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venerdì 22 ottobre 2010

"LE NOSTRE VIE": LA VIA SAN CARLO

E’ certamente una delle vie storiche di Tirano; molto stretta e lunga, ha inizio da Largo Pretorio e continua sino all’inizio del centro sportivo cittadino.

"LE NOSTRE VIE": LA VIA SAN CARLO

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In passato era immediatamente adiacente alla cinta muraria voluta da Ludovico il Moro per fortificare il borgo; è stata intitolata al grande Santo lombardo Carlo Borromeo per ricordare la storica visita al Santuario della Madonna di Tirano avvenuta il 23 agosto dell’anno 1580.
Sempre a Tirano, a ricordo di questa visita, definita da molti come un’evento di portata storica, sulla facciata del Palazzo Torelli vi è un ottocentesco affresco del pittore valtellinese Caimi; purtroppo l’opera ha risentito del passare del tempo e dell’incuria dell’uomo tanto che oggi è appena visibile la scena della visita del Borromeo. Infine, ricordiamo che anche la chiesetta gentilizia di Palazzo Salis è stata dedicata al Borromeo.

San Carlo Borromeo è stato senza dubbio uno dei personaggi principali nella lunga storia della Chiesa; nipote di Papa Pio IV, dopo gli studi ecclesiastici iniziati in giovane età presso la prestigiosa università di Pavia, bruciò letteralmente le tappe della gerarchia ecclesiastica.
In pochi anni divenne Cardinale e al di la del nepotismo(1) attuato dallo zio Pontefice che in certa misura lo favorì, va detto che Carlo si impegnò molto nella risoluzione dei problemi reali che in quegli anni minacciavano la stabilità della chiesa.

Fu attivissimo nel Concilio di Trento dove propose risoluzioni determinanti in merito alla questione del protestantesimo ed in merito alla riorganizzazione interna della struttura della Chiesa.
Dopo alcuni anni di permanenza nelle stanze vaticane venne nominato Arcivescovo di Milano e fu proprio in questa città che diede vita a quelle risoluzioni prese in sede di Concilio.

Sulla storia personale e pubblica di questo straordinario personaggio ci sarebbe moltissimo da dire: alcuni lo definirono contraddittorio; i suoi avversari dissero che era il fondatore di teocrazia dispotica (2), e per la sua impassibilità e determinazione nello svolgere il suo mandato, fu battezzato “l’uomo di ferro”.

A noi tiranesi però interessa molto la vicenda che lo vide raccolto in preghiera presso il nostro Santuario e allora raccontiamo questa storia che da molti storici è stata definita come un grandissimo evento.
Il 23 agosto 1580 S. Carlo Borromeo si trovava in visita come Delegato Apostolico nella zona dell’alta Valcamonica,durante la sua permanenza in quei luoghi prese la decisione di scendere a Tirano per far visita al Santuario della Beata Vergine.
Giunto a tarda sera in Santuario l’Arcivescovo si raccolse in preghiera per tutta la notte incurante della stanchezza dovuta al viaggio.

La professoressa Cristina Pedrana Proh su questo evento ha compiuto un’approfondita ricerca pubblicata sul Bollettino della Società Storica Valtellinese N°55 dell’anno 2002 e, rifacendosi a numerose fonti, ha ricostruito alcuni momenti di quella storica visita citando documenti scritti con un quasi solenne linguaggio seicentesco:
“... il Santo stette in oratione bona parte della notte, avanti alla miracolosa Imagine di Maria Vergine ,senza aver preso riposo alcuno dopo sì lunga e faticosa strada... ”.

