La sera di venerdì 20 agosto ero in quel di Ronco. In fondovalle il paese sembrava scintillare di luci. Era la grandiosa festa di Tiranotte; musica e canti giungevano nitidi e piacevoli dal paese in festa e cosa fantastica mi giunse da laggiù il profumo del chisciöl.
Sapevo che a volte un desiderio si trasforma, con la forza creativa del cervello, in realtà e, in questo caso, anche in profumo. Annusai insistentemente l’aria fine dei tigli di Ronco e il mio sguardo si posò sulla luna. Feci una scoperta sensazionale. La vidi giallognola, di quel giallo dorato che solo il formaggio di casera invecchiato e ben rosolato in padella può dare. Vidi bene i crateri giallognoli, con bugne leggere che solo un impasto fluente di farina di grano saraceno e farina bianca cotto lentamente in padella di ferro può far nascere. Vidi inoltre un leggero e diafano alone intorno alla luna che solo un bel tagliere di legno può far apparire.
Mi rassicurai d’aver visto bene pulendomi gli occhiali e poi gridai: la luna è di chisciöl. Sì, la luna mi sembrava un chisciöl immobile che mostrava la sua dorata faccia per fare ingolosire l’intera umanità. Capii finalmente perché quel chisciöl in orbita intorno alla Terra ogni mese cresceva dal nulla fino a diventare intero e poi, pian piano diminuiva a raggio di falce sino a scomparire per poi ricominciare il suo eterno ciclo. Era il Creatore che se lo cucinava in segreto, poi lo mostrava all’Umanità e lentamente se lo “pappava “ un poco alla volta e appena finito, ricominciava da capo.
Si sa però che il Creatore è notoriamente buono, egli divide le cose con tutti, perciò ha fatto la Luna (pardòn , il chisciöl ) grande un terzo della terra, così che gli umani possono condividere in abbondanza questo buon cibo. In quella sera d’agosto di Tiranotte i tiranesi devono essersi mangiati la luna intera poiché, dopo un poco è scomparsa oltre le nuvole e non l’ho più vista.
Ezio Maifrè
www.confraternitadelchisciol.com
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