L'archivio del portale di informazione e commercio INTORNO TIRANO (www.intornotirano.it)

Etichette

sabato 30 ottobre 2010

UN GIOIELLO DI TIRANO: LA MULATTIERA LI CADÉNI-CANÀI

(PRIMA PARTE) La mulattiera, o “ bruzèra “ che dire si voglia, era il percorso preferenziale fino a pochi anni fa per salire e scendere da “ munt “ con bestie e materiali... (Di Ezio Maifrè)

I mezzi di locomozione e di trasporto dei nostri avi per “‘ndà a munt“ generalmente erano due: la “motopedùzzi“ ovvero le proprie gambe e il supporto paziente degli animali, quali muli, cavalli e asini.
Le “piazzole di servizio” erano piccole osterie dove il viandante o il “ viciürìn “, sopraffatto dall’arsura, poteva bere una caraffa di vino rosso o una gazzosa. La sosta a volte era anche suggerita dalla presenza di crocefissi dove viandante e Signore potevano guardarsi e consolarsi a vicenda.

E sì, perché le mulattiere, allora, erano teatro di suoni, di grida, anche di imprecazioni e bastonate alla bestia da soma che non ubbidiva ai comandi, ma non mancavano i canti alpini o le silenziose preghiere verso quei “ distributori” di forza fisica e spirituale che erano i crocefissi.
Ora sembra un po’ meno. I Crocefissi si ergono solitari e laddove prima c’era un fiore ai piedi del Signore inchiodato, molte volte ora c’è un fiore appassito. A me pare che il Signore guardi sconsolato e un poco di traverso i viandanti che tirano dritto senza un cenno di saluto e di reverenza. Nemmeno i sassi della “ bruzéra “ non sono più lisciati dai legni dei “ priài “ o dai colpi dei cerchi in ferro dei “ bròz” o dalle “ bròche “ degli scarponi. Ora i sassi sono sotto il fogliame e il muschio dilaga anche sui muri in calcestruzzo che li rosicchia come i topi con il formaggio. Brutta idea quella d’aver costruito muri in calcestruzzo al posto d’usare i sassi come facevano i nostri avi. Guardateli bene quei muri; il muschio se li sta mangiando a brandelli, mentre nulla può contro il sasso.

Chi vuol bene alla montagna non può fare a meno di sentire il lamento della “ bruzèra” Li Cadéni- Canali. Si lamenta perché la sua strada “ maestra” si è chiusa ed è divenuta quasi una galleria. La” bruzèra” è sotto un ombrello di fitta vegetazione a somiglianza d’un tunnel e si fa scura anche quando c’è il sole.
Povera e infelice “ bruzéra “, sembra invocare aiuto anche quando l’acqua non deviata a tratti nel bosco scava e divelte con la sua forza le pietre faticosamente posate dai nostri avi.

Ma per capire la” bruzera” occorre conoscerla e percorrerla. Andiamo dunque! Nella montagna, divenuta ormai foresta, sul lato sinistro orografico di Tirano, abbandonato il Castelàsc, ha il suo dolce inizio là dove v’è una graziosa santella che ricorda l’Apparizione della Beata Vergine di Tirano; penso che la santella sia stata costruita in quel punto per aiutare moralmente il viandante nella faticosa ascesa verso Trivigno. La “ bruzera “ , nel suo percorso, tocca luoghi mitici per la città di Tirano. Appena sotto le selve di castagno si trova la località “ ‘li cadéni “ .

Quel luogo per moltissimi anni fu teatro di stréss e di pericoli. I nostri vecchi arrivavano da “ munt “ con le “priàle” di fieno o carichi di legname trascinato con “ il bròz” . Lì , “ a li cadéni “ con il mulo o il cavallo stremato dalla fatica e irrequieto dovevano inserire il “ redée “ sotto i “ priài “ attaccandolo al “bròz” con la catena poiché il trascinare quel carico su selciato delle strade di Tirano era impossibile e non permesso.Appena passato le selve di castagno si giunge “ àli piani” luogo dove un tempo si cavava del marmo bianco e i muli avevano la bava alla bocca per lo sforzo nel trascinare la “ priàla “ . Distante pochi minuti di mulo ecco apparire la
“ràta“ della Prima Croce.

Ezio Maifrè

CONTINUA DOMAN
I

Nessun commento:

Posta un commento