La sosta al porticciolo di La Pallice è di una giornata, in attesa delle giuste condizioni per prendere il mare. Finalmente l’ordine arriva e preceduti dal dragamine usciamo in mare aperto. La scorta ci precede per tutta la notte ed all’alba ci saluta e rientra. Noi continuiamo in mare aperto e ora sappiamo che le nostra destinazione è in una zona in centro Atlantico, zona nella quale dovremo rimanere per un periodo indeterminato in attesa di eventuali scoperte di navi nemiche od in attesa di eventuali ordini di scoperta di altri battelli. Fino ad ora ho fatto il passeggero perché il direttore di macchina ha sempre governato i turni di guardia, dato che potevano esserci necessità di particolari manovre.
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La prima operazione che compio, sempre sotto la diretta assistenza del mio superiore, è la manovra per portare il sommergibile in immersione per un controllo dell'assetto.
Questa operazione consiste nel controllare che in immersione il sommergibile sia in equilibrio longitudinale e di peso. Infatti, alla partenza della missione, abbiamo caricato viveri, imbarcato acqua potabile e combustibile. E' vero che abbiamo tenuto conto dei pesi imbarcati, ma siccome per immergerci dobbiamo riempire le casse d'immersione con un rilevante numero di tonnellate di acqua di mare, circa 300, é necessario far sì che le tonnellate imbarcate non siano eccessive né scarse. Se sono eccessive il sommergibile va a fondo mentre se sono scarse il sommergibile rimane in superficie. Sia nel caso di eccesso che in quello di scarsità le conseguenze sono gravi perché in caso di avvistamento del nemico l'immersione deve essere rapida ed equilibrata.
L'operazione avviene riempiendo alternativamente le casse di zavorra fino a portare il sommergibile in affioramento, ossia con tutto lo scafo sotto e solo la plancia in superficie. A questo punto si controlla l'ultima quantità di acqua per immergerlo completamente. Stabilita la quantità di acqua necessaria per l'immersione si ottiene l'equilibrio del battello in immersione con le giuste quantità delle acque da imbarcare.
Secondo controllo: se il battello in immersione si apprua o si appoppa, l'equilibrio longitudinale si ottiene spostando acqua, sempre a mezzo pompe, dalle casse di assetto di prora a quelle di poppa o viceversa. Le casse di immersione sono all'esterno dello scafo resistente mentre quelle di assetto sono all'interno. Per facilitare la rapidità di immersione vi é una cassa della capacità di circa 20 t, chiamata cassa di rapida, che si riempie assieme a tutte le altre e che appena il sommergibile é sotto il pelo dell'acqua è vuotata rapidamente. In caso contrario il sommergibile scenderebbe di quota come un sasso. Compiuta questa operazione si risale in superficie vuotando i doppi fondi, si accendono i motori termici e si riprende la navigazione.
La nostra destinazione è un quadratino in mezzo all’oceano Atlantico. Dobbiamo pendolare, ossia navigare avanti e indietro, come se fossimo in un locale che percorriamo avanti e indietro per innumerevoli volte, in attesa di scoprire il nemico, catturare qualche preda, o di ricevere ordini di trasferimento per l’eventuale scoperta di navi nemiche effettuata da altri sommergibili. Si naviga sempre a lento moto, in superficie, con un solo motore termico per risparmiare combustibile, e così passano le giornate e le notti. In plancia vi è l’ufficiale di guardia, spesso il Comandante, il timoniere e le vedette.
Abbiamo appena superato tre giorni di brutto tempo, con pioggia, vento forte e mare grosso. Ora il vento sta scemando, le onde sono sempre alte, ma non hanno più la cresta spumeggiante perché l’azione del vento è cessata. Le onde vengono da ponente ed il nostro moto è con mare in poppa quando andiamo a levante e con mare di prora quando navighiamo verso ponente. Il cielo si rasserena, le giornate sono state faticose, in molti turni di guardia il personale di plancia aveva il turno ridotto a due ore (due di guardia e due di riposo). Ora i turni riprendono il ritmo normale e viene la notte.
Chiedo di poter salire in plancia per respirare aria fresca. Ho il permesso e mi affaccio al corrimano verso prora. Luna alta in cielo, mare sgombro di navi in vista, prendiamo il mare di prora e il sommergibile naviga con un magnifico beccheggio. Dalla sommità di un’onda si tuffa con il naso (la prora) verso il basso, scende l’onda ed il naso s’infila nell’onda successiva. Tutta la coperta di proravia va sotto il mare, l’onda si frange contro la parte della torretta, gli spruzzi abbondanti coprono la plancia e ci rinfrescano, e l’onda continua il suo percorso sopra la coperta di poppa mentre la prora riemerge per salire in cresta d’onda. E così via, onda dopo onda in un continuo scintillio di acqua per il riflesso dei raggi della luna.
Siamo in una zona equatoriale e oltre a quanto appena descritto si unisce la fantastica luminescenza di un branco di noctiluche che stiamo attraversando. E’ veramente fantastico vedere l’acqua del mare che copre la prora del battello, corre verso la torretta, si frange, continua il suo percorso e scende a poppa in modo fantasmagorico. Oltre a ciò vi è il rumore del motore termico in azione, che, anche se a lento moto produce una bassa tonalità di accompagnamento. Tonalità che cambia perché quando l’onda copre anche la plancia ed in parte ostruisce il portello, si sente che il ritmo del motore cala, sembra diventi affannoso, dato che l’aria per la sua combustione è aspirata attraverso il portello di plancia; passata l’onda il motore riprende il suo normale ritmo. E poi vi è il rumore del mare, con lo sciabordio dell’acqua che corre sul pagliolo di coperta, cade dalla plancia, si riversa in mare sullo scafo resistente e sciacqua, corre, si riversa, spumeggia in uncontinuo instancabile movimento che suscita in me il sentimento del mare come parte viva della terra e che con il suo eterno movimento faccia udire il suo profondo, possente respiro.
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