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domenica 28 novembre 2010

IL 40% DELLE NOSTRE ACQUE, SE NON FACCIAMO QUALCOSA, ANDRA' AI PRIVATI

28 novembre 2010 - Nonostante la nostra Provincia abbia ottenuto dei successi sulla gestione delle nostre acque, la politica centrale e la Regione Lombardia hanno deciso che il 40% di esse debba essere ceduta ai privati.

"Quello che si può riscontrare - afferma il Coordinamento acqua pubblica della provincia di Sondrio - è che alcuni Sindaci, pur preferendo la gestione diretta delle acque, si sono trovati a votare, nel corso dell'ultima assemblea della SECAM, un piano aziendale preconfezionato, nel quale non hanno potuto avere ruolo partecipativo; tale piano è stato presentato come l'unica strada possibile. Questo a dispetto della "ampia partecipazione e condivisione" paventata dal Presidente Sertori... il documento stesso (che, come ha giustamente affermato il consigliere prov.le Righi del PDL, non è altro che la fotocopia del Decreto Ronchi!) è stato approvato in Consiglio Provinciale con 18 voti favorevoli, uno contrario e uno astenuto... ".

Il Coordinamento acqua pubblica della provincia di Sondrio ha così deciso di scrivere ai Sindaci per evidenziare che la strada per richiedere la deroga per la gestione in valle è ancora percorribile: "... La costituzione di una nuova azienda interamente pubblica (nuova SECAM) con la prospettiva però di cedere almeno il 40% delle quote azionarie ad un socio privato entro il 31.12.2011, aggiunta alla prospettiva della formazione di un'Azienda Unica di Valle, rischia di consegnare nelle mani del mercato e dei privati la gestione di un bene fondamentale qual è l'acqua. La proposta di inserire nello statuto della nuova SECAM il vincolo di non andare oltre il 40% non tutela la conservazione della gestione pubblica, in quanto il Decreto Ronchi impone che il privato (anche se subentra in quota minoritaria) abbia compiti operativi, relegando la componente pubblica (seppur maggioritaria) ad un ruolo marginale. In Provincia di Sondrio, in virtù delle peculiarità del territorio, si sarebbe dovuto chiedere la deroga per l'affidamento cosiddetto "in house", ovvero a società totalmente pubblica. C'è ancora il tempo per farlo se i comuni lo chiederanno. ".

Per leggere la lettera completa inviata ai sindaci clicca qui.

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