La norma, che doveva entrare a regime a partire dal 1° ottobre, potrà considerarsi effettivamente applicabile solo dopo l’adozione dei decreti interministeriali di attuazione previsti dal provvedimento.
Tutto ciò si aggiunge allo stop pronunciato dall’Unione Europea che ne ha negato, per il momento, il via libera, contestando il provvedimento che violerebbe i principi della libera circolazione delle merci costituendo un ostacolo ingiustificato al commercio e al funzionamento del Mercato Unico Europeo.
Confartigianato, continuando la battaglia per la difesa del “Made in Italy”, richiede che al più presto vengano emanati i decreti attuativi applicando subito la legge. Il provvedimento innoverebbe fortemente la disciplina anticontraffazione stabilendo che un prodotto dei settori tessile, abbigliamento e calzaturiero, per ottenere l’etichetta 'Made in Italy', debba avere almeno due lavorazioni nel nostro Paese.
In questo modo, non solo si tuteleranno i prodotti italiani e le imprese nazionali che investono, producono e danno lavoro in Italia, ma anche il consumatore finale, spesso erroneamente convinto di trovarsi di fronte a prodotti fatti nel nostro Paese, che avrà la certezza della qualità di quanto acquista.
“Mi auguro che questa situazione di incertezza si sblocchi al più presto”, commenta Rosalba Acquistapace, Presidente della categoria Tessile e Abbigliamento di Confartigianato Imprese Sondrio e Presidente nazionale di Confartigianato Sarti e Stilisti, “la difesa del made in Italy e la tracciabilità del prodotto sono necessarie non solo per la competitività delle nostre aziende, ma soprattutto per la tutela dei consumatori che hanno diritto di essere correttamente informati sulla reale provenienza delle merci”
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