IL 22 dicembre alle ore 17.00, dopo una seduta molto movimentata, le forze politiche della maggioranza (Pdl e Lega Nord) hanno dato il via libera al progetto di legge sul servizio idrico. Nella fase finale della votazione, tutte le forze dell'opposizione (PD-IDV-UDC-SEL) hanno abbandonato la sala denunciando la mancanza dell'urgenza di tale provvedimento e l'inadeguatezza della legge che affida di fatto l'acqua al mercato e alle multinazionali pronte ad entrare nella gestione dell'acqua in Italia (la legge prevede che un privato possa partecipare fino al 60%).
Questo provvedimento, afferma Rosario Lembo, presidente del Comitato Italiano contratto mondiale sull'acqua fa si che: "la Regione Lombardia si distingue ancora una volta per essere l'apripista dei modelli di privatizzazione dell'acqua proposti dal Governo nazionale con il decreto
Ronchi, offrendo alle imprese multinazionali europee la possibilità di accaparrarsi le gestioni efficienti delle aziende pubbliche lombarde fin'ora controllate dai comuni. In parallelo si è assistito ancora una volta alla farsa di una Lega, paladina delle difesa delle autonomie locali e dei beni dei territori, che accetta di espropriare i comuni della propria autonomia gestionale dei servizi idrici trasferendo le competenze alla provincia".
In merito al provvedimento i Comitati dell'Acqua avevano chiesto:
- il rinvio della discussione in aula in attesa della definizione del quadro legislativo nazionale
- l'avvio di una riflessione politica sulle modalità di organizzazione del servizio idrico integrato impostata sui bacini idrici e non sulla dimensione amministrativa provinciale e, tenuto conto della recente sentenza della Corte Costituzionale, la classificazione del servizio idrico come
servizio pubblico locale di interesse generale, da organizzare su base regionale, provvedendone la gestione diretta a mezzo di Consorzi tra Comuni. - l'accoglimento di un emendamento che consentisse la costituzione di un'Azienda speciale consortile in capo alla Provincia, in luogo dell'Azienda Speciale, la cui assemblea composta da tutti i sindaci dell'ambito, costituisce l'organo sovrano per la delibera dell'affidamento del servizio, invece che delegare la medesima funzione ad un consiglio di amministrazione
di 3 persone.
"A questo punto", dichiara Rosario Lembo a nome dei comitati lombardi per la difesa dell'acqua pubblica: "per contrastare il nuovo quadro legislativo regionale che prevede solo lo strumento della gara per l'affidamento è necessario che i sindaci Lombardi recuperino l'entusiasmo e la volontà politicaattivandosi in primo luogo per difendere l'autonomia decisionale delle autorità d'ambito per tutto il 2011, in funzione della proroga nazionale. Secondariamente i consigli comunali devono recuperare lo spirito referendario che aveva portato 144 comuni lombardi alla modifica della
precedente legge regionale sull'acqua che imponeva l'obbligo della messa a gara dei servizi idrici chiedendo una modifica del Pdl 57 e nel contempo sostenere la campagna referendaria dichiarandosi Comitati per il si".
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