domodossola al lavoro presso una sottostazione elettrica per l’alimentazione della linea ferroviaria che porta a Milano, nel novembre dello stesso anno sposa, dopo un breve fidanzamento, la signorina Mafalda Perazzo, studentessa di artistica che diventerà pittrice di fama.

*Il Tenente di Vascello La Palisse fa parte del servizio d’Intelligence alla I Armata Francese.

** “Paolo” Fausto Sidoli è l’unico a conoscere il Tenente dell’Aviazione Adriano Cometti, che al momento dell’identificazione tutti conoscevano solamente come “Cesare”. I due Ufficiali s’erano incontrati più volte nell’area dell’Ossola dove era nata la piccola Repubblica Partigiani.
Al momento dell’identificazione delle salme del Colonnello Edoardo Alessi “Marcello”, e dell’Aiutante di Campo nessuno conosceva il nome di “Cesare”, fu Fausto Sidoli ad indicare il nome di Adriano Cometti originario del Lago di Garda.

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