In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece schernivano Gesù dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
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Ogni anno mi preparo con cura alla festa di Cristo Re. E’ un appuntamento importante per la mia fede, per quella della mia comunità e per i molti amici che leggono queste riflessioni ogni settimana.
Dopo un anno di cammino, prima di tuffarsi nel tempo dell’Avvento, la liturgia ci mette davanti agli occhi la novità scandalosa, l’inaspettata sovversione di un Dio che presenta la sua regalità dal trono della Croce. Forse qualcuno si sarebbe aspettato che la liturgia proponesse come brano evangelico uno dei grandi discorsi del Rabbì di Nazareth o il resoconto di una sua prodigiosa guarigione. Invece no. Al centro del Vangelo di oggi c’è l’evento della Croce.
Durante questo anno in compagnia dell’evangelista Luca, ci siamo davvero convinti che questo è il nostro re? Abbiamo seriamente messo in discussione le immagini non evangeliche della nostra fede per accogliere il Volto di Dio rivelato da Gesù? Abbiamo davvero scelto di essere discepoli di un Dio così?
Luca parla dello spettacolo della Croce (Lc 23,48). Uno spettacolo inatteso, che ha deluso e allontanato gli amici più intimi di Gesù; Lui si è caricato la Croce sulla spalle e loro le spalle le hanno voltate, condannandolo alla solitudine.
E’ lo spettacolo del Figlio di Dio che svela nella sua nudità crocifissa il vero volto di Dio. Nessun effetto speciale, nessuna flotta di angeli soccorritori, nessuna controfigura. Lui nudo, straziato, scarnificato è la trascrizione più vera del volto di Dio, la manifestazione più limpida della sua regalità d’amore.
Quell’uomo appeso alla croce, abbandonato e tradito è il nostro Dio, è il nostro re.
Questa mattina mi sono fermato nella bellissima chiesa di San Martino di Tirano. Da poco è stato restaurato ed esposto un imponente crocifisso della fine del 1500. Mi siedo. Lo guardo.
Davvero lo voglio un Dio così?
Davvero lo vogliamo questo re crocifisso?
Un Dio senza bacchetta magica, che si china sui piedi zozzi dei suoi discepoli e li lava con cura, un Dio che consegna la sua memoria nel fragile gesto del pane spezzato, che non toglie il dolore ma lo condivide, che non ci salva dalla morte ma nella morte, che perdona e persino giustifica i suoi assassini, che sceglie come primo inquilino del nuovo Regno il malfattore crocifisso al suo fianco, che muore abbandonato da tutti i suoi amici, che nella solitudine più totale e straziante non maledice ma consegna il suo spirito al Padre.
Sicuri? Lo vogliamo, lo scegliamo davvero un Dio così, un re così?
A te, amico lettore, compagno di cammino, prima di iniziare il tempo dell’attesa, spetta la risposta alla domanda più urgente della fede.
Buona settimana
don Roberto
robertoseregni@libero.it
Sul tema della Croce ho pubblicato qualche mese fa un video, magari ti può essere utile:http://www.youtube.com/watch?v=l_AA7Z2x-Ck
Per accompagnare il cammino del nuovo anno liturgico ricordo il mio libretto: “Vangeli in jeans”, edito con Ancora.
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