Via San Carlo

L’arrivo del Borromeo fu subito salutato con grande fervore dal popolo cristiano tiranese ma anche da alcuni luterani che in brevissimo tempo si radunarono presso il Santuario per onorare quell’Arcivescovo che, incurante delle leggi dei Grigioni, aveva voluto far visita al luogo dell’apparizione Mariana.
Tra le varie figure accorse in quel luogo di preghiera è da annoverare il Nobile Bernardo Lambertengodefinito come “houmo cattolico e Pio”; ecco cosa fece il Lambertengo davanti al Borromeo:
“... si inginocchiò alli piedi del Santo e le chiese umilmente la Beneditione, né volle levarsi di terra finchè non l’ebbe ricevuta, rendendosi il Cardinale difficile darcela per essere fuori dalla sua giurisdizione. Lo pregò di favorirlo ad alloggiare con essolui, o almeno andarvi a desinare la mattina seguente e non potendo ciò ottenere, per essere risoluto il Cardinale di star nelle case della chiesa, ne sentì tanto cordoglio, che piangeva dirottamente, dicendo che aspettava qualche gran disgrazia, non essendo degna la casa sua d’essere benedetta con la presenza di lui.
All’hora Monsignor Centurione intenerito dalle sue lacrime, lo fece levare con promesse che il Cardinale l’avrebbe consolato".

Chissà in qual modo il Cardinale avrà consolato il Nobile e umile Bernardo, forse con qualche preghiera particolare; forse, ma è sicuramente improbabile, avrà fatto visita a quella casa o forse accarezzandogli il capo gli avrà detto qualche frase ricca di fede di cui il Lambertengo avrà sicuramente fatto tesoro conservando in modo indelebile il ricordo di quel grande incontro.
Conclusa la notte di preghiera e devozione verso la Madonna la mattina seguente il Borromeo si accinse a celebrare la S.Messa, essendo in particolare quella mattina domenica e festa di San. Agostino.

Prima però ebbe un incontro che sicuramente si aspettava, ovvero la visita del Podestà del luogo che dipendeva dai Grigioni e doveva far rispettare le leggi emanate dalle Tre Leghe che di fatto non consentivano a Vescovi e Cardinali di entrare in Valtellina.
L’improvviso arrivo del Cardinale, infatti, mise sotto sopra le autorità tiranesi ed il Podestà, giunto al suo cospetto, oltre che fargli i complimenti che possiamo definire di rito, gli fece capire che la sua visita tanto più sarebbe stata gradita quanto più fosse stata abbreviata. Ma al di la della formalità del momento, il Podestà si rivelò un buon uomo e in una sorta di colloquio privato gli disse parlando tramite un interprete:
“… Allora il Podestà gli disse che desiderava dirli una parola in secreto e tirato in disparte gli manifestò come conosceva benissimo il suo mal stato e che desiderava ritornare alla Santa Fede Cattolica, e l’haria fatto presto se non l’avesse ritenuto il rispetto delli Signori di quel Dominio e di poi lo pregò di lasciarlo star presente alla sua messa.
Il Cardinale, laudando assai il suo buon pensiero, l’esortò ad effettuarlo alquanto prima, e mentre aveva tempo,senza alcun riguardo di altri... ".

All’inizio della funzione religiosa la voce della presenza del Borromeo si sparse per tutta la valle e molti giunsero a Tirano per assistere a quel grande evento e la narrazione seicentesca descrive così quel momento:
“… e dopo il Vangelo predicò in pergamo con la mitra in capo, cosa che rese molta ammirazione in quel popolo per non aver mai visto altro Cardinale far quella funzione; e cominciò la predica da queste parole: “Siamo scesi in questo luogo con licenza del vostro Pastore, il Vescovo di Como (3). Il che fece a posta a mostrare la stima che si deve fare de’ Vescovi e la riverenza che conviene portarvi”.

Terminata la storica funzione il Cardinale lasciò il luogo sacro e quella visita rimase un perenne ricordo nella storia cristiana della valle che in quel secolo fu minacciata dal diffondersi dell’eresia luterana e quindi protestante.

(1)NEPOTISMO:Consuetudine di alcuni Papi del passato di favorire i propri parenti approfittando della propria posizione attribuendo loro cariche,onori e incarichi di grande portata.
(2)TEOCRAZIA:Governo in cui la casta della chiesa intesa come gruppo sociale privilegiato deteneva il potere
(3)VESCOVO DI COMO:nel frangente della visita del Borromeo a Tirano il Vescovo della Diocesi era Gian Antonio Volpi che fu Vescovo di Como dal 1559 al 1588 e che concesse al Borromeo “il consenso di fare alcuni officii spirituali presso il luogo Mariano”

Via San Carlo

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