Lorenzo Baruffaldi aveva gli occhi lucidi per l’emozione. La “sua“ creatura ora viveva tra canti di montagna del coro Monti Verdi; la rigogliosa pergola e le ombrose fronde dei tre pini facevano da aureola al gruppo corale. Le antiche statue in marmo, i vecchi sedili in pietra e i tre grandi pini sembravano dire: grazie a tutti voi siamo rinati a nuova vita.
Tempo fa, Lorenzo Baruffaldi, da dietro l’antico cancello in ferro, l’aveva visto incolto, con alte erbacce, ma si era innamorato del suo fascino antico. Per lui, amante della natura, della musica e delle tradizioni, non è stato difficile rimboccarsi le maniche. Ha preso badile e carriola l’ha pulito a puntino fino a far rifiorirne l’antico fascino. Ma non bastava, alcuni mesi dopo con alcuni amici aveva voluto che in quel giardino sistemato a puntino, si sentisse il nostro bell’idioma tiranese, accompagnato dalla fisarmonica. Serata indimenticabile!
Sì, Lorenzo aveva le lacrime agli occhi al termine della cerimonia di inaugurazione. Mi ha detto con quel suo fare schivo di complimenti: ora il giardino è stato inaugurato, io spero che questo incanto della natura possa diventare luogo di eventi di poesia, di musica, di lettura e di ritrovo di nonni e nipotini.
Ezio Maifrè
